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Sap 11,22-12,2; 2Tess 1,11-2,2; Lc 19,1-10
Duomo, sabato 29 ottobre 2016
Si sente dire alle volte: “Il Dio dell’Antico Testamento è un Dio severo, duro, che castiga; tutto diverso dal Dio del Nuovo Testamento, che invece è bontà, amore e misericordia. In effetti l’idea di Dio nell’Antico Testamento è ancora imperfetta; il documento del Concilio Vaticano secondo sulla Sacra Scrittura dice che l’Antico Testamento contiene affermazioni e “cose imperfette e temporanee” che il Nuovo Testamento avrebbe poi completato e portato a perfezione in Gesù.
Nell’Antico Testamento, però, ci sono anche pagine bellissime su Dio, come quella che ci è stata ora proclamata nella prima Lettura. “Davanti a Dio tutto il mondo è come un granello di polvere, come una goccia di rugiada del mattino”, ci ha detto il libro della Sapienza. Cosa sono mai un granello di polvere e una goccia di rugiada? Un niente, quasi un niente… eppure Dio se ne cura, se ne dà pensiero, ne ha compassione e li tiene nelle sue mani. “Tu, o Dio, ami tutte le cose esistenti -ci ha detto il testo sacro- e nulla disprezzi di quanto hai creato”. A noi capita alle volte di disprezzare qualcosa o qualcuno; Dio non disprezza niente e nessuno, Dio ama tutte le cose esistenti; “se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata”.
E, ancor più, Dio è buono con l’uomo peccatore: “Tu hai compassione di tutti, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano, perchè, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore”. Grande è la bontà di Dio! Dio è bontà. San Bruno, il fondatore dei certosini, passava ore a ripetere: “O Bonitas! O Bonitas! O Bonitas!”, riferendosi a Dio.
Il Nuovo Testamento perfeziona e porta a pienezza l’intuizione dell’Antico Testamento che Dio è buono. Colpisce quanto buono sia stato Gesù con Zaccheo. Zaccheo era peccatore, un peccatore pubblico; era ladro. Egli stesso lo ammette e lo riconosce quando, una volta convertito, dice: “Se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Eppure Gesù non si lasciò bloccare dalla vita di peccato di Zaccheo; anzi, sembra addirittura che sia stata proprio la vita di peccato di Zaccheo ad aver attirato Gesù verso Zaccheo, se sono vere -come sono vere- le parole di Gesù a conclusione del racconto: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Il perduto attira Gesù; i peccati dell’uomo sono una calamita per lui, tanto grande e forte è il suo desiderio di perdonare i peccati.
E la bontà di Gesù appare anche da un altro particolare: Zaccheo non intendeva incontrare Gesù (se avesse voluto incontrare Gesù sarebbe rimasto a terra e si sarebbe fatto largo tra la folla); Zaccheo voleva solo vedere Gesù, per cui salì su un sicomoro; a spingerlo a salire sul sicomoro fu la curiosità; pura curiosità. Ma a Gesù bastò quella curiosità. In quella piccola fessura di interesse verso di lui Gesù introdusse il suo sguardo, il suo affetto, la sua chiamata: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Gesù si accontentò di poco, non pretese molto da Zaccheo; si accontentò di quello che Zaccheo era in grado di dare. E gli donò la salvezza. Buono fu Gesù con Zaccheo, segno della bontà di Dio, che non commisura i suoi doni ai nostri meriti e alle nostre disposizioni, ma ci dà molto di più, ci dona molto di più.
Zaccheo, dalla bontà di Gesù, fu conquistato: scese in fretta dal sicomoro e accolse Gesù pieno di gioia; lo introdusse in casa sua, e si convertì: “Do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
Ci dia il Signore la grazia di capire e di sentire quanto egli sia buono; quanto egli ci ami e ci voglia bene; quanto gli siamo profondamente nel cuore. Abbiamo bisogno di sentire ciò, per convertirci del tutto a lui, e per essere anche noi, a nostra volta, buoni con i nostri fratelli. E’ la grazia che oggi con fede gli chiediamo.
don Giovanni Unterberger