11a domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

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(Ez 17,22-24;   2Cor 5,6-10;   Mc 4,26-34)

Duomo di Belluno, sabato 16 giugno 2018

Le due parabole che abbiamo ora ascoltato sono il trionfo di ciò che è piccolo. Che cos’è un seme? piccola cosa. Che cos’è un granello di senape? è il più piccolo di tutti i semi, ci ha detto il Vangelo. Eppure l’uno e l’altro diventano qualcosa di grande; addirittura il granello di senape cresce fino a dare vita ad una pianta che è più grande di ogni altra pianta dell’orto, fino a dare ombra, con i suoi rami, agli uccelli del cielo.

Tale è il Regno dei cieli, dice Gesù; tale è la realtà che egli è venuto a porta e ad iniziare sulla terra. Gli apostoli avevano grande bisogno di queste due parabole, di sentire dalla bocca di Gesù l’assicurazione che la loro piccola realtà, il loro piccolo gruppo, di dodici, più il Maestro, non sarebbe finita nel nulla, non sarebbe scomparsa.

L’uomo, per sua natura, è portato a dare importanza, a dare affidamento e stimare le cose grandi, le cose forti, le cose imponenti: quelle gli danno sicurezza. Ciò che invece è piccolo, ciò che è debole e sembra non risolvere ed avere poco effetto, l’uomo è portato facilmente a trascurarlo, se non addirittura a disprezzarlo. E invece quanto è importante ciò che è piccolo!

Winfried era un ragazzo inglese, nato nel 673. Una sera bussarono alla porta della sua casa due monaci di passaggio; i suoi genitori li accolsero, e diedero loro da mangiare e da dormire. Quei due monaci, cogliendo la fede di quella famiglia, si intrattennero fino a tarda notte a parlare di Dio, della bellezza della fede, della loro vita piena di significato, e il piccolo Winfried ne fu folgorato e conquistato. Cresciuto, si fece monaco, sacerdote, e divenne quel grande san Bonifacio che evangelizzò larghe regioni della Germania. Da una semplice conversazione sacra, un grande apostolo.

Molti esempi si potrebbero portare dalla storia della Chiesa, ma senza andare lontano, e volgendo lo sguardo alle nostre vite, alla nostra quotidianità, come è vero che ciò che è piccolo è importante! Una parola buona, di stima, di apprezzamento, è in sé piccola cosa, ma può produrre grande bene in una persona che soffre di un complesso di inferiorità. Papa Francesco ha suggerito agli sposi tre semplici parole: ‘permesso, scusa, grazie’, parole piccole, ma che hanno in sé la forza di conservare legami forti e duraturi. Tre ‘Ave Maria’ alla sera, ogni sera, prima di addormentarsi, magari con un bacio ad un’immagine della Madonna, è piccola cosa, ma aiuta a conservare un legame di fede. Una semplice moneta data ad un povero che chiede l’elemosina è piccola cosa, ma fa sentire a quella persona di non essere considerata un nulla, quasi non esistesse. Una giornata è piccola cosa, ma di tante piccole cose così la vita è fatta.

E, d’altro canto, anche un male grande può essere originato da una piccola cosa. Una mormorazione, sia pure non grave, può cambiare in negativo lo sguardo di una persona su di un’altra persona e rendere più brutti e difficili i rapporti. Una confidenza extraconiugale eccessiva, sia pure in se stessa non grave, può aprire un varco che conduce all’infedeltà.

Occorre fare conto delle piccole cose, non ritenerle un niente, considerarle nel loro valore e importanza. Del resto, la vita non è fatta forse, in gran parte, di piccole cose? Vissute bene quelle, fatte bene quelle, abbiamo messo le premesse per vivere bene anche le cose grandi. “Chi è fedele nel poco -dice Gesù- è fedele anche nel molto” (Lc 16,10).

don Giovanni Unterberger

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