11^ domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(1 Cor 15,1-10;   Mc 7,31-37)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 16 agosto 2020

Uno dei punti dottrinali che dividono i Protestanti da noi Cattolici è la possibilità o meno che l’uomo ha di intercedere a favore dell’altrui salvezza. I Protestanti, basandosi sul passo degli Atti degli Apostoli che dice: “Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo, all’infuori del nome di Gesù, nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12), e sul passo della prima lettera dell’apostolo Paolo a Timoteo, che recita: “Dio è uno solo, e uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù” (1Tm 2,5), negano categoricamente la possibilità che gli uomini possano intercedere gli uni per la salvezza degli altri. Mentre ciò è una realtà vera. Conseguentemente alla loro convinzione, essi non ricorrono all’aiuto della Madonna e dei Santi, non li pregano; e i loro luoghi di culto sono privi di qualsiasi statua e immagine sacra.

E’ certamente vero che unico essenziale redentore dell’umanità è Cristo, che col suo sacrificio della croce ha ottenuto la salvezza di tutti gli uomini; e che senza quel sacrificio nessuno sarebbe salvo; ma è anche vero -perché affermato in più punti della Sacra Scrittura- che Dio vuole associare l’uomo alla sua opera di salvezza. Il Vangelo che abbiamo ora ascoltato ci ha riferito la guarigione di un sordomuto; a guarirlo fu Gesù, ma a condurglielo davanti perché fosse guarito, fu la gente del luogo. Così pure nel caso della suocera di Pietro ammalata, furono le persone accanto a lei a pregare Gesù che la guarisse (cfr Mc 1,30-31); e il paralitico di Cafarnao fu calato dal tetto davanti a Gesù dai suoi quattro amici (cfr Mc 2,3-9). Nell’Antico Testamento si racconta di Giobbe, che all’indomani di ogni occasione in cui i suoi figli e figlie si radunavano per festeggiare, offriva un sacrificio per ciascuno di loro, per ottenere il perdono di Dio  qualora avessero peccato (cfr Gb 1,4-5).

Collaboratrice prima con Gesù nell’opera di salvezza fu Maria, col suo ‘sì’ il giorno dell’Annunciazione che rese possibile l’Incarnazione del Verbo, e con la sua partecipazione, col proprio dolore, al dolore redentore di Gesù in croce. Il Concilio Vaticano II pertanto dichiara: “Per questo la beata Vergine è invocata dalla Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice” (Lumen gentium, n.62). In subordine a Maria i Santi, che la Chiesa riconosce e invoca come patroni e intercessori.

Ma anche noi, ogni credente, ha questo potere, donatogli dal Signore. San Paolo nelle sue lettere scrive: “Io non cesso di pregare per voi, fratelli, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della volontà di Dio per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona” (Col 1,9-10); “vi ricordo continuamente nelle mie preghiere perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui” (Ef 1,16-17). Oltre che pregare per i suoi cristiani, Paolo chiede che essi preghino e intercedano presso Dio per lui: “Vi esorto, fratelli, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità” (Rm 15,30-31).

Noi possiamo essere degli ‘intercessori’. Con la preghiera, e non solo con la preghiera, ma anche con ogni azione che compiamo. Potremmo assegnare ad ogni giornata un’intenzione: oggi tutte le preghiere e tutto ciò che farò lo offro al Signore per la pace nel mondo; oggi per la Chiesa e per nuove vocazioni sacerdotali; oggi per gli ammalati e i moribondi; oggi per la salvezza eterna mia e dei miei cari; oggi per i poveri e i disperati; oggi per la conversione dei peccatori, oggi per i missionari; oggi per i defunti, specialmente i più dimenticati; oggi per…, oggi per… Le nostre giornate acquisterebbero, così, respiro, consistenza, spessore, senso, significato e valore, valore di salvezza per molti. Una giornata vissuta in intercessione non lascia indifferente il mondo, non lo lascia com’era al mattino, all’inizio di quella giornata.

“Condussero innanzi a Gesù un sordo, scongiurandolo affinché gli imponesse le mani”, ci ha detto il Vangelo. Conduciamo anche noi il mondo davanti a Gesù, perché lo guarisca e lo salvi.

don Giovanni Unterberger

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