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(Ger 31,31-34; Ebr 5,7-9; Gv 12,20-33) (Anno B)
Domenica 15 settembre 2024, risalente al 25 marzo 2012
Siamo qui, ai piedi dell’Addolorata. Un moto interiore ci ha fatti uscire di casa per venire da lei. In questo giorno non saremmo stati capaci di mancare all’appuntamento; non avremmo resistito a non venire; ci siamo sentiti chiamati.
Vorrei in questi momenti di meditazione ripercorrere con voi le letture che abbiamo ascoltato leggendole in chiave mariana, per conoscere e per penetrare un po’ in quella meravigliosa realtà che è Maria.
La prima lettura ci ha parlato di un’alleanza nuova.
“Concluderò con voi una nuova alleanza – ha detto il Signore -; un’alleanza con cui porrò la mia legge dentro di voi, la scriverò nei vostri cuori”.
Dio aveva fatto tante volte alleanza con gli uomini: con Noè, con Abramo, con Israele al monte Sinai. Tutte quelle alleanze erano state violate dagli uomini. Ora Dio, con Gesù, voleva stipulare una nuova alleanza, una alleanza che sarebbe stata osservata e onorata.
Ciò si è realizzato pienamente in Maria. Maria fu l’arca della nuova alleanza, colei che fu sempre fedele a Dio, vivendo con Dio un patto d’amore, di amicizia e di obbedienza perfetto.
Maria ebbe davvero la legge del Signore presente nel suo cuore, sempre viva e operante in lei; per cui Maria mai disgustò il Signore, sempre gli fu serva fedele. Fedele alleata di Dio.
Maria è invito a noi a vivere la nostra alleanza con Dio. Vivere l’alleanza con Dio significa tenere Dio presente all’orizzonte delle nostre giornate; interrogarci di continuo se quello che facciamo è quello che lui vorrebbe che facessimo; e se il “come” facciamo la cosa è il modo che a lui piace, quello che lui gradisce. Vivere l’alleanza è il non vivere senza Dio, è il non fare le cose senza lui, ma con lui.
La seconda lettura ci ha parlato di Gesù nella sua passione. La passione di Gesù fu qualcosa di oltremodo doloroso. Gesù fu davvero massacrato e annientato, sia nel corpo che nello spirito, tanto che – come dice il testo sacro – uscì in “forti grida e lacrime” di dolore, cercando salvezza.
La passione di Gesù trovò eco nella passione di Maria. Lo strazio del Crocifisso fu lo strazio della madre, crocifissa spiritualmente con lui. “Una spada ti trafiggerà l’anima”, le aveva preannunciato il vecchio Simeone; e davvero il cuore di Maria fu trapassato dal dolore più atroce.
Nelle litanie del Rosario la invochiamo “Regina dei martiri”, per dire “martire più di tutti i martiri, martire che ha sofferto più di tutti i martiri”. Il suo dolore fu salvezza per noi. Il suo “sì” alla sofferenza sul Calvario, unita alla sofferenza di Cristo, fu sofferenza redentrice e salvifica per il mondo.
Noi siamo stati salvati e redenti dal sangue di Cristo e dalle lacrime di Maria. Ecco che allora in questo giorno, qui davanti alla sua immagine vogliamo tanto ringraziarla, dirle che le siamo grati, che le siamo riconoscenti; così come deve essere grato e riconoscente un figlio che ricorda di essere stato partorito da sua madre nel dolore. Alla Madonna dobbiamo mostrare tanto amore; le siamo costati.
Infine il Vangelo. Nel Vangelo Gesù ha detto: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Sappiamo bene che l’innalzamento di cui Gesù parlava era la croce. Sulla croce egli sarebbe stato innalzato come su un trono, su di un trono altissimo, scomodo e doloroso all’infinito, ma glorioso. Glorioso perché trono d’amore; e a quel trono d’amore tutti avrebbero guardato, sentendosene attratti.
Anche Maria sotto la croce era su di un trono, su di un trono d’amore.
Il suo cuore era aperto a tutta l’umanità, ed era pieno d’amore. Tanto che Gesù potè riversare in esso il mondo intero, nella persona dell’apostolo Giovanni.
Le disse: “Donna, ecco tuo figlio”, e Maria divenne la madre di tutti noi. Maria “accettò”, in quel momento in cui parlava il Figlio, di diventare la madre di tutti noi.
San Bernardo commenta così quel momento: “O madre, ti fu dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del padrone, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Dio vero. Quanto ci hai amati!”
A Maria, nostra madre d’amore, anche noi guardiamo e ci sentiamo da lei attratti. A lei, la madre dolorosa e amorosa, sentiamo di poter ricorrere nelle nostre necessità, di poterle aprire il cuore, di poterle presentare le situazioni che più ci preoccupano e ci fanno soffrire, con la fiducia di chi sa di essere ascoltato, di essere guardato con occhio buono, di essere amato ed aiutato.
La Madonna sia presente nella nostra vita, nella nostra preghiera; ci sarà fonte di pace e di serenità, di forza nel cammino.
don Giovanni Unterberger