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(Num 11,25-29; Giac 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48) Anno B
Sabato 25 settembre 2021, risalente a sabato 29 settembre 2012
Sono due i messaggi rivoltici dal Vangelo che abbiamo sentito ora proclamare, ciascuno corredato e completato dalle letture precedenti il Vangelo. Facciamo qualche considerazione su ciascuno di essi.
Il primo messaggio: avere un cuore aperto. Giosuè, servitore di Mosè, non voleva che Eldad e Medad profetizzassero, perché erano rimasti nell’accampamento e non si erano uniti al gruppo riunito da Mosè. Ma anche su di loro era disceso lo Spirito di Dio, e chi può fermare lo Spirito di Dio? Mosè rispose a Giosuè: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore, e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito! Lascia che profetizzino, Giosuè!”
L’apostolo Giovanni non poteva sopportare che un tale, che non faceva parte del gruppo dei discepoli di Gesù, scacciasse i demoni, liberasse anche lui le persone da Satana. Gesù gli disse: “Non glielo impedite, se fa del bene è dalla nostra parte”.
Che cuore grande il cuore di Mosè e il cuore di Gesù! E come rischia di essere invece stretto il nostro cuore! Quanta fatica facciamo a vedere il bene e a riconoscerlo ovunque esso è. Facilmente siamo schiavi di schemi in testa che ci dicono: il bene è lì; lì invece non ci può essere del bene. Giudichiamo, selezioniamo, applichiamo etichette secondo il nostro pensiero, secondo il nostro modo di vedere le cose, secondo la nostra sensibilità e i nostri gusti. E invece lo Spirito Santo è molto libero, fantasioso, generoso; “soffia dove vuole”, dice Gesù (Gv 3,8), e dà doni di verità, di virtù e di bene anche a persone e a realtà che noi non penseremmo.
Questo sguardo ampio e questo cuore aperto il Concilio Vaticano II, il cui cinquantesimo anno dall’inizio cade tra pochi giorni, ci invita ad avere, ad esempio, nei confronti delle religioni non cristiane, delle quali, dice il Concilio, “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto vero e santo esse contengono. La Chiesa cattolica considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini” (Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, n.2).
Alle volte noi siamo portati a condannare in blocca l’Islam, il Buddismo, il Confucianesimo, le altre fedi, mentre anch’esse sono vie, pur imperfette, di salvezza. Fermo restando, aggiunge il Concilio, “che la Chiesa cattolica è tenuta ad annunciare incessantemente Cristo, che è la via, la verità e la vita, in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato in sé tutte le cose “ (ibidem). Non dunque un ingenuo e sconsiderato sincretismo, ma la capacità di riconoscere tutto il buono che lo Spirito di Dio ha disseminato nel mondo.
Uno sguardo e un cuore aperto così sono necessari anche all’interno della Chiesa, tra Movimenti e Associazioni, tra forme liturgiche e modi di pregare diversi, tra cammini di spiritualità differenti. Dappertutto c’è lo Spirito Santo di Dio. E ciò vale anche nei rapporti interpersonali: da ogni persona può venire qualcosa di buono, di positivo e di vero, perché “Dio è presente in tutti – dice san Paolo – ed agisce per mezzo di tutti” (Ef 4,6). Sono necessari, dunque, ascolto, accoglienza e amore.
Il secondo messaggio del Vangelo che ci è stato proclamato, messaggio diverso dal primo, è un invito forte di Gesù ad essere pienamente decisi contro il male. Lo commentiamo brevemente, perché ci può essere utile, se non addirittura necessario.
Gesù dice: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, cioè di peccato, tagliala; se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo; se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavatelo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nel Regno di Dio senza un membro del tuo corpo, piuttosto che finire tutto intero nel fuoco della Geenna”.
Occorre essere decisi – dice Gesù – contro il peccato; non si può giocare al compromesso.
Il peccato ci assedia di continuo e da tutte le parti, “Satana è come un leone ruggente – dice san Pietro – che gira e va in cerca di chi poter divorare” (1Pt 5,8). Occorre resistere, occorre lottare, occorre opporsi a tutto ciò che non è secondo Dio ed è male. Gesù nell’ultima cena pregò per i suoi discepoli perché fossero, sì, nel mondo, ma non fossero “del mondo”. “Padre, non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Consacrali nella verità” (Gv 17,14-17).
La lotta contro il peccato dev’essere, nella nostra vita, decisa e forte, sostenuta dai mezzi di vittoria: la Parola di Dio, la preghiera, i Sacramenti, le opere di carità. Nessuna fessura, cosciente e volontaria, dev’essere lasciata in noi attraverso cui si possa infiltrare il male. San Domenico Savio, ragazzo di quindici anni, scrisse nel suo quaderno di appunti spirituali: “la morte, ma non peccati”.
Ci dia il Signore, in questa Eucaristia, un cuore grande aperto a tutto il bene, e una volontà ferma, fermissima, contro il peccato e il male.
Don Giovanni Unterberger