3^ domenica di Quaresima (forma ordinaria)

Casteldurante – Ciotola con Gesù e la samaritana al pozzo – 1520-30 ca

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(Es 17,3-7;   Rm 5,1-2.5-8;   Gv 4,5-42)

Duomo di Belluno, 15 marzo 2020

“Io ho un’acqua da darti”, disse alla donna samaritana il misterioso personaggio che ella trovò seduto accanto al pozzo a cui era andata ad attingere. “Hai sete? Io ho acqua per te”.

La donna era andata al pozzo ad attingere acqua per la sete del corpo, ma quella non era l’unica sua sete; di altre seti ella soffriva, più nascoste e più profonde. Aveva cercato di sedarle con cinque mariti; cinque esperienze amorose tutte fallimentari…; ed ora viveva con un uomo che non era suo marito.

“Io ho acqua per te”, le disse. “Ma come? -ella obiettò- non hai un secchio per attingere, e il pozzo è profondo, come puoi dire che hai un’acqua da darmi?” “Ho acqua per la tua vita”, quello insistette; parole che costrinsero la donna a scendere nel profondo di sé, là ove il suo animo soffriva ed era bisognoso.

La samaritana si trovava accanto ad un pozzo, ma in realtà aveva davanti a sé la sorgente: “l’acqua che io ti voglio dare -le disse Gesù- è acqua di sorgente; una sorgente che può darti vita eterna, così che tu non abbia mai più sete”. “Dammi quest’acqua!”, disse allora la donna. Pozzo – sorgente.

“Il mio popolo -dice il Signore nel libro del profeta Geremia- ha commesso due iniquità: ha abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate che non tengono l’acqua” (Gr 2,13). Quante volte l’uomo si scava cisterne, pozzi che non sono di acqua pura e buona; acqua che inganna e non disseta, che inquina e ammorba spiritualmente! E quanto lascia scontenti, delusi e insoddisfatti quell’acqua! E’ di capitale importanza riconoscere e dare il vero nome alle proprie seti: sono seti di bene, di bontà e di verità, o sete di vizi e di egoismo? Sono seti di assoluto e di infinito, o di beni solo caduchi e passeggeri? E quanto importante è capire, poi, dove attingere!

Meraviglia il modo in cui il misterioso personaggio seduto accanto al pozzo, che aveva un’acqua viva da dare, abbia iniziato il colloquio con la donna samaritana: “Dammi da bere”, le disse. Gesù aveva sete; stava facendo viaggio da Gerusalemme alla Galilea, era stanco e si era vicini a mezzogiorno. Ma in quella sua sete ne era nascosta un’altra, la sete dell’anima di quella donna. In un altro momento, sulla croce poco prima di morire, Gesù dirà: “Ho sete!” (Gv 19,28); era sete fisica, quella, ma -come commentano i Padri della Chiesa- era anche sete spirituale, il desiderio profondo di attirare tutti gli uomini a sé (cfr Gv 12,32), dando salvezza al mondo intero col sacrificio della propria vita.

Noi siamo dentro la sete di Gesù. “Chi ha sete venga a me e beva”, egli gridò nel grande giorno della festa delle Capanne (Gv 7,37); e con le parole di Dio nel libro del profeta Isaia egli invita: “O voi tutti assetati, venite all’acqua; chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro, e senza spesa, vino e latte” (Is 55,1). Alla sete di Gesù noi possiamo dare ristoro; possiamo calmarla col nostro ‘sì’, col nostro cercare acqua in lui.

“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”, esclamò l’apostolo Pietro (Gv 6,68); le parole di Gesù sono acqua viva. Acqua viva è la sua amicizia, la sua presenza, la sua bontà, la sua misericordia, il suo perdono, la sua promessa di compimento della nostra vita. Non cercheremo più pozzi e cisterne, cercheremo la sorgente! cercheremo il Signore, risposta piena ed esauriente ad ogni nostra profonda sete.

don Giovanni Unterberger

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