8° Domenica del Tempo Ordinario

(Is 49,14-15;  1Cor 4,1-5;  Mt 6,24-34)

Duomo, sabato 1 marzo 2014

Quale pace avremmo in cuore, se riuscissimo a vivere e a mettere in pratica la pagina di Vangelo che abbiamo ora ascoltato, questo inno stupendo alla Provvidenza di Dio!

Certo, la Provvidenza di Dio non fa tutto nella nostra vita; c’è una parte che dobbiamo fare noi. E’ istruttivo dedurre, dalle parole di Gesù, che Dio provvede alle necessità dei gigli del campo e alle necessità degli uccelli del cielo in modo diverso, in maniera differenziata. Ai gigli del campo Dio provvede un vestito meraviglioso e bellissimo; lo fa per mezzo del sole, della pioggia, dei sali minerali del terreno. E siccome i gigli del campo hanno radici e non possono muoversi, Dio provvede loro queste cose là dove essi sono, là dove essi si trovano. Gli uccelli del cielo invece hanno le ali, e possono muoversi; per cui Dio provvede loro il cibo necessario previo un loro volo, previo un loro sforzo e impegno.

Così noi. Noi abbiamo l’intelligenza, la volontà, forze fisiche, un corredo di talenti: occorre che mettiamo a frutto questi doni, queste capacità e potenzialità, per fare ciò che spetta a noi, per compiere ciò che è responsabilità nostra personale. Non tutto fa Dio nella nostra vita. “Aiutati, che il Ciel t’aiuta”, dice un saggio proverbio. Dobbiamo agire.

Però è vero che il Cielo ci aiuta. E’ vero che abbiamo un Padre che pensa a noi, che provvede, e che si prende cura di noi. Commuove quanto Dio dice nel libro del profeta Isaia e che la prima lettura ci ha riportato: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?  Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”, dice il Signore. Quel testo continua nel libro di Isaia con queste parole: “Io ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me” (Is 49,16). Gerusalemme, la città amata, Dio se l’è disegnata sul palmo della mano per averla sempre presente, per non dimenticarsene mai, per averla di continuo davanti agli occhi e soccorrerla, aiutarla, difenderla, liberarla. L’immagine è quanto mai dolce ed espressiva; può richiamare lo scolaro, lo studente che si scrive sul palmo della mano una data di storia, il nome dell’opera di un autore che non vuole dimenticare, per potersene servire in caso gli venisse richiesto; può esprimere lo sforzo e l’attenzione di un amato di non dimenticarsi mai della sua amata.

Dio non si dimentica di noi! Dice ancora Dio nel libro del profeta Isaia: “Non temere, io conosco il tuo nome; tu mi appartieni. Se tu dovrai attraversare le acque, io sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno. Se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il tuo salvatore. Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo” (Is 43,1-4). “Voi valete più di molti passeri”, ci dice Gesù; e: “perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate quindi timore!” (Mt 10,30). Noi siamo nelle mani di Dio, mani buone, mani sapienti, mani onnipotenti, mani di Padre. Il Signore non ci lascerà perire; i suoi occhi sono sempre aperti su di noi.

Possa il Signore rinforzare, rinfrancare, rinfrescare la nostra fede nella sua paternità! Non siamo orfani, non siamo di nessuno; siamo figli suoi, amati e diletti, pensati fin dall’eternità (Ef 1,4) e custoditi in vista dell’eternità.

Ed oltre che essere “oggetto” di Provvidenza, noi siamo anche “soggetto” di Provvidenza; cioè la Provvidenza divina vuole servirsi di noi per le sue opere, per il suo agire. Nel mondo ci sono tante situazioni di difficoltà, di povertà, di miseria, di dolore, di sofferenza; lontano e vicino a noi. Noi possiamo essere segno e presenza della Provvidenza di Dio con il nostro aiuto, con la nostra attenzione, col nostro soccorso. Una bella e saggia massima dice: “Fa’ quello che puoi, con quello che hai, là dove sei”. E Madre Teresa di Calcutta diceva: “Cristo non ha più mani, ha le nostre mani per aiutare gli uomini, oggi. Cristo non ha più piedi, ha i nostri piedi per andare incontro a loro. Cristo non ha più labbra, ha le nostre labbra per confortare gli afflitti di questo tempo. Cristo ha il nostro cuore per amare ogni uomo bisognoso d’amore”.

Vangelo della divina Provvidenza, oggi. Possa questo Vangelo darci la fiducia, la serenità e la gioia di sentirci nelle mani di un Dio buono e provvidente; e insieme risvegli in noi la generosità e la gioia di essere la sua Provvidenza per tanti fratelli.

don Giovanni Unterberger

 

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