3^ domenica dopo Pentecoste

Paul Gauguin – La pastorella bretone – 1886

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(1 Pt 5,6-11; Lc 15,1-10)

13 giugno 2021, risalente al17 giugno 2012

Il pastore della parabola cerca la pecora perduta, la donna di casa cerca la dramma che aveva smarrita. L’uno e l’altra cercano finchè non hanno ritrovato ciò che desideravano ritrovare.

Queste due immagini sono il più bel commento a quanto l’apostolo Pietro ci ha detto nella prima lettura: “Il Signore ha cura di voi. Gettate in lui ogni vostra preoccupazione, perché il Signore ha cura di voi.”.

Non sempre la cura di Dio nei nostri riguardi ci appare chiara, ma questo dipende dalla nostra fede, che è poca, e dai nostri occhi che non sanno vedere. Il Signore ha cura di noi. Mi colpisce sempre quanto Mosè disse al popolo di Israele al momento di entrare nella Terra promessa dopo quarant’anni di cammino nel deserto; Mosè disse al popolo: “Ringrazia il Signore tuo Dio, o popolo; egli ti ha portato per tutto il cammino che hai fatto come un padre porta il proprio figlio” (Dt 1,31). Israele avrà pensato di aver camminato con le proprie gambe nel deserto; sì, fisicamente egli aveva camminato con le proprie gambe, ma in realtà era stato portato da Dio come un padre porta in braccio, o sulle spalle, il proprio bambino. Dio gli aveva procurato la manna, l’acqua dalla roccia, lo aveva difeso dagli Amaleciti, lo aveva assistito in tutti i modi. “In tutti i modi, o Signore, hai magnificato e reso glorioso il tuo popolo e non l’hai trascurato, assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo”, dice il libro della Sapienza (Sap 19,22). Queste parole non potrebbero essere la firma che noi apponiamo alla nostra vita fin qui? Non siamo stati forse accompagnati, sostenuti, portati da Dio? O abbiamo fatto tutto da soli? Abbiamo camminato forse con le nostre sole forze? Non avremmo ricevuto proprio nulla da Dio?

L’apostolo Pietro continua la sua catechesi mettendoci in guardia dal fatto che siamo insidiati. “Vigilate – egli dice – perché il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare”. Abbiamo un nemico, Satana, che vuole azzannarci e divorarci. Egli riuscirà a farlo se riuscirà a staccarci da Dio, se riuscirà a farci dimenticare i tanti benefici che abbiamo ricevuto dal Signore, e riuscirà a farci dimenticare, o anche solo a farci dubitare, di essere dal Signore amati e benedetti. Infatti, finchè rimaniamo nella certezza che Dio ci ama e ha cura di noi, noi non pecchiamo, non cadiamo preda di Satana. La riconoscenza ce lo impedisce, la riconoscenza ci difende. Dio ci ama!

Un terzo pensiero, molto consolante, ci offre l’apostolo Pietro. Egli dice: “Il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, vi confermerà e vi renderà forti e saldi”. Siamo chiamati ad una “gloria eterna”. Da sempre sulla nostra vita sta una chiamata, una vocazione ad una gloria eterna. “Occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, le cose che Dio tiene preparate per coloro che lo amano” – dice Paolo (1 Cor 2,9) – da tanto grandi e belle sono.

Non solo Dio ci ha beneficato, ma ci beneficherà. La quantità maggiore dei benefici egli non ce li ha ancora dati, ce li darà nell’eternità. Nell’eternità avremo la pienezza della gioia, della luce, della pace, della comunione con Dio e tra tutti noi. Nell’eternità sperimenteremo con una felicità infinita che cosa voglia dire essere figli di Dio, amati da lui, creature dentro il suo cuore. Egli continuerà anche nell’eternità ad avere cura di noi.

E frattanto, finchè siamo ancora in questa vita, egli – dice Pietro – “ci rende forti e saldi”. Abbiamo bisogno della sua forza e saldezza che venga in soccorso alla nostra fragilità e debolezza; ed egli, Dio, lo fa; lo fa con la sua potenza infinita. Noi, su quella forza e potenza possiamo fondarci, possiamo appoggiarci; possiamo fare entrare in noi la forza di Dio con la fede e con la preghiera. Il Signore sia colui nel quale gettiamo l’àncora della nostra vita; “egli ha cura di noi”.

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