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(Dt 30,10-14; Col 1,15-20; Lc 10,25-37)
sabato 12 luglio 2025, risalente al 9 luglio 2016
Quanti ‘buoni samaritani’ nella storia della Chiesa! San Camillo de Lellis era nato a Chieti nel 1550. Si era ammalato gravemente e fu curato in un ospedale di Roma. Durante la malattia si convertì al Signore da una vita fortemente sregolata, e si dedicò tutto alla cura degli ammalati, in particolare dei più gravi e di quelli rifiutati da tutti. Fondò la Congregazione religiosa dei “Ministri degli infermi”, i Camilliani, i quali ancor oggi operano come sacerdoti, come suore, come infermieri negli ospedali.
Di pochi decenni posteriore a san Camillo de Lellis visse e operò in Francia san Vincenzo de Paoli, nato nel 1581. Vincenzo, da giovane, fece il guardiano di porci per potersi pagare gli studi. Divenne sacerdote e durante un suo viaggio fu fatto prigioniero da pirati turchi, che lo vendettero schiavo a Tunisi. Riuscì a convertire il suo padrone musulmano e fu da lui liberato. Dalla sua dolorosa esperienza sorse in lui il desiderio di dedicarsi al riscatto e al servizio dei poveri, dei bisognosi, degli oppressi. La regina di Francia istituì per lui un Ministero apposito, il “Ministero della carità”, e da ministro del Regno di Francia san Vincenzo organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale.
Nella seconda metà del 1800 e nella prima metà del 1900 si verificò in Italia un massiccio movimento di emigrazione. Molti padri di famiglia, e alle volte famiglie intere, emigrarono in paesi dell’Europa e oltre oceano in cerca di lavoro. In Italia era difficile vivere. Tra il 1901 e il 1913 emigrarono in America quasi cinque milioni di italiani. Città intere di italiani emigranti furono fondate nell’America del nord e nell’America del sud. In Brasile fu fondata la “Nuova Belluno”, città che oggi conta 13.000 abitanti. Un gruppo di emigranti sardi fondò la città di Buenos Aires. Le condizioni degli italiani all’estero erano gravemente precarie e dure. Il Vescovo di Piacenza, mons . Scalabrini, nel 1887 fondò una Congregazione di sacerdoti che si prendessero cura materiale e spirituale degli emigranti italiani oltre oceano, gli Scalabriniani.
Contemporaneamente una giovane maestra di Lodi, santa Francesca Saverio Cabrini, nata nel 1850 e morta nel 1917, fondò una Congregazione femminile, le ‘Suore missionarie del Sacro Cuore’, che si presero cura anch’esse degli emigranti italiani nelle Americhe. La santa Francesca Cabrini, pur di malferma salute, tanto da non essere stata accolta nel Convento in cui voleva entrare per farsi suora, fece ventiquattro traversate oceaniche in nave, condivise i disagi degli emigrati, si prese cura degli orfani e degli ammalati a New York, ove costruì case, scuole e un grande ospedale.
Ma quanti altri ‘buoni samaritani’ impreziosirono la storia della Chiesa! Sant’Angela Merìci, santa Maddalena di Canossa si presero cura delle giovani di Desenzano, di Verona, dando loro una istruzione e una formazione cristiana; san Giovanni Bosco si occupò dei ragazzi di Torino e fondò la Congregazione dei Salesiani, tanto attiva anche oggi tra i giovani
E’ dei nostri tempi la straordinaria opera di Madre Teresa di Calcutta a favore dei ‘più poveri tra i poveri’, come ella chiamava i moribondi che raccoglieva sui marciapiedi di Calcutta; e l’opera di don Oreste Benzi, vòlta al recupero a vita dignitosa delle prostitute, liberate dal racket della prostituzione organizzata. Di don Oreste Benzi, morto nel 2007, è stata introdotta la causa di beatificazione.
La storia della Chiesa è fortemente intessuta di gesti di carità; di ‘buoni samaritani’ che nel silenzio e nell’umiltà della vita quotidiana non solo nel passato, ma anche oggi, ai nostri giorni, mettono in pratica l’invito di Gesù: “Va e anche tu fa’ così”.
L’esempio più grande ci viene da Gesù stesso, l’iniziatore e l’ispiratore di tutti i gesti di carità; lui, il ‘buon samaritano’ per eccellenza, che non è sceso da una semplice cavalcatura come il buon samaritano della parabola, ma è disceso dal cielo; lui, che non solo si è fatto vicino all’umanità ferita e sofferente come il buon samaritano della parabola al malcapitato, ma si è fatto uomo, membro dell’umanità stessa; lui, che non ha versato olio e vino sulle ferite dell’umanità, ma ha versato il suo sangue, e col suo sangue ci ha salvati e redenti.
C’è un grande comandamento: “Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente”; quel comandamento ci chiede, per essere vero, di amare il nostro prossimo come noi stessi. “Va’ e anche tu fa’ così”.
don Giovanni Unterberger