Festa di San Martino

Girolamo da Santa Croce – Pala di San Martino – 1527

clicca QUI per scaricare l’omelia

(Is 61, 1-3a;  1 Cor 9,16-19.22-23;  Mt 25, 31-40)

San martino 11 novembre 2021, risalente alla vigilia 10 novembre 2012

Martino; ottant’anni di vita, dal 317 al 397; una vita lunga per l’epoca in cui visse. Una vita santa. Tre furono i periodi che la caratterizzarono e tre gli stati di vita che Martino si trovò a vivere; uno per sua scelta, due impostigli dalle circostanze. Lo stato di vita che egli scelse per sé fu quello del monaco; fu monaco per dieci anni, dal 361 al 371.

Prima di farsi monaco Martino visse da soldato per venticinque anni. Fu avviato, ancora molto giovane, appena quindicenne, alla carriera militare dal padre, ufficiale dell’esercito romano; carriera militare che Martino intraprese controvoglia. Per obbedire al padre si fece soldato, e restò soldato per tanto tempo, portando e sopportando una condizione di vita che non gli era proprio congeniale. Martino portava un nome bellicoso (Martino significa “piccolo Marte”, e Marte era il dio romano della guerra), ma Martino aveva un cuore e un temperamento portato alla pace e alla quiete: la sua ultima fatica apostolica e i suoi ultimi giorni di vita egli li dedicò a riportare la pace e la concordia in una comunità di monaci, a Candes, villaggio poco lontano da Tours.

Dopo i suoi dieci anni da monaco, Martino fu eletto vescovo, e fu vescovo per ventisei anni. Anche questo suo nuovo stato di vita Martino lo affrontò, se non proprio controvoglia, con grande fatica. Martino avrebbe desiderato rimanere monaco; la vita di preghiera, di penitenza, di immersione profonda in Dio lo attirava tanto, gli dava gioia, gli faceva pregustare le gioie del Cielo. Sarebbe rimasto monaco per tutta la vita, e solo l’obbedienza alla comunità cristiana di Tours, che lo volle proprio vescovo, gli fece accettare il nuovo servizio.

Martino visse dunque quasi tutta la sua esistenza in una forma di vita diversa da quella che egli avrebbe desiderato. Seguì la voce dello Spirito Santo, si lasciò guidare dallo Spirito di Dio, che lo volle soldato e vescovo, oltre che monaco; e anche da soldato e da vescovo egli si santificò. In ogni condizione di vita si può diventare santi. Ciò che importa è seguire la voce dello Spirito Santo nel proprio cammino. Ad alcuni lo Spirito Santo chiede cambiamenti numerosi e profondi, ad altri chiede di rimanere sempre e di continuo nello stesso solco. “Lo Spirito del Signore Dio è su di me” ci ha detto Isaia nella prima lettura; lo Spirito del Signore fu su Martino, e lo Spirito del Signore è su ciascuno di noi; siamo chiamati a riconoscergli il potere di guidarci, a lasciarci guidare. Le circostanze della vita sono sua voce, sono suo disegno su di noi. Occorre obbedienza.

Un’antifona dei Vespri nella solennità di san Martino dice: “Con gli occhi e con le mani Martino era sempre rivolto al Cielo, e non rallentava mai l’intensità della sua preghiera”. Martino fu un uomo di preghiera. Certamente già da catecumeno, quando era ancora soldato, perché il gesto di condividere col povero il suo mantello dovette essere frutto del suo rapporto con Dio, della sua preghiera.

Ma poi Martino fu uomo di preghiera da monaco, dedicando lungo tempo alla preghiera; e poi da Vescovo, pur in mezzo a tanti impegni e ad un’intensa opera di evangelizzazione nelle campagne e nelle zone rurali attorno a Tours.

Sulpicio Severo, il suo primo biografo, ha un tratto commovente nel descrivere gli ultimi istanti di vita del santo. San Martino si trovava nel monastero di Candes e stava per morire. I monaci che si erano stretti attorno al suo letto lo pregavano di sollevare un po’ il suo corpo dolorante mettendosi di fianco. E Martino rispose: “Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino”.

Martino fu un uomo che sempre nella sua vita guardò al Cielo, guardò al Cielo più che alla terra, e guardando al Cielo divenne capace di guardare alle cose della terra in modo giusto e vero. Martino non si disinteressò delle cose della terra: soccorse i poveri, evangelizzò i pagani, si consumò per l’unità della Chiesa, ma sempre guardando al Cielo.

Chi guarda al Cielo e prega, chi vive e coltiva il rapporto con Dio, acquista lo sguardo di Dio sulle cose e sul mondo, sulla vita e sulla morte, su tutto. Non ci appare forse il mondo d’oggi un mondo tanto confuso, incapace di trovare la via giusta? Un mondo che si dibatte in mille problemi senza riuscire a trovarne la soluzione, e spesso cadendo in risse, in contrapposizioni, in divisioni, in violenze, in guerre?

Papa Lucani, in uno dei suoi “Angelus” domenicali, citò uno scrittore spagnolo, che disse: “Nel mondo ci sono molte battaglie e poche preghiere”; e il papa concluse: “Facciamo in modo che ci siano più preghiere, e ci saranno meno battaglie”.

San Martino ci invita a pregare, a guardare al Cielo, come ha fatto lui; a lasciarci guidare dallo Spirito Santo nella vita, desiderando santità dentro le circostanze che siamo chiamati a vivere. E così lo avremo veramente onorato.

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.