4a Domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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Rm 8,18-23; Lc 5,1-11

Belluno, chiesa di s. Stefano, 12 giugno 2016

Quanto scoraggiamento nelle prime parole dell’apostolo Pietro: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”; e quanta fiducia nelle sue seconde parole: “Ma sulla tua parola getterò le reti”! Scoraggiamento e fiducia: due sentimenti, due stati d’animo opposti; tanto facile il primo, difficile il secondo. Chi non si è mai sentito scoraggiato nella vita? Chi non ha mai provato un sentimento di avvilimento? Chi non ha mai visto buio davanti a sé in situazioni difficili e dolorose, proprie o di persone care? Lo scoraggiamento è tanto facile; ci assale, ci aggredisce, tende ad impossessarsi della mente e del cuore; e fa stare male.

L’apostolo Pietro aveva lavorato tutta la notte insieme ai suoi compagni, e non aveva preso nulla. Ora era giorno, e di giorno è più difficile pescare; bisognava attendere la notte seguente, ma chissà se la notte seguente le cose sarebbero andate meglio… Non era cosa assicurata; e Pietro era avvilito. “Ma sulla tua parola getterò le reti”, egli aggiunge, con un guizzo di fiducia e di speranza che andava oltre il suo stato d’animo ed oltre la realtà oggettiva stessa delle cose. “Sulla tua parola getterò le reti”, dice, con fiducia in Gesù.

Gesù sa fare cose grandi e inaspettate. La rete di Pietro e le reti dei suoi compagni si riempirono di pesci fino quasi a rompersi, e le barche fino quasi ad affondare.

L’invito di questo Vangelo è ad avere speranza.  Nel mondo, nella storia, nella vita delle persone c’è anche il Signore; non c’è solo il flusso naturale degli avvenimenti, c’è anche il Signore. Egli con la sua presenza e con la sua potenza opera ed agisce. A quante cose sorprendenti abbiamo forse assistito anche noi nella vita: conversioni; cambiamenti di situazioni che sembravano compromesse per sempre; gesti di bontà e di generosità che hanno portato novità e nuova gioia. Senza contare le tante cose straordinarie e inimmaginate che Dio ha compiuto nella storia! Santa Caterina da Siena, giovane donna illetterata, che convince il papa a tornare a Roma dopo settant’anni di residenza papale ad Avignone; san Francesco che da Assisi rinnova la Chiesa; la tenacia e la forza d’animo di milioni di cristiani in Russia che conservano e trasmettono la fede in clandestinità durante i decenni della terribile persecuzione comunista. Sono innumerevoli i momenti di rinascita, di rinnovamento, che ci aiutano ad avere speranza.

La speranza è una virtù tanto a rischio e tanto contraddetta. A contraddirla e a volerla soffocare sono le situazioni concrete della vita, che spesso sono dure, pesanti, e perfino tragiche. E’ difficile guardare con speranza a quanto succede nel mondo. Il quotidiano ‘Avvenire’ di una settimana fa riportava la notizia che sono più di 1.600 le guerre attualmente in atto nel mondo, con ciò che la guerra comporta. Ma poi quante altre situazioni di dolore, di ingiustizia, di menzogna, di sfruttamento, di violenza si verificano continuamente nel mondo! Noi stessi possiamo vivere, in una qualche misura e sotto una qualche forma, una situazione di sofferenza e di dolore. E non è facile avere speranza.

A sostenere la speranza è la fede. La fede che ci dice che Dio è padre, e che è padre onnipotente. L’inizio del ‘Credo’ ci fa dire proprio così: “Credo in Dio Padre onnipotente”. La sua paternità e la sua onnipotenza sono sorgente di fiducia, sono respiro di speranza. Dio non lascerà andare la storia in perdizione; egli saprà arrivare al cuore di ogni suo figlio e di ogni sua figlia, fosse anche all’ultimo istante di vita, come fu per il buon ladrone in croce.

Dobbiamo avere speranza! E’ dare credito a Dio; è credere che egli può compiere l’impossibile, ciò che a noi è impossibile. “Impossibile agli uomini, ma non impossibile a Dio”, ebbe a dire un giorno Gesù agli apostoli (Mc 10,27).

don Giovanni Unterberger

 

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