4a domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Rm 8,18-23;   Lc 5,1-11)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 17 giugno 2018

Il lago di Genezareth, in Galilea, è un lago molto bello, delimitato dalle colline circostanti e  rinchiuso tra di esse su tre lati. Si trova a 212 metri sotto il livello del mare, è lungo 21 km, largo 11, e profondo da 45 a 50 metri. E’ molto pescoso.

Su quel lago Gesù operò vari miracoli. Un giorno che lo stava attraversando in barca con gli apostoli, si scatenò un’improvvisa e forte tempesta, tanto che la barca corse il rischio di affondare. Gesù si levò in piedi, sgridò il vento, calmò le onde, e vi riportò piena bonaccia (cfr Mt 8,22-27). In un’altra occasione egli fece camminare l’apostolo Pietro sull’acqua, per dimostrargli che egli era veramente Gesù, e non un semplice fantasma (cfr Mt 14,24-31). E in un’altra occasione ancora vi operò una grande pesca miracolosa: gli apostoli avevano lavorato tutta una notte senza prendere nulla, e poi, gettate di nuovo le reti su suo comando, pescarono tale enorme quantità di pesci che le barche quasi affondavano: è l’episodio che abbiamo ora ascoltato nel Vangelo.

Il lago di Genezareth può ben simboleggiare la nostra vita. Possiamo verosimilmente pensare, senza tema di andare fuori segno, che Gesù abbia intenzionalmente voluto compiere, su quel lago, miracoli particolari, miracoli ad alto valore simbolico, capaci di richiamare e di raffigurare situazioni comuni e frequenti della vita dell’uomo.

Quante volte nella vita noi ci troviamo investiti da violenti tempeste: problemi, difficoltà, sofferenze, situazioni dure e pesanti! Quante volte abbiamo la sensazione di andare a fondo e di non riuscire a stare a galla, non riuscire a dominare quanto ci sta accadendo! Quante volte ci pare di non realizzare niente, o poco, e abbiamo l’impressione che i nostri sforzi e l’impegno profuso non producano quanto avevamo sperato e quanto avrebbero dovuto produrre! Sono i momenti della prova.

Ma cosa ci dice il Vangelo? Il Vangelo ci dice che con Gesù la tempesta si quietò; Pietro riuscì a camminare sull’acqua; la pesca degli apostoli fu sovrabbondante. Senza Gesù tutto si sarebbe risolto in negatività, in perdita, addirittura in morte; con Gesù invece tutto ebbe esito buono, positivo, di vita. Il messaggio e la provocazione sono chiari: Gesù è il salvatore; non c’è salvezza senza di lui. Il lago della vita potrebbe sommergerci, inghiottirci, farci perire; potrebbe diventare qualcosa di sterile, di infruttuoso e di senza senso; ma con Gesù tutto è reso diverso, tutto è possibile, affrontabile, e può diventare luogo di riuscita.

Il problema è avere Gesù con sé. Egli ci si dona, ci è accanto, ci è vicino, è disposto ad impegnare tutta la sua potenza per noi; noi dobbiamo non perdere il contatto con lui, tenerlo stretto, camminargli a fianco. Molti sono gli aiuti a cui possiamo ricorrere, tutti utili, ma il suo è insostituibile, assolutamente necessario. Ci dia il Signore la sete di Cristo, il sentire il bisogno di Cristo, la volontà di cercare Cristo, di stare con lui. Allora il lago della vita non ci farà paura, e lo attraverseremo sicuri fino alla riva del cielo.

don Giovanni Unterberger

 

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