Ultima domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Col 1,9-14;   Mt 24,15-35)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 24 novembre 2019

Nell’anno 1239, l’undicesimo Superiore generale dell’Ordine certosino, Martino, fissò come motto dell’Ordine: “Stat crux, dum volvitur orbis”, ‘sta salda la croce, sui rivolgimenti del mondo’. Tale motto è plasticamente raffigurato, appena varcato il portone della Certosa di Vedana, nella nicchia ricavata sotto lo scalone che porta alla chiesa: in quella nicchia, davanti alla statua del fondatore dei certosini, san Bruno, è collocato un globo, raffigurante il mondo e, sopra di esso, una croce, con sotto, incise, le parole “Stat crux, dum volvitur orbis”, ‘sta salda la croce, sui rivolgimenti del mondo’.

Queste parole richiamano il cuore del Vangelo appena proclamato. Esso ci ha presentato un mondo caotico, confuso, percorso da paure e timori, sconvolto da voci contrastanti: “Ecco, il Cristo è qui, è là”; con l’apparire di falsi profeti, seminatori di menzogne e falsità, tesi “ad ingannare , se possibile, anche gli eletti”, ha detto Gesù.

 E’ la raffigurazione del mondo di tutti i tempi, ed anche di oggi. Non c’è quiete nel mondo; c’è un muoversi, un dimenarsi, un cambiare continuamente, un non saper dove andare, un vagare in cerca di ciò che non si riesce a trovare; c’è una diffusa, sofferta, inquietudine che, invece di sollecitare l’uomo a fermarsi per individuare la via e la direzione giusta, lo spinge ad addentrarsi in un labirinto sempre più intricato e più fitto.

Su tutto ciò sta salda la croce di Cristo. Il Vangelo ci ha detto: “In quel giorno comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e tutte le tribù della terra vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria”. Il segno del Figlio dell’uomo è la croce. La croce di Cristo sta salda sulle vicende del mondo; è il punto fermo che tiene. Ad essa l’umanità può fare riferimento e appello. Tutto può cambiare, mutare, venire meno e crollare, ma non la croce di Cristo. La croce di Cristo ‘sta’, è la forza stessa di Dio. Sul Calvario fu piantato uno stendardo di vittoria definitiva e per sempre. La croce è salvezza; è segno grande d’amore, certezza dell’amore infinito ed eterno di Dio.

La croce stia nel nostro cuore, nella nostra vita, su tutti i rivolgimenti che ci potessero accadere. Non temeremo; abbiamo la croce di Cristo! “Di null’altro mi glorierò -esclama san Paolo nella lettera ai Galati- se non della croce del Signore Gesù” (Gal 6,14); ove quel ‘mi glorierò’ traduce il verbo ‘kàuchomai’ (κάυχομαι), che, alla lettera, significa ‘fondarsi’, ‘basarsi su’; per cui il grido di san Paolo propriamente è: “Su null’altro mi fonderò e mi baserò se non sulla croce di Cristo”. La croce è ‘fondamento’; fondamento di salvezza, di speranza, di stabilità.

Su che cosa fonderemo il senso e il valore del nostro vivere, e, in particolare, del nostro soffrire? Sulla croce di Cristo, sul soffrire del Crocefisso, che dà valore al nostro soffrire, unito al suo. Su che cosa fonderemo l’abisso delle nostre colpe e dei nostri peccati? Sulla croce di Cristo, che è perdono e remissione di ogni colpa e peccato. Su che cosa fonderemo la speranza di salvezza eterna nostra, dei nostri cari e di tutti gli uomini? Sulla croce di Cristo, legno che ha aperto le porte del paradiso.

“O crux, ave, spes unica”, canta il celebre inno ‘Vexilla regis’, ‘O croce, unica speranza’. Davvero la croce, issata sul Calvario, è l’unica speranza del mondo. Per la misericordia di Dio essa sta salda sui rivolgimenti dell’umanità; non travolta da essi, ma capace di dare ad essi vita e salvezza. La croce, issata dentro di noi, sia da noi onorata, amata e pregata.

don Giovanni Unterberger

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