22° Domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Fil 1,6-11;   Mt 12,15-21)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 16 ottobre 2016

Gesù non poteva ricevere un riconoscimento e una lode più grande di quella che ricevette quando gli dissero: “Maestro, sappiamo che tu sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno”. A tributargli questa lode, grande e straordinaria, non furono dei suoi amici, ma furono dei suoi nemici, i farisei, che quel giorno si erano riuniti insieme per architettare un intervento contro di lui, nel tentativo di coglierlo in fallo e poterlo accusare. Infatti il dilemma che gli proposero: “E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?” non era volto a conoscere la verità, ma solo a poter accusare e poi condannare Gesù. E tuttavia i farisei gli dicono: “Maestro, sappiamo che tu sei veritiero”.

Lo chiamarono ‘Maestro’.  Maestro è colui che insegna, colui che sa e che ha l’autorità di insegnare. Gesù fu detto ‘maestro’; Gesù è veramente ‘maestro’. Nel mondo ci sono molti ‘maestri’, ma ci chiediamo: Sono tutti buoni? sono tutti saggi? sono tutti veritieri? insegnano tutti cose giuste? Dobbiamo dire di no. Ci sono, nel mondo, maestri di violenza, maestri di menzogna, maestri di peccato. E molti seguono questi maestri che insegnano e propugnano dottrine false e avvelenate, dottrine che portano l’uomo allo sbando, lo fanno cadere nell’errore e, alla fin fine, nell’infelicità.

“Maestro” -dicono i farisei a Gesù- sappiamo che tu sei veritiero”. Gesù non era solo ‘veritiero’; era la stessa ‘Verità’. “Tu insegni la via di Dio secondo verità”, gli dicono i farisei. Gesù insegnava la via di Dio secondo verità perché la insegnava secondo ciò che essa veramente è.  Chi potrebbe insegnare la via di Dio meglio e in modo più giusto di Gesù? più secondo verità di lui? Egli è Dio! Può forse un uomo competere con Gesù? Può un maestro ritenersi e dirsi più veritiero di lui che è Dio? Nessuno regge al suo confronto! Ogni maestro che insegna è veritiero nella misura in cui attinge da Cristo, e nella misura in cui, nel suo insegnamento, è conforme a Cristo.

“Tu non hai soggezione di alcuno -gli dicono i farisei- perché non guardi in faccia a nessuno”. Che riconoscimento! Che elogio fatto a Gesù! Quanto rischiamo noi, invece, di camuffarci di occasione in occasione; di cambiare atteggiamento e parole a seconda di chi abbiamo davanti e a seconda delle persone con cui stiamo parlando. Il rimanere fermi e fedeli alla verità, alla verità fino in fondo, alla verità tutta intera, anche quando sentiamo che essa non è condivisa, non è accolta, ed anzi è oppugnata e negata, non ci è facile.

Gesù, nel proclamare la verità, non aveva soggezione di alcuno e non guardava in faccia  a nessuno, a detta dei farisei. E sì che non proclamava verità facili e comode, verità che accarezzavano l’uomo e il suo sentire; al contrario! Proclamava vie ardue, sentieri di rinnegamento di sé, di obbedienza piena a Dio, di amore al prossimo fino al sacrificio di se stessi. Gesù era misericordioso, misericordiosissimo, ma sulla verità non recedeva di un passo, non veniva assolutamente meno; non avrebbe potuto farlo, perché egli era la Verità in persona, la Verità stessa di Dio; e la verità è la verità. “Io sono la via, la verità e la vita”, disse di sé Gesù (Gv 14,6).

All’uomo la scelta. Quale maestro, fra i tanti maestri, l’uomo vorrà seguire? Da chi vorrà farsi istruire? A chi vorrà dare fiducia? Ricordando una cosa importante, che scegliere Gesù per  maestro non è tanto scegliere una dottrina e seguire un insegnamento, ma è in sostanza aderire ad una persona, diventare un tutt’uno con Cristo, diventare ‘verità’ nella ‘Verità’.

don Giovanni Unterberger

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