La Perseveranza se ne andava tutta fiera di sé, guardandosi
intorno e aspettandosi lodi e riconoscimenti da tutte
le parti. Per la verità, non sarebbero stati ingiustificati
e fuori posto, perché -in effetti- la perseveranza è una grande
cosa; riuscire a perseverare a lungo, e fino alla fine, nella strada
intrapresa, nell’impegno assunto, specialmente se importante e
gravoso, non è cosa da poco. La Perseveranza si beava di sé…
Ma aveva dimenticato le sue quattro sorelle. Queste le volevano
bene, tanto bene, al punto che si erano messe al suo servizio
benché fossero più anziane di lei; ad esse non interessava la
propria affermazione, ma unico loro scopo era che la loro sorella
Perseveranza potesse perfettamente riuscire.
Le quattro sorelle si chiavano Pazienza, Fede, Speranza,
Umiltà: erano nate prima della loro sorella, perché senza di esse
Perseveranza non sarebbe potuta venire al mondo. Segno di
vero amore è il coraggio di correggere, se necessario, la persona
a cui si vuole bene; non è, infatti, vero amore il dare sempre e
comunque ragione, il passar sopra ad ogni sbaglio e difetto del
fratello, della sorella, senza farglielo, sia pur con carità, notare,
per cui possa correggersi e migliorare. E quest’amore coraggioso
le quattro sorelle lo possedevano alla grande. Pensarono pertanto
di intervenire l’una dopo l’altra.
Cominciò Pazienza. “Ti ricordi, Perseveranza, le difficoltà
che hai incontrato fin qui? Le fatiche, gli imprevisti, gli ostacoli
improvvisi, i torti che hai subito, le incomprensioni e le
maldicenze a tuo riguardo, gli inciampi, i dolori? Più volte ti ho
vista scoraggiata e avvilita, a un passo dal lasciare tutto dandoti
per vinta. Era troppo pesante il fardello! In quei momenti io mi
avvicinai a te, ti diedi una mano e ti sostenni; ti dissi: pazienza,
porta pazienza; sii forte, sopporta anche questa croce; vedrai che
ce la faremo. E tu mi hai ascoltata; insieme con me hai resistito!” –
“E’ vero, sorella Pazienza -disse commossa Perseveranza-, ti devo
molto, forse tutto. Grazie!”
Si fece avanti Fede. “Carissima sorella, sono molto contenta
di te, della tua bella riuscita. Però rifletti: non saresti giunta
fino a dove sei giunta, se io non ti avessi aiutata. Tenevi troppo
lo sguardo rivolto alla terra, catturata e prigioniera di quanto ti
succedeva, come se quello fosse l’ultimo orizzonte di tutto. Ed
eri smarrita, vedevi solo buio. Io riuscii a farti balenare un po’ di
luce, a sussurrarti che nel tuo cammino, pur duro, c’era un senso,
un significato; c’era! Anche se tu al momento non lo vedevi. ‘C’è
il Cielo, e una Provvidenza, sopra di noi’, ti dicevo. Ricordi? Ti
portai l’esempio di una tovaglia: una tovaglia se la si guarda al
rovescio, appare un groviglio disordinato e incomprensibile di fili
e di nodi, ma se la si rivolta e la si guarda al dritto, lascia vedere
il disegno. E tu mi hai ascoltata, mi hai seguita, hai guardato alla
luce che ti indicavo…” – “E’ vero, sorella Fede -disse commossa
Perseveranza-, ti devo molto, forse tutto. Grazie!”
Incoraggiata dall’apertura di cuore di Perseveranza, cominciò a
parlare Speranza. “Ti ho tanto sostenuta nel tuo cammino, sorella
carissima. Sapevo bene che il più terribile nemico dell’anima è lo
scoraggiamento, e che un’anima scoraggiata è come paralizzata,
incapace di muovere neppure più un passo. Per questo ti aiutai
tanto a sperare, a pensare che la sofferenza e la difficoltà non
durano sempre; che le cose, le situazioni possono cambiare, e i
cuori più induriti convertirsi. Ti parlai di Dio che conosce tutto e a
cui nulla è nascosto, che è accanto a ciascuno dei suoi figli e non
lascia solo nessuno; gli dà forza e coraggio. Tu permettesti alle
mie parole di scendere nel tuo cuore, le sentisti come un unguento
che medicava le tue ferite e un balsamo che ti portava refrigerio;
risvegliarono in te energie nuove, e hai sperato! Ciò ti ha salvata.”
– “E’ vero, sorella Speranza -disse commossa Perseveranza-, ti
devo molto, forse tutto. Grazie!”
E per ultima prese la parola Umiltà. Con grande affetto
cominciò: “Sorella carissima, io ti devo dare atto di una grande
cosa che hai fatto: sei stata umile! Se non fossi stata umile, ti saresti
persa, perché l’orgoglio acceca e porta a perdizione. Solo l’umile
riesce. Ti invitai a non voler fare tutto da te, a non presumere di
riuscire da sola a far fronte alle asperità del tuo cammino, e tu mi
hai ascoltata: hai chiesto aiuto a persone prudenti e di sentimenti
cristiani; ti sei rivolta a Dio e hai tanto pregato, lo hai, per così dire,
assediato con le tue preghiere, e lui ti ha reso possibile ciò che alle
tue forze non sarebbe stato possibile. Il Signore, che sostiene i
deboli, ti ha fatto perseverare!”– “E’ vero, sorella Speranza -disse
commossa Perseveranza-, ti devo molto, forse tutto. Grazie!”
“Ma ditemi, sorelle, di dove siete? Da dove venite? Ora
comprendo che nessun merito io ho se fino ad ora ho perseverato,
e che il mio vero nome non è Perseveranza, ma è il distillato di voi,
stupendo mix di Pazienza, Fede, Speranza e Umiltà…!” – “Noi
veniamo dal Cielo, sorella carissima, da Dio, che ti ama, e che
attraverso di noi ti ha sostenuta e sempre guardata, fino a che tu
potessi, finalmente, chiamarti Perseveranza!”
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