Solennità di tutti i Santi

Beato Angelico – Tutti i Santi – 1425

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(Ap 7,2-4.9.14; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a)

1 novembre 2022, risalente al 2013

La Solennità di Tutti i Santi ci spalanca il Cielo tutto in una volta, per intero. La Chiesa, presentandoci un santo al giorno, ci apre il Cielo “pezzo per pezzo”, per così dire; ci mostra e ci presenta i singoli abitatori del Cielo uno alla volta; oggi ce li mette davanti tutti insieme, in una moltitudine che nessuno riuscirebbe a contare, ci ha detto la prima lettura, la pagina dell’Apocalisse.

Quella moltitudine immensa è una realtà straordinaria; è una realtà bellissima; è una realtà felice! Là in Cielo c’è solo gioia, c’è danza, c’è canto, c’è musica, c’è luce, c’è amicizia, c’è bontà, c’è comunione; c’è Dio! Tutti insieme i Santi cantano: “Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Egli ci ha salvati!

Che coro! Che entusiasmo, in quel canto! Che melodia deve uscire dal cuore di quei Santi, di tutti i Santi, che sentono di essere stati amati, di essere stati redenti dal sangue prezioso di Cristo, di essere stati resi santi dallo Spirito Santo! Che differenza tra quel coro santo e il coro ancora un po’ stonato di noi qui sulla terra! tra quella moltitudine beata e la nostra moltitudine ancora in affanno! A quel coro e a quella moltitudine siamo chiamati a partecipare anche noi.

San Bernardo di Chiaravalle scrisse una bella omelia in occasione della festa di Tutti i Santi; in quell’omelia egli dice: “Il primo desiderio che il pensiero dei Santi deve suscitare in noi è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati; di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei testimoni della fede, ai cori delle vergini; di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.” E continua: “Fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, cerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo! Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano. Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I Santi desiderano di averci con loro, e noi ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura?”.

A fronte di questo desiderio dei Santi, e a fronte del Cielo, a cui tutti siamo chiamati, sta il nostro impegno di santificazione e di santità. “Siate santi, perché io sono santo”, dice Dio già nell’Antico Testamento (Lev 11,44). “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”, dice Gesù (Mt 5,48). “Dio ci ha scelti ancor prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità”, dice san Paolo (Ef 1,4). E l’apostolo dice ancora: “Dio ci ha chiamati alla santificazione” (1Tess 4,7).

Dio non ci ha pensati e non ci chiama a rimanere incompleti, imperfetti, mezze misure, poveri esseri che non hanno statura, grandezza, santità… No! Dio ci chiama ad essere grandi; ad essere ben costruiti; ad essere dei capolavori. Ci vuole dei capolavori! Noi siamo opera delle sue mani, ed egli vuole che l’opera delle sue mani sia perfetta, sia completa, sia degna di lui.

Per parte nostra, la santificazione e la santità passa e si costruisce lungo due direttrici: la preghiera e la mortificazione. La preghiera anzitutto, perché “senza di me – dice Gesù – non potete fare nulla” (Gv 15,5); proprio nulla, senza di lui! Abbiamo bisogno di molta preghiera.

E poi la mortificazione, perché ci sono in noi tante cose, tanti istinti, tante tendenze cattive che vanno messe a morte, che vanno strappate e sradicate, perché ci impediscono di essere “volto di Cristo”, copie somiglianti a lui, che è il Santo dei Santi.

Noi oggi pensiamo ai Santi del Cielo, ed è straordinario e commovente pensare che alcuni di quei Santi li abbiamo conosciuti anche noi, personalmente: li abbiamo visti con i nostri occhi, li abbiamo uditi con i nostri orecchi, abbiamo forse stretto loro la mano. È il caso di papa Giovanni Paolo II; ma è il caso anche di papa Luciani, di padre Romano Bottegal. A Rovigo è morta nel 1980, 33 anni fa, una donna, Maria Bolognesi, proclamata beata il 7 settembre scorso: chissà quante persone, ancora oggi viventi, l’avranno conosciuta! Alla cerimonia di beatificazione era presente anche un suo fratello. Nel 1990, 23 anni fa, in provincia di Savona, è morta Chiara Luce, una ragazza di diciannove anni, beatificata tre anni fa. Alla cerimonia della sua beatificazione erano presenti i suoi genitori e un folto gruppo di amici, i suoi compagni di liceo. I santi sono tra noi. Noi viviamo tra santi. Non tutti saranno beatificati, non tutti saranno canonizzati, ma molti sono i santi oggi viventi: coniugi che portano avanti nella fatica e nella fedeltà il loro matrimonio; missionari che affrontano sacrifici e pericoli per evangelizzare; ammalati di SLA, di tumore o di altre gravi malattie che accettano senza ribellarsi, e anzi offrendo le loro sofferenze per la Chiesa, per il mondo, per la salvezza delle anime. Quanta santità nell’umanità! anche vicino a noi…

Non manchi, fratelli, la “nostra” santità, la santità personale di ciascuno di noi. Il tutto rimarrebbe incompleto, senza la nostra santità personale. Siano vere anche per noi le parole di Léon Bloy: “C’è una sola vera tristezza: quella di non essere santi”. Sia questa anche la nostra eventuale tristezza, e sforziamoci di vincerla, con un impegno serio di bontà e di santità.

don Giovanni Unterberger

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