3^ domenica di Quaresima (forma straordinaria)

Gesù scaccia il demone dal muto

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(Ef 5,1-9;   Lc 11,14-28)

Belluno, chiesa di san Pietro, 15 marzo 2020

Il diavolo combatte contro di noi, e se da solo non ce la fa a vincerci, si allea -ci ha detto Gesù- con altri sette suoi compagni, e torna all’assalto.

Abbiamo una vocazione altissima: “Fratelli, fatevi imitatori di Dio”, ci ha esortato l’apostolo Paolo nell’epistola. Diventare imitatori di Dio è la grande sfida messaci davanti. Nel greco, in cui Paolo scriveva, l’espressione suona precisamente così: “Fatevi ‘mimetài’ (μιμηταί) di Dio”. Per dire ‘imitatori’ l’apostolo usa la parola ‘mimetài’, da cui deriva la nostra parola ‘mimo’. Siamo esortati a fare il ‘mimo’ di Dio, ad essere persone che fanno della propria vita un’imitazione del Signore. Chi vuole fare il mimo di una persona la osserva bene, studia il suo comportamento in tutte le sue caratteristiche, fino nei minimi particolari e nelle più piccole sfumature, così che l’imitazione risulti il più possibile perfetta.

Gesù fu l’imitatore perfetto del Padre: “il Padre mio opera sempre, e anch’io opero”, egli disse (Gv 5,17); “il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa anche il Figlio lo fa” (Gv 5,19); “la mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,16); “io dico al mondo le cose che ho udito da lui” (Gv 8,26); “non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (Gv 8,28). All’apostolo Filippo che gli chiese: “Mostraci il Padre”, Gesù poté dire: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9). Gesù fu vero imitatore del Padre! A tali altezze siamo chiamati anche noi.

Altezze che non piacciono a Satana. Egli non può sopportare Dio, e quindi non può sopportare, di conseguenza, chi avesse come programma di vita l’imitazione di Dio. Per questo egli si scaglia contro l’uomo, e se non riesce da solo, recluta altri suoi cattivi compagni. Il diavolo conosce bene come si costruisce il procedimento dell’imitazione, e come si arrivi a mimare qualcuno: tutto parte dal contemplare quel ‘qualcuno’, dall’osservarlo, dallo stare con lui. Per cui le batterie di Satana sono tutte puntate contro la preghiera del cristiano, contro il suo proposito di pregare, contro il suo sforzo di stare con il Signore. ‘Non ho tempo’; ‘ho molto da fare’; ‘pregherò dopo’; ‘non sono capace’; ‘è molto che prego e non vedo che cambi qualcosa’; ‘pregare, come si fa?’ Sono i sibili del demonio; egli sa perfettamente che se ci vince su quel versante, ci ha in mano del tutto, e non è necessario che si sforzi più di tanto a insidiarci con altre tentazioni.

Ma allora addio imitazione di Dio! addio mimo del Signore! La nostra vita, la nostra persona cadrebbe in una situazione deplorevole, quella che san Macario descrive così: “Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l’anima che rimane priva del suo Signore. Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo. Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità. Guai alla nave senza timoniere! sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta andrà in rovina. Guai all’anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! E povera la terra priva del contadino che la lavori; povera l’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito”.

Preghiamo, fratelli; fissiamo ogni giorno un tempo di preghiera: Non sia troppo breve, non sia frettoloso. E sforziamoci di esservi fedeli; siamo chiamati ad imitare Dio!

don Giovanni Unterberger

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