( Ef 5,1-9; Lc 11,14-28)
23 marzo 2014
Gesù nella sua vita terrena lottò contro il demonio. Lottò contro il demonio negli assalti che il demonio sferrò contro di lui, e negli assalti che il demonio sferrava contro le persone.
I Vangeli ci riportano sei liberazioni dal demonio compiute da Gesù nei suoi due anni e mezzo di attività apostolica. Queste sei liberazioni gli evangelisti ce le descrivono per esteso, con abbondanza di particolari, ma altre quattro volte noi troviamo nei Vangeli l’affermazione che Gesù liberò tante persone dal potere di satana. Matteo, ad esempio, dice: “Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò da loro gli spiriti con la sua parola” (Mt 8,16).
Gesù vinse satana non permettendo che satana riportasse alcuna vittoria su di lui; e vinse satana eliminando l’influsso che satana esercitava sulle persone. Egli era più forte di satana.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù ci ha descritto satana con l’immagine di “un uomo forte, ben armato, che fa la guardia al suo palazzo”. Questo uomo forte è appunto il diavolo.
Da quando i primi uomini nel paradiso terrestre gli aprirono la porta peccando, il diavolo è entrato nel mondo, con la sua opera, e tutto il mondo, in particolare l’umanità, è diventata “il suo palazzo”, nel quale egli si è stabilito e che cerca di tenere sotto il proprio dominio e potere. Gesù lo chiama “il principe di questo mondo” (Gv 12,31); e dice che “tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1Gv 5,19).
Satana è “ben armato”, ci ha detto Gesù; l’arma di satana è principalmente la menzogna e l’inganno.
Ma c’è qualcuno più forte di quell’ “uomo forte”. Gesù parla di se stesso in termini di “uomo più forte” di satana, e dice: “Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino”.
Gesù è l’uomo “più forte”, che ha vinto satana con la sua morte e risurrezione, con la sua croce. Parlando dell’ora della sua morte e risurrezione, Gesù dice: “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Gv 12,31). E afferma: “Satana non ha alcun potere su di me” (Gv 14,30). E l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera scrive: “Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1Gv 3,8).
In Gesù, dunque, noi siamo liberati da satana. Satana deve andarsene da noi. Uniti a Cristo e santificati da lui, noi non siamo più “palazzo” di satana, occupato e tenuto sotto il suo dominio e il suo potere.
Ma la lotta contro satana non è mai finita. Satana è caparbio, ostinato, non si arrende. Gesù ci avverte; l’abbiamo sentito: “Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: ‘Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito’. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima”.
Satana torna all’assalto, sempre di nuovo, e spesso riesce a riconquistare le posizioni perdute. Perché? Come mai?
Ci viene in aiuto, per la risposta, l’evangelista Matteo. Anche Matteo riporta il brano di Luca che abbiamo sentito nel Vangelo, ma lo riporta in modo più completo. Là dove Luca dice che satana, tornato alla casa da cui è uscito, la trova “spazzata e adorna”, Matteo, più preciso, dice: “trova la casa vuota, spazzata e adorna” (Mt 12,44). Aggiunge “vuota”. E questo è il motivo per cui satana riesce a rientrare nella casa, a vincere l’uomo e a sottometterlo di nuovo a sé.
La casa in cui egli tenta di rientrare è, sì, “spazzata e adorna”; è sì, bella e ripulita, grazie al pentimento, al Sacramento della Confessione, all’esercizio delle virtù a cui l’anima si è impegnata; ma se quella casa è “vuota”, cioè se in quell’anima non è presente e non abita il Signore, satana riesce a rientravi. È solo il Signore che riesce a tenere fuori satana e a difendere la casa.
Occorre, ed è decisivo, che il Signore sia presente nell’anima, nel cuore dell’uomo; è necessario, ed è decisivo, che l’uomo coltivi profondamente e intensamente il suo rapporto col Signore, con la preghiera, con la meditazione della Parola di Dio, con lo sforzo di una unione continua con il Signore lungo tutta la giornata. Solo nella misura in cui l’uomo sarà capace di vivere le parole dell’apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20), potrà essere difeso da satana e rimanere libero dallo spirito del male.
Essere abitati dal Signore, con il Signore dentro di noi: ecco il grande desiderio e il grande impegno che dobbiamo avere.
Una bella preghiera della liturgia ci fa chiedere. “O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero obbediscono alla tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora” (Colletta, VI domenica T.O.) Tua stabile dimora!
Da stabile dimora di Cristo non saremo più “palazzo” di satana.