6° Domenica di Pasqua (forma ordinaria)

(At 10,25-26.34-35.44-48;   1Gv 4,7-10;   Gv 15,9-17)

Duomo di Belluno, sabato 9 maggio 2015

Questo Vangelo ci ha parlato d’amore. Nei nove versetti che lo compongono il sostantivo ‘amore’ compare quattro volte, e cinque volte compare il verbo ‘amare’. Anche la seconda Lettura ci ha parlato d’amore. Seconda Lettura e Vangelo sono brani dell’evangelista Giovanni; l’evangelista Giovanni è l’evangelista dell’amore.

La parola ‘amore’ è forse la parola più bella che ci sia; è la parola che più ci prende, che più ci fa vibrare, che più ci fa vivere. Quanto fa bene al cuore sentirsi dire: ‘ti amo, ti voglio bene’! e quanto fa bene al cuore dire: ‘ti amo, ti voglio bene’! Eppure questa parola, la più bella che ci sia, potrebbe addirittura essere una parola avvelenata; sarebbe una parola avvelenata se di fatto, magari nascostamente, volesse dire: ‘ti voglio per me’, ‘ti voglio possedere’, ‘ti voglio usare per il mio interesse e per il mio piacere’. L’amore non dev’essere avvelenato; l’amore dev’essere puro.

Seconda Lettura e Vangelo ci parlano di amore puro. Puro è l’amore di Dio. “Dio è amore”, ci ha detto Giovanni, e il suo amore è davvero un amore puro perchè Dio “ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché noi avessimo la vita per mezzo di lui”. Dio conosceva che destino sarebbe toccato a suo Figlio; sapeva che gli uomini glielo avrebbero massacrato e fatto morire in croce; e ciononostante lo inviò ugualmente, sopportò la sofferenza del Figlio e la propria sofferenza per la nostra salvezza, per il nostro bene. Questo è amore puro, è amore purissimo! Nessun interesse nell’amore di Dio!

Amore puro, purissimo, fu anche l’amore di Gesù; egli nel Vangelo di due domeniche fa ci si è presentato come ‘il buon pastore’, il pastore che dà la vita per le sue pecore; il pastore che non fugge davanti al lupo che viene a sbranare, ma si lascia sbranare lui per salvare il suo gregge. Cristo in croce è amore puro, è amore purissimo; è l’amore che è solo dono, e dono di sacrificio. Nessun interesse nell’amore di Gesù!

Gesù nel Vangelo ci dice: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. E’ come dire: “Abbiate in voi, e usatevi tra di voi gli uni gli altri, l’amore che io ho avuto per voi, lo stesso mio amore, amore senza interesse”. Ma Gesù non solo ci esorta e ci invita ad avere questo amore, il suo amore, ma ce lo comanda. Egli dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo è il mio ‘comandamento’, questo io vi ‘comando’!

Ma come può pensare Gesù di poterci comandare un amore così? Forse che Gesù non ci conosce abbastanza? forse non conosce abbastanza l’umana natura, che è ben lontana da un amore così? dal Suo amore? Il nostro amore è tanto povero, piccolo, fragile, debole; si stanca presto; ama e non ama; ama pochi e non tutti; ama finché non gli costa troppo; è spesso interessato; spesso si illude di amare, mente in fondo cerca se stesso, e non il bene dell’altro.

Come può dunque pensare Gesù di poterci comandare un amore come il suo? Eppure egli ce lo comanda! Ce lo comanda perché ce lo dona; ce lo comanda perché ce lo dà.  Il brano di Vangelo di questa domenica è l’immediata continuazione del Vangelo di domenica scorsa, il Vangelo della vite e il tralci. Se noi tralci restiamo uniti a Gesù vite, la linfa di Gesù vite, che è l’amore, che è il suo amore, passerà a noi, scorrerà in noi, e noi ameremo con l’amore di Gesù. E’ vero, l’amore di Gesù non è il nostro, e noi non siamo capaci di amare come amava Gesù; ma uniti a Gesù noi saremo resi capaci da lui di amare come lui.

Nel mondo, nella Chiesa, nella società, nelle famiglie, dappertutto, è necessario, è indispensabile, assolutamente indispensabile, l’amore di Gesù, perché l’amore umano, l’amore di cui è capace l’umana natura non basta, non è sufficiente, non è capace di assicurare rapporti buoni, sereni, positivi, rispettosi, stabili, all’insegna del dono di sé fino al sacrificio di se stessi. Solo l’amore di Gesù è amore vero, amore perfetto, amore ‘amore’!

A lui lo dobbiamo chiedere con insistente preghiera; a Gesù vite, la cui linfa è l’amore perfetto, dobbiamo restare uniti, e saremo da lui resi capaci di amare davvero. Diciamo con sant’Agostino: ‘Signore, dammi ciò che comandi, e comanda ciò che vuoi’. Signore, dammi l’amore con cui tu amavi, e comandami pure di amare come tu amavi! Con te riuscirò.

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