Solennità del Corpus Domini

Giusto di Gand – Pala del Corpus Domini – 1473-1474

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(Dt 8, 2-3.14b-16a;   1Cor 10,16-17;   Gv 6,51-58)

Duomo di Belluno, 14 giugno 2020

“Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica”. Sentiamo la forza di questa affermazione, che non viene da un grande Padre della Chiesa o da un Sommo Pontefice, ma da un’anima tenera e dolce qual era l’anima di santa Teresa di Gesù Bambino, giovane piccola suora carmelitana: “Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica”, tale sarebbe la ressa! Perché? Perché nell’Eucaristia c’è il Signore, c’è Gesù; quel Gesù che passò per le vie di Palestina -come dicono gli Atti degli Apostoli- “beneficando e sanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” (At 10,38); c’è lo stesso Gesù di allora, vivo e vero, presente sotto le specie del pane e del vino consacrati.

Nell’Eucaristia è presente quel Gesù che chiamò a sé, al suo seguito, Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e gli altri apostoli, trasformandone la vita, e che dall’Eucaristia chiama ancora gli uomini d’oggi per dare loro grazie di vita nuova. Nell’Eucaristia è presente quel Gesù che liberò la Maddalena dalla lussuria, Zaccheo dall’avarizia e dall’avidità del denaro, gli apostoli Giacomo e Giovanni dalla superbia di voler essere i primi e i più importanti, l’apostolo Tommaso dall’incredulità. Non ha forse bisogno l’uomo d’oggi di incontrare questo Gesù? un Gesù che lo guarisca dai vizi, dalle cattive tendenze e dalle cattive passioni? Gli apostoli un giorno si trovarono in pericolo sul lago di Genezareth (infuriava una forte tempesta e l’acqua stava entrando nella barca), ebbero paura e si sentirono perduti; Gesù calmò i venti e le acque, fece tornare la bonaccia. Nell’Eucaristia è presente lo stesso Gesù, capace di riportare quiete, calma, fiducia, pace in cuori in tempesta, in cuori feriti, doloranti, avviliti e smarriti.

E, più ancora, nell’Eucaristia è presente la passione, morte e risurrezione del Signore; vi è racchiusa la nostra salvezza. L’Eucaristia è il sacrificio della Croce che ci ha perdonato i peccati e ci ha riaperto le porte del paradiso; contiene il grande gesto d’amore di Gesù morto e risorto per noi. Non ha forse bisogno l’uomo di immergersi in questo straordinario Mistero, decisivo per un buon cammino in questa vita e per il suo eterno destino?

Ma tutto ciò è velato e nascosto sotto piccoli segni: pane e vino. Non fanno rumore, questi segni, non dicono più di tanto ai sensi, eppure nascondono il Signore! Il grande filosofo e teologo russo, sacerdote ortodosso Pavel Florenskij, nella sua opera ‘La filosofia del culto’ scrive: “Nella liturgia cristiana non vengono offerti tori, capri, agnelli come nell’Antico Testamento, ma è il Signore in persona che offre se stesso come vittima. Ogni Eucaristia è in verità il Corpo e il Sangue di Cristo, quello stesso, non un altro, non uno nuovo ma quello stesso, numericamente lo stesso; e il Golgota è il fatto storico celato nelle forme del rito liturgico.  Questo è il rito cristiano. Allora non c’è posto per prenderlo con leggerezza, quella leggerezza della quale pochi non si macchiano. Il culto veterotestamentario voleva intimorire con la sua grandezza (migliaia di animali uccisi); rispetto a quello il culto cristiano si è accresciuto nella sostanza e in intensità, ma -pur tagliente come un lampo e infuocato nella sua essenza- non svela apertamente, tranne rare eccezioni, la sua terribile potenza, non sottomette a sé, con segni straordinari, il nostro stupore; ma preferisce dimorare nel fondo della nostra fede. Stiamo però attenti a non ingannarci per la sobrietà dei nostri santi Misteri, che ci si presentano in maniera tanto ovvia e familiare. Non perdiamo il timor di Dio!”

Davanti all’Eucaristia è necessaria tanta fede, fede che vede oltre ciò che vede l’occhio umano. Essa è il Signore Gesù, l’uomo-Dio, il Salvatore; è il pane di vita eterna, la promessa di risurrezione. Davanti all’Eucaristia è da cadere in ginocchio in adorazione. In adorazione non solo durante la celebrazione della Messa, ma anche in momenti di adorazione personale davanti al tabernacolo; perché nel tabernacolo l’Eucaristia, lì presente, conserva in sé tutta la realtà e la potenzialità salvifica ricevuta nella Messa; è lo stesso Cristo dell’altare.

“Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica”! Approfondiamo noi la nostra fede e il desiderio dell’Eucaristia; il desiderio di riceverla e di adorarla, per essere messi a parte di tutto il bene e del grande tesoro di grazia che in essa il Signore ha racchiuso per noi.

don Giovanni Unterberger

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