Pietà ed empietà

 

C’è una pagina della lettera di san Paolo ai Romani che fa molta impressione. Paolo parla dell’empietà. L’empietà è l’opposto della pietà. L’uomo ‘pio’ è colui che imposta la propria vita su Dio, lo riconosce, gli rende ossequio, obbedisce alle sue leggi, fa di Dio il punto di riferimento delle proprie scelte e del proprio agire. L’uomo ‘empio’, al contrario, prescinde totalmente da Dio, vive come se Dio non esistesse; non lo prega, non lo ascolta, non lo interpella.

Paolo dice che dall’atteggiamento di empietà deriva una funesta serie di errori e di gravi disordini nella vita dell’uomo. L’uomo che dimentica Dio cade in rovina. Dice l’apostolo: “L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà. Gli uomini, pur avendo conosciuto Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi.  E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa” (Rm 1,18-32). Tanto in basso cade l’empio che abbandona Dio! Papa Benedetto XVI dice “Là dove lo sguardo su Dio non è determinante, ogni altra cosa perde il suo orientamento”.

E’ Dio la bussola dell’uomo. E’ Dio il salvatore dell’uomo. E’ Dio la sorgente di ogni cosa buona che ci può essere nell’uomo. Senza Dio l’uomo cade in un baratro assoluto di male; è perduto.

In una certa forma di empietà possiamo cadere tutti; non in una forma di empietà teorica (noi crediamo in Dio), ma in una forma di empietà pratica. Siamo ‘empi pratici’ quando agiamo senza consultare il Signore; quando facciamo una spesa, magari consistente, senza chiederci se Dio è d’accordo; quando impostiamo un lavoro e lo portiamo avanti contando solo sulle nostre forze; quando nelle relazioni col prossimo ci lasciamo guidare dall’interesse, dalla simpatia, dall’antipatia, e non vi lasciamo entrare il Signore; quando viviamo la sessualità secondo le nostre voglie e non secondo lui. E’ facilissimo essere ‘empi pratici’, fare le cose in autonomia da Dio!

Nella lettera a Tito, san Paolo scrive: “E’ apparsa la grazia di Dio, è apparso Gesù, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tt 2,11-12).  Gesù ci insegna a rinnegare l’empietà con la sua ‘pietà’, cioè con la sua obbedienza e dipendenza dal Padre. Egli si è incarnato in obbedienza al Padre; ha accettato le circostanze di povertà, di precarietà, di nascondimento e di umiltà che il Padre aveva pensato e fissato per la sua nascita. Gesù sarà in tutta la sua vita obbediente al Padre; sarà il ‘pio’ che ci insegna a rinnegare ogni forma di autosufficienza e di empietà. Impariamo da lui, lasciamoci aiutare da lui, e diventeremo anche noi pii, capaci di rifiutare l’empietà.

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