4^ domenica di Pasqua (forma ordinaria)

Masaccio – Trinità – 1426-1428

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(At 13,14. 43-52 ;   Ap 7,9. 14b-17 ;   Gv 10,27-30)

Duomo di Belluno, 12 maggio 2019

Che cosa straordinaria hanno udito ora le nostre orecchie! Che annuncio formidabile, e quale promessa, nelle poche righe di Vangelo che ci è stato ora proclamato! Valeva la pena essere venuti a Messa, stasera, per sentirlo. “Io do loro la vita eterna”, ci ha detto Gesù; “io do loro la vita eterna”! Non è cosa da poco la vita eterna.

La vita terrena è già una grande cosa; noi vi siamo legati e ce la teniamo ben stretta, questa vita sulla terra; ci è di peso doverla lasciare; ma non c’è paragone tra questa vita e la vita eterna. Non c’è paragone tra la terra e il cielo! Non c’è paragone… “Occhio mai non vide, né orecchio mai udì, né mai entrarono in cuore d’uomo le cose che Dio ha preparato per quelli che lo amano”, dice san Paolo (1Cor 2,9). E altrove egli dice: “Una quantità smisurata ed eterna di gloria ci attende nei cieli; per cui noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili; le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne” (2Cor 4,17-18). Ci attendono cose invisibili, che ci sorprenderanno!

Una pace infinita, una gioia infinita, una comunione con Dio e con tutti senza più alcuna incrinatura; il cuore pienamente appagato di tutto il bisogno e la sete che ha di verità, di giustizia, di amore, di bellezza che qui in questa vita il cuore è andato cercando e mendicando, restandone, almeno in parte, e forse in grande parte, privo e senza risposta: questa è la vita eterna, e molto di più; questo è il paradiso; “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”, dice il libro dell’Apocalisse (Ap 21, 4).

Una domanda: a noi interessa la vita eterna? la teniamo presente? la desideriamo? O è qualcosa di lontano, di nebuloso, di quasi temuto? San Paolo dice: “Finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione” (2Cor 5,6-7). Siamo convinti che la vita su questa terra non è la patria, ma è ‘esilio’? Nella ‘Salve regina? Noi diciamo alla Madonna: “Mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno”. Torna la parola ‘esilio’.

La patria non è qui; desideriamo la patria? Fa essa capolino qualche volta nelle nostre giornate? la pensiamo? vi ci prepariamo? E’ importante prepararvisi, perché perduta la comunione con Dio e la felicità nella vita eterna, avremmo perso tutto, avremmo sbagliato tutto, avremmo sciupato il dono che il Signore voleva farci; e meglio sarebbe stato per noi se non fossimo mai nati.

Questa domenica, quarta di Pasqua, è detta la domenica del buon pastore. Gesù, buon pastore, vuole dare a noi, sue pecore, la vita eterna; e dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono”. Seguire il Signore, dare spazio e seguito alla sua voce, è certezza di vita eterna; obbedire ai comandamenti di Dio, alla sua legge; corrispondere al suo amore e fare in tutto ciò che a lui è gradito; lottare contro il peccato con tutte le forze è via al cielo. Desideriamo il cielo, perché per il cielo siamo fatti. Ricordiamolo, ricordiamolo spesso; e fin d’ora ringraziamo il Signore che ce lo ha preparato e vuole donarcelo.

don Giovanni Unterberger

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