14° Domenica del Tempo ordinario

(Zac 9,9-10; Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30)

Duomo, sabato 5 luglio 2014

Cerchiamo ristoro. Chi non cerca ristoro? Ci sentiamo tutti affaticati e stanchi, chi per un motivo, chi per un altro. Sono mille e mille le cose, le situazioni, le circostanze, i casi della vita che ci affaticano e ci opprimono; abbiamo bisogno di ristoro, cerchiamo ristoro! Qualcuno ce lo darà?

Gesù ci si propone come fonte e sorgente di ristoro. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi – egli ci dice – e io vi ristorerò”.

Leggendo queste parole ho pensato: “nelle mie pene, nelle mie sofferenze, nelle mie difficoltà, ricorrerò a Gesù, lo pregherò, mi rifugerò in lui, nel suo cuore; ed egli mi darà ristoro, mi consolerà e mi conforterà”.

È un bel modo, questo, di ricorrere a Gesù; in lui noi troviamo accoglienza, troviamo comprensione, sostegno alle nostre fatiche, consolazione ai nostri dolori. “Vede, don Giovanni – mi disse una volta un ammalato che andai a visitare all’ospedale – ho tanto male, ho dolori molto forti, ma guardo e fisso il Crocifisso che è appeso alla parete davanti a me, e in lui trovo forza, da lui ricevo pazienza per sopportare; vengo consolato”. Sì, a certe pene, fisiche, e specialmente interiori, solo il Signore può dare ristoro; solo lui.

Ma facciamo un passo avanti. Gesù, dopo averci detto nel Vangelo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”, aggiunge: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”.

C’è un secondo modo di andare a Gesù ed avere ristoro; uno è quello che abbiamo appena detto: gettare in lui le nostre pene, l’altro è andare a lui per imparare da lui ad essere miti e umili di cuore. Il diventare miti e umili di cuore porta ristoro alla nostra vita, al nostro cuore. Perché? Come mai?

Dentro di noi abbiamo due radici velenose, due radici che quando lasciano uscire ciò che hanno dentro di sé, lasciano uscire veleno, e ci avvelenano; avvelenano la nostra vita, avvelenano il nostro cuore: sono la radice della violenza e la radice della superbia.

Quanta violenza, spesso, nelle parole; ma già quanta violenza, spesso, nei pensieri, nei giudizi, e talvolta anche negli sguardi, e nelle azioni! E quanta superbia, spesso, nei rapporti, nelle relazioni, nel contattarci tra di noi! Tutto questo porta turbamento, squilibrio e inquietudine; lo porta dentro di noi, prima ancora che attorno a noi. E ciò ci fa stare male; ci rende tesi e scontenti; ci mette sottosopra. Quanta pace invece nel cuore di chi non è violento, di chi non è superbo, di chi è mite ed è umile! Davvero la mitezza e l’umiltà portano quiete, serenità e ristoro all’animo umano. “Imparate da me queste virtù – ci dice Gesù – e troverete ristoro per la vostra vita”.

Per imparare da Gesù occorre guardare Gesù, occorre contemplarlo. Ecco un esercizio tanto utile e tanto fruttuoso per imparare da Gesù la mitezza e l’umiltà: prendere tra le mani un Crocifisso; guardarlo, tenere gli occhi fissi su di lui; lasciare che la mente vada alla passione di Gesù, alla mitezza e all’umiltà che egli visse nella sua passione.

Lo insultarono, lo calunniarono, lo beffeggiarono, lo schiaffeggiarono, gli sputarono in faccia, lo flagellarono, lo spogliarono delle vesti e lo esposero nudo sulla croce, inchiodato tra cielo e terra…, ed egli, Gesù… non un moto di violenza nel suo cuore; non una parola cattiva di ira, di rabbia, di recriminazione sulle sue labbra. Mitezza infinita!

E chi erano coloro che lo trattavano così? Erano semplici uomini, erano, in fondo, sue creature. Erano uomini, ed egli era Dio! Un Dio trattato così dagli uomini! Umiltà infinita.

Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore. Imparate da me, e troverete ristoro per la vostra vita”.

Guardando Gesù, contemplando Gesù, la sua mitezza e la sua umiltà entreranno in noi, nel nostro cuore; e con la mitezza e l’umiltà entreranno nel nostro cuore la pace, la quiete e il ristoro. Il ristoro che lui, Gesù, sa dare.

Ecco; abbiamo individuato la via del ristoro vero: gettare nel cuore di Gesù le nostre pene; e fare nostra la sua mitezza e la sua umiltà. Camminiamo su questa strada; troveremo la quiete di cui abbiamo bisogno. Il Signore ristorerà la nostra vita.

don Giovanni Unterberger

 

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