20a domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

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(Prov 9,1-6;   Ef 5,15-20;   Gv 6,51-58) 

 

Duomo di Belluno, sabato 18 agosto 2018

 

Tra gli inni in onore dell’Eucaristia che la Chiesa, nel tesoro della sua storia plurisecolare, possiede, spicca l’“Adoro Te devote”. Questo inno è di grande pregio, formale e contenutistico. Fu composto da san Tommaso d’Aquino in occasione dell’estensione a tutta la Cattolicità della festa del ‘Corpus Domini’ da parte di papa Urbano IV, nel 1264. E’ in latino, ed è formato da strofe di versi endecasillabi; presenta un ritmo preciso e regolare, che lascia riposare chi lo recita o lo canta. Inoltre la finale dei primi due versi di ciascuna strofa è in rima, come pure la finale dei secondi due. L’autore ha curato in modo molto fine il testo, non solo perché fosse degno del Mistero che celebrava, ma anche perché risultasse musicale e gradito all’orecchio. Purtroppo nella versione italiana molto di ciò non riesce ad essere reso.

 

Di altrettanto grande pregio è il contenuto dell’inno, che risulta essere una profonda e toccante meditazione sull’Eucaristia. La prima strofa afferma la presenza reale di Cristo sotto i segni del pane e del vino, e dice che chi con fede si pone in devota e silenziosa adorazione di quella Presenza, ne viene totalmente rapito e conquistato, al punto da dimenticare ogni altra cosa. Le parole sono: “Ti adoro devotamente, o Dio nascosto, che realmente ti celi sotto questi segni; il mio cuore ti è sottomesso, perché contemplando te tutto viene meno”.

 

La seconda strofa presenta il motivo su cui si basa e si fonda la fede nella presenza di Cristo nell’Eucaristia: non sono i sensi a dare questa certezza, perché la vista, il tatto e il gusto percepiscono pane e vino, ma è la parola udita da Gesù, che nell’Ultima cena disse: ‘Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue’; parola vera e certa, perché parola del Figlio di Dio: “La vista, il tatto, il gusto non ti scorgono, ma solo l’udito fa credere con certezza; credo in tutto quello che ha detto il Figlio di Dio, nessuna verità è più vera della sua parola”.

 

La terza e la quarta strofa ci riportano al momento della Passione e al giorno ottavo dopo la Pasqua, e ci mettono davanti due personaggi: il buon ladrone e l’apostolo Tommaso. Il buon ladrone non vedeva la divinità di Gesù in croce, vedeva però la sua umanità; noi, nell’Eucaristia, non ne vediamo né la divinità né l’umanità. E l’apostolo Tommaso, nel cenacolo, vide le piaghe di Gesù risorto, mentre noi vediamo solo pane e vino. Ma al Signore presente nell’Eucaristia noi chiediamo -dice Tommaso d’Aquino- ciò che chiese il buon ladrone, cioè che Gesù si ricordi di noi, e ci apra il paradiso; chiediamo, con l’apostolo Tommaso, un aumento di fede, di speranza e di carità: “Sulla croce restava nascosta solo la divinità, ma qui si nasconde anche l’umanità; tuttavia, credendo ad entrambe, con fiducia chiedo quello che chiese il ladrone pentito. Non scorgo le piaghe, come Tommaso, e tuttavia ti affermo mio Dio; fa’ che sempre di più io creda in te, abbia speranza in te, ami te” .

 

Le ultime tre strofe ci fanno chiedere altre grandi grazie. L’Eucaristia è il memoriale della passione, morte e risurrezione di Gesù; ‘memoriale’, cioè realtà che rende presente, in sé, la passione, la morte e la risurrezione del Signore. A tale ‘memoriale’ noi chiediamo un dono per la mente e un dono per il cuore; per la mente, che si ricordi spesso del Signore, e per il cuore, che possa assaporare e gustare la dolcezza che egli sa dare: “O memoriale della morte del Signore, pane vivo che agli uomini dai vita, concedi alla mia mente di vivere di te, e di gustare sempre la tua dolcezza”.

 

Gesù è chiamato ‘pellicano amoroso’. Secondo un’antica credenza popolare il pellicano nutrirebbe i suoi piccoli col proprio sangue fatto sgorgare dal proprio petto colpito col becco. Gesù-Eucaristia è questo ‘pellicano’ che ci nutre col suo sangue, realmente sgorgato dal suo petto, quando sulla croce la lancia del soldato lo colpì. Quel sangue ha un valore immenso e un’efficacia senza limiti; è il sangue del Figlio di Dio fatto uomo, capace, con una sola goccia, di lavare i peccati di tutto il mondo e di tutta l’umanità: “Gesù Signore, pellicano amoroso, col tuo sangue purifica la mia impurità; di quel sangue una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato”.

 

La strofa conclusiva è uno slancio e uno sguardo affacciato sull’eternità; a Gesù nascosto dai veli eucaristici è chiesto di poterlo un giorno vedere e contemplare senza veli per sempre in paradiso: “Gesù, che ora vedo velato, prego che avvenga ciò di cui ho sete: che contemplando il tuo volto senza veli, io sia beato alla vista della tua gloria”.

 

L’ “Adoro Te devote” è una bella preghiera che ci aiuta a stare in compagnia col Signore ricevuto nella Comunione, e ad adorarlo nei momenti di adorazione dell’Eucaristia. Lo eseguiremo, verso la fine della Messa, come canto di Comunione.

don Giovanni Unterberger

  •        * * *

  Adoro  te  devote

Adoro te devote, latens Deitas,

quae sub his figuris vere latitas;

tibi se cor meum totum subjicit,

quia te contemplans totum deficit.

   Ti adoro devotamente, o Dio nascosto,

   che realmente ti celi sotto questi segni;

   il mio cuore ti è sottomesso,

   perché contemplando te tutto il resto viene meno.

 

Visus, tactus, gustus in te fallitur,

sed auditu solo tuto creditur;

credo quidquid dixit Dei Filius,

nil hoc verbo veritatis verius.

   La vista, il tatto il gusto non ti scorgono,

   ma solo l’udito fa credere con certezza;

   credo in tutto quello che ha detto il Figlio di Dio,

   nessuna verità è più vera della sua parola.

 

In cruce latebat sola Deitas,

at hic latet simul et humanitas;

ambo tamen credens atque confitens

peto quod petivit latro paenitens.

   Sulla croce restava nascosta solo la Divinità,

   ma qui si nasconde anche l’umanità;

   tuttavia credendo ad entrambe con fiducia

   chiedo quello che chiese il ladrone pentito.

 

Plagas, sicut Thomas, non intueor,

Deum tamen meum te confiteor;

fac me tibi semper magis credere,

in te spem habere, te diligere.

   Non scorgo le piaghe, come Tommaso,

   e tuttavia ti affermo mio Dio;

   fa che sempre di più io creda in te,

   abbia speranza in te, ami te.

 

O memoriale mortis Domini,

panis vivus vitam praestans homini,

praesta meae menti de te vivere,

et te illi semper dulce sapere.

   O memoriale della morte del Signore,

   pane vivo che agli uomini dai vita,

   concedi alla mia mente di vivere di te,

   di gustare sempre la tua dolcezza.

 

Pie pellicane, Jesu Domine,

me immundum munda tuo sanguine,

cujus una stilla salvum facere

totum mundum quit ab omni scelere.

   Gesù Signore, pellicano amoroso,

   col tuo sangue purifica la mia impurità,

   di quel sangue una sola goccia può salvare

   il mondo intero da ogni peccato.

 

Jesu, quem velatum nunc aspicio,

oro fiat illud quod tam sitio:

ut te revelata cernens facie,

visu sim beatus tuae gloriae.

Amen

   Gesù, che ora vedo velato,

   che, contemplando il tuo volto senza veli,

   io sia beato alla vista della tua gloria.

   prego che avvenga ciò di cui ho sete:

                       Amen

 

 

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