5° Domenica del Tempo Ordinario

(Is 58,7-19; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16)

Duomo, sabato 8 febbraio 2014

Immaginiamo quanta dev’essere stata la trepidazione di Gesù nel dire ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo”. Era come dire: “Voi dovrete essere nel mondo, nella storia, una volta che io me ne sarò andato in cielo, ciò che sono stato io nel mondo, dentro la storia”.

Gesù avrà certo confidato nel Padre; avrà certo avuto fiducia nello Spirito Santo, nella potenza dello Spirito Santo che è capace di trasformare le cose e di far fiorire anche il deserto; ma non avrà potuto non conoscere e non rendersi conto di quanto grande fosse la fragilità dei suoi discepoli; quanto profondo fosse il limite che segnava le loro persone e le loro esistenze. E ciò non poteva non renderlo pensoso.

Eppure Gesù disse ugualmente: “Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo”. Gesù rischiò; rischiò sulla libertà dei suoi discepoli, sulla generosità della loro risposta. Gesù rischiò, e rischia, oggi, su di noi. Gli faremo fare bella figura? Gli daremo contro-testimonianza? Mi ha fatto impressione leggere che il Mahatma Gandhi avrebbe detto: “Gesù è un grande profeta, ma io non mi sento di unirmi ai suoi discepoli, perché essi non seguono i suoi insegnamenti”.

Sulle spalle di noi cristiani grava una forte responsabilità: attirare a Cristo le persone, favorire il loro incontro con lui, non essere loro d’inciampo. Gesù ha detto: “È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono” (Lc 17,1). La parola “scandalo” deriva dal greco “scàndalon”, che significa “ostacolo, insidia”. Lo scandalo è qualcosa che fa inciampare, che frappone un ostacolo al fratello nel suo cammino verso Cristo.

Ogni comportamento non cristiano, ogni modo di essere non conforme alla persona di Gesù, ai suoi insegnamenti, al suo Vangelo, è scandalo. Ogni cattivo esempio è scandalo; come, al contrario, ogni buon esempio è aiuto, è sollecitazione, è spinta verso Cristo.

Dobbiamo prendere coscienza della dimensione sociale e comunitaria di ogni nostra azione, di ogni nostro comportamento. Nulla resta relegato e chiuso in noi stessi; tutto ha un riflesso, un influsso, un contraccolpo sul nostro prossimo, in bene o in male.

Grande, dunque, è la nostra responsabilità di cristiani davanti al mondo, ma insieme è straordinariamente bello sapere di poter essere “sale della terra e luce del mondo”; di avere una missione che salva, che aiuta, che fa del bene.

Ho conosciuto una persona che aveva aderito alla Congregazione dei Testimoni di Geova. Vari sacerdoti avevano tentato di riportarla al Cattolicesimo, ma senza successo. Un giorno quella persona cominciò a dirsi: “In Congregazione mi dicono che solo i Testimoni di Geova, dopo la morte, verranno da Geova fatti risorgere; gli altri verranno tutti annientati. Ma come è possibile – si chiese – che Madre Teresa di Calcutta, con tutto il bene che fa, venga annientata?” Questo ragionamento la portò a lasciare i Testimoni di Geova e a ritornare alla Chiesa cattolica. Non furono i ragionamenti, pur dotti, dei vari sacerdoti a convincerla e a riportarla a Cristo; fu la luce della carità di Madre Teresa, luce accesa  a grande distanza, a migliaia di chilometri da quella persona, ma capace di arrivare fino a lei, fino al suo cuore, e convincerla a tornare a Cristo, salvezza del mondo.

Vedano la vostra luce, la luce delle vostre opere buone – ha detto Gesù – e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

Per essere luce occorre lasciarsi illuminare. Noi non brilliamo di luce propria, di luce nostra; lo sappiamo bene. Brilliamo per la luce di Cristo; brilliamo e siamo luce nella misura in cui ci lasciamo illuminare da Cristo, in proporzione che restiamo sotto la sua luce.

Solo se saremo trasparenza di Cristo, saremo luce del mondo. Se lo saremo, il mondo attraverso di noi vedrà lui, vedrà il Salvatore, vedrà Colui che dà senso, significato e gioia alla vita; e Cristo farà di ciascuno, e di tutti, a loro volta, luce. Allora una scia luminosa invaderà il mondo; una scia che si allargherà e si espanderà sempre di più, fino a raggiungere tutto e tutti, e sarà vinta e dissipata la tenebra sulla terra.

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