Solennità dell’Annunciazione del Signore

Annunciazione – Leonardo da Vinci – 1472-1475

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(Is 7,10-15;   Lc 1,26-38)

Belluno, chiesa di san Pietro, 25 marzo 2019

Giorno solenne questo giorno; giorno che fa memoria di uno dei giorni più solenni della storia del mondo e dell’umanità. Giorno, in un certo senso, più solenne e più importante dello stesso giorno di Natale, perché nel giorno di Natale il Bambino Gesù uscì dal grembo di Maria, ma in questo giorno il Verbo si fece carne; il Figlio di Dio assunse la natura d’uomo; si fece uno di noi, cominciò ad abitare dentro la storia umana.

L’avevano ben capito i pisani e i fiorentini, che a partire dal decimo secolo fino al 1749, quando il granduca di Toscana Francesco I^ di Lorena con decreto adeguò il loro calendario a quello universale, celebravano il capodanno, l’inizio dell’anno civile, il 25 marzo, il giorno dell’Annunciazione a Maria. In questo giorno, pur lavorativo per la società civile, i cristiani dovrebbero riversarsi nelle chiese, riempirle, e celebrare con immensa gioia e gratitudine a Dio e a Maria, tra canti e preghiere, il grande avvenimento! Avvenimento di salvezza.

La Chiesa ne ha ben coscienza, e vuole che esso sia ricordato ogni giorno dell’anno, e non una volta sola al giorno, ma tre volte: al mattino, a mezzogiorno e alla sera, col suono della campana. E’ la cosiddetta ‘Ave Maria’. A quel suono di campana i nostri vecchi sospendevano il lavoro e recitavano l’‘Angelus’, la preghiera che fa memoria dell’Incarnazione del Verbo nel grembo di Maria. Potremmo riprenderla anche noi. Alla fine della Messa i nostri bambini si disporranno a metà chiesa e vi distribuiranno un foglietto con l’‘Angelus’.

L’avvenimento che oggi celebriamo è il capolavoro del Verbo di Dio e di Maria; è l’incontro di due grandi ‘sì’, di due grandi reciproci doni. Dio chiese ‘casa’ in Maria, e Maria diede ‘casa’ a Dio. Nell’inno ‘Te Deum’ la Chiesa canta: “Tu, ad liberandum suscepturus hominem, non horruisti Virginis uterum (Tu, nell’intraprendere l’opera di liberazione dell’uomo, non avesti orrore, non provasti ripugnanza a farti presente nell’utero di una vergine, di una ragazza). Quale degnazione del Figlio di Dio! Per poterla comprendere dovremmo capire veramente chi sia Dio… E quale generosità, quale disponibilità, quale fede in quella ragazza quattordicenne- quindicenne, Maria! Di fronte a una cosa così grande, così inimmaginata e inaudita, tale che non avrebbe non potuto sconvolgere profondamente la sua vita! “Eccomi -ella disse- sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.

E il Verbo si fece carne. Da quel momento l’umanità ebbe in sé il Figlio di Dio; nel tessuto dell’umanità si rese presente lui, il Signore, il Salvatore. Ormai l’umanità non andrà più a fondo, non andrà più perduta, perché dovrebbe andare a fondo e perduto, con lei, il Figlio di Dio, e ciò non può accadere. Come non ringraziare, allora, come non lodare e celebrare il Signore e Maria dal profondo del cuore? Come non desiderare che anche in noi il Signore si faccia presente; e noi, come Maria, diventiamo sua casa, sua dimora? E’ la grazia che chiediamo in questo giorno santo, e che il Signore, insieme a Maria, ci vuole dare.

don Giovanni Unterberger

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