(Gal 1,1. 11-24 ; Mc 16,15-20)
25 gennaio 2014
Certamente la conversione di san Paolo avvenne in una maniera del tutto particolare; un colpo di fulmine, potremmo dire, sulla via di Damasco.
Ma la sua chiamata, la sua vocazione, ebbe due connotazioni che sono proprie di ogni vocazione, anche della nostra. Ogni vocazione nasce da un gesto gratuito di Dio che per primo si muove verso la sua creatura e la chiama; ed ogni vocazione è fatta per agire, per operare qualcosa, per costruire il disegno di Dio.
San Paolo dice: “Prima ancora che io venissi alla luce, fin dal seno materno, Dio mi scelse e mi chiamò, ebbe un disegno su di me”. E’ Dio che fa sempre il primo passo. Non ha fatto così anche con noi? Non è forse stato lui che ad un certo punto della nostra vita ci si è come imposto, ci ha conquistati e catturati, e noi gli siamo andati dietro, gli ci siamo dati, perché abbiamo sentito che lui era la strada, il tesoro della nostra vita?
E poi san Paolo dice di essere andato, una volta convertito, ad annunciare il vangelo in Siria e in Cilicia. E noi sappiamo che non si limitò a predicare il Vangelo in Siria e in Cilicia, ma andò in tutto il mondo allora conosciuto; sembra fino in Spagna. Anche la nostra vocazione è fatta per andare in tutto il mondo.
Gesù disse ai suoi apostoli, e lo dice a tutti i cristiani: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. Soni tanti i modi per andare in tutto il mondo a predicare e a portare il Vangelo; c’è quello del missionario, ma c’è anche quello del malato che offre la sua sofferenza a Dio; c’è quello dello sposo, della sposa, che resta fedele alla sua vocazione con fatica; c’è quello del monaco, della monaca, che dal suo monastero eleva continuamente la sua preghiera per il mondo intero. Ogni fedeltà a Dio, in qualsiasi condizione e situazione, porta avanti il regno di Dio.
Ringraziamo il Signore che con gesto preveniente ci ha chiamati; rispondiamo alla nostra vocazione così che il Vangelo arrivi ad ogni creatura.