Sapienza, dono che viene dall’alto

Chi consulta il dizionario Treccani alla voce ‘sapienza’, trova scritto: “Dal latino ‘sapientia’, derivato da ‘sapiens – sapientis’ = ‘sapiente’, ‘saggio’, con riferimento a persona di molte e profonde cognizioni, di grande cultura, dottrina e sapere”. E’ definizione giusta, che ha come suo contrario ‘stoltezza’, ‘ignoranza’, però è definizione parziale e monca. Infatti la parola latina sapientia ha come sua radice primigenia il verbo sàpere, che significa “avere sapore, gustare, trovare gusto”; per cui ‘sapienza’ non significa solo ‘saggezza’, ma indica, ancor prima, la capacità di gustare le cose.

La vita è qualcosa di bello e di piacevole se la si sa gustare, se si sanno apprezzare le cose buone che offre. Però può capitare (e capita non di rado) che invece si cada nella noia e nell’insoddisfazione, per la tendenza a dare tutto per scontato. Conosciamo i sette doni dello Spirito Santo, che la Chiesa ci insegna; il primo è ‘Sapienza’, il secondo è ‘Intelletto’, il terzo ‘Consiglio’, ecc. Il dono dell’Intelletto (dal latino intus lègere = leggere dentro) è il dono che rende capaci di capire profondamente il senso delle cose, e, il dono della Sapienza, quello di averne il gusto.

Tale dono vale in special modo per le realtà spirituali, che non cadono sotto i sensi, e che quindi richiedono, per essere gustate, un ‘palato’ particolare. Ciò che cade sotto gli occhi (un fiore colorato, un ampio panorama), sotto l’udito (una bella musica), sotto l’odorato (un buon profumo), sotto il tatto (qualcosa di soffice), in bocca (un cibo saporito) può essere facilmente gustato; ma le cose che non cadono sotto i sensi? Le cose dello spirito? Le cose di Dio? Eppure per queste siamo principalmente fatti, perché in noi lo spirito è più del corpo.

Non è facile gustare il fatto che siamo figli di Dio, che partecipiamo della sua stessa vita, che siamo da sempre nel suo pensiero, prima ancora che esistesse il mondo, come dice san Paolo (cfr Ef 1,4); gustare l’infinito amore di Dio, che sempre ci segue, ci sostiene, ci custodisce e ci guida a salvezza. Non ci fa esultare di straordinaria gioia il sapere che siamo tempio dello Spirito Santo presente in noi quale divino Ospite; e perfino talvolta ci lascia quasi indifferenti il ricevere in noi il Corpo e il Sangue di Cristo nella Santissima Eucaristia. Il nostro palato spirituale non è gran che capace di cogliere la dolcezza dell’amicizia col Signore, della straordinaria realtà che ci fa eredi di Dio e, già fin d’ora, del suo paradiso.

Insomma …non ci viene spontaneo gustare le cose spirituali; siamo tanto terreni! Il libro biblico della Sapienza dice: “Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi, e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri. A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano, ma chi può rintracciare le cose del cielo? Chi ha conosciuto il tuo pensiero, o Dio, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo Santo Spirito dall’alto?” (Sap 9,13-17).

Il Signore vuole darci tale dono; l’apostolo Giacomo nella sua lettera ce lo assicura: “Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data” (Gc 1,5). Il re Salomone pregava il Signore così: “Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, dammi la sapienza che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Anche il più perfetto tra gli uomini, privo della tua sapienza, sarebbe stimato un nulla; mandala dai cieli santi, dal tuo trono glorioso, perché mi assista e io sappia che cosa ti è gradito” (Sap 9,1-6. 10).

Gustare le cose del cielo dà gioia e sapore anche al vivere terreno, talvolta tanto arido, duro e faticoso. Gustare Dio consola animi doloranti, medica cuori feriti, sostiene nelle più sofferte aridità e incorrispondenze da parte di cuori umani. Abbiamo immenso bisogno di questo dono! Ci è tanto necessario per vivere sereni, fiduciosi, e perfino contenti; per non restare come soffocati dalle cose di quaggiù, ma per avere un cuore che respira e che batte senza stancarsi. Signore, nella tua bontà, dacci la Sapienza, dacci il gusto di te!

Don Giovanni Unterberger

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