Ascensione di Gesù

(At 1,1-11;   Ef 1,17-23;   Mt 28,16-20)

Duomo, sabato 31 maggio 2014 

Gesù, la sua ascensione al cielo, l’aveva già annunciata ai suoi apostoli durante l’ultima cena. Quella sera, a tavola, egli disse ai suoi apostoli. “Io sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28).

Gli apostoli capirono che Gesù stava per lasciarli; e diventarono tristi; tristi come si diventa tristi di fronte alla morte di una persona cara, di fronte alla sua dipartita da questo mondo. Gesù se ne accorse e disse subito. “Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi (Gv 14,18). Ma voi dovreste rallegrarvi che io vado al Padre” (Gv 14,28); “È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito, lo Spirito Santo” (Gv 16,7).

Gli apostoli non avranno capito più di tanto, e non saranno certo stati d’accordo con le parole di Gesù. Com’era possibile che fosse bene per loro che egli se ne andasse, se ne tornasse in cielo? Non avevano essi ancora bisogno della sua presenza, della sua guida, del suo sostegno qui sulla terra? Ne avevano estremo bisogno! Ma in realtà fu un bene che Gesù se ne sia andato.

Facciamo un ragionamento, quasi banale, ma che del tutto banale non è. Immaginiamo che Gesù fosse ancora fisicamente presente qui sulla terra, da qualche parte, magari in Palestina, come lo era allora. Quanta gente vorrebbe andare a vederlo, a sentirlo, a toccarlo, a parlargli, a chiedergli una grazia! Quanta ressa attorno a Gesù! E che tempi lunghi per arrivare al proprio turno! Giorni e giorni in albergo presso il luogo ove lui sarebbe; magari spintoni e litigi per vederlo e contattarlo prima degli altri. E poi, quanto poco tempo ciascuno potrebbe intrattenersi con lui, dato il numero immenso di persone che lo vorrebbero incontrare! Sarebbe davvero un problema, un grosso problema…

Invece il Gesù asceso al Cielo, per mezzo del suo Spirito Santo, è accanto e presente a ogni uomo. Non noi dobbiamo andare da lui, ma lui è con noi, là dove noi siamo. “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, egli disse prima di salire al cielo.

Gesù è con noi. Se noi ci fermiamo a meditare, a pensare a lui, a leggere quanto egli disse nel Vangelo, noi lo sentiamo presente, noi lo percepiamo accanto a noi, compagno di viaggio che condivide con noi problemi, gioie, affanni; ogni nostro momento di vita. Provare per credere… sì, l’abbiamo anche noi qualche volta provato; in alcune occasioni e circostanze abbiamo percepito la sua presenza, abbiamo capito che egli ci era vicino. Anche in un atto di carità verso qualcuno abbiamo sentito che egli era con noi, che ci era presente. Egli è con noi sempre; tutti i giorni; ogni giorno.

Beata ascensione di Gesù al cielo! Davvero è bene per noi che Gesù sia salito al cielo!

E, altra cosa bella, è che con lui anche noi possiamo già fin d’ora salire al cielo. Vi saliremo del tutto quando entreremo nella vita eterna, e saremo ammessi – lo speriamo – per la sua misericordia, in paradiso. Ma fin d’ora, noi possiamo salire al cielo.

Saliamo verso il cielo ogni volta che facciamo il bene; ogni volta che ci allontaniamo dal peccato; ogni volta che ci liberiamo dallo spirito del mondo; ogni volta che viviamo la carità, perché il cielo è carità.

Quanto possiamo fin d’ora salire al cielo! Quanti gesti buoni possiamo già fin d’ora far arrivare lassù; quante giornate possiamo collocare nell’eternità! Tesoro che un giorno ritroveremo, e che sarà la nostra corona di gloria.

E possiamo fin d’ora lavorare e operare perché altri salgano al cielo. Con la nostra preghiera, con la nostra vita cristiana, con la nostra fede e con la nostra carità possiamo indirizzare altri al cielo. Salire al cielo non da soli, ma tenendo per mano e aiutando altri fratelli a salire anch’essi al cielo, crescendo verso il Signore, insieme a noi.

L’ascensione di Gesù sia l’ascensione anche nostra; sia l’ascensione di tutto il mondo; sia il salire verso il Signore, che è sempre presente accanto a noi, che ci è sempre vicino.

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