Ma io vivo veramente nella ‘verità’…?

Leggendo la Sacra Scrittura mi ha sempre impressionato il fatto che gli scribi e i farisei, che avevano davanti a sé Gesù, non l’abbiano saputo riconoscere per quello che egli veramente era, e lo abbiano ritenuto addirittura un indemoniato, uno posseduto da Satana (Gv 8,48). Erano fuori della verità, riguardo alla persona di Gesù. Pensando alla gente che il giorno del Venerdì Santo si trovava a Gerusalemme per la Pasqua, e che dalla città vide i tre crocifissi sulla vicina collina del Golgota, ho pensato: nessuno di loro avrà immaginato e capito che alla croce di mezzo era appeso non un malfattore comune, come alle altre due croci, ma il Figlio stesso di Dio, il salvatore del mondo. Quelle persone erano fuori della verità riguardo al fatto della crocifissione di Gesù. La consideravano un’esecuzione capitale come tante altre, mentre quello era l’evento redentore dell’umanità.

E io sono nella verità delle cose, dei fatti, degli avvenimenti? Sono sacerdote da quarantotto anni (quasi cinquanta!), ma quanta fatica ancora ad essere veramente nella verità, e quante volte ne esco fuori, purtroppo!…  Vado per la strada, vedo persone, mi viene istintivamente da considerare se sono uomini o donne, se sono giovani o vecchie; colgo come sono vestite e, se non sto attento, sono portato a giudicarle in base al loro abbigliamento. Qualcuno mi ferma, avverto subito dentro di me se mi è simpatico o antipatico. Qualcuno nella vita mi ha fatto un torto, e mi sento spinto a guardare quella persona come la persona che mi ha fatto quel torto. Se mi fermo all’esteriorità delle persone, resto fuori della verità di esse. Quelle persone sono figli di Dio, sono persone su cui il Signore tiene continuamente posato il suo sguardo d’amore; sono persone che valgono il Sangue di Cristo; sono persone chiamate alla gloria del cielo; sono persone membra dello stesso corpo di cui sono membro io, il Corpo di Cristo. Questa è la loro verità  vera e completa!

Vedo un povero, un mendicante. Un sentimento di insofferenza e di stizza mi spunta nell’animo: ho appena dato un’offerta ad un altro povero; chissà se questo povero ha veramente bisogno e cosa farà del denaro che la gente gli dà. Con questi pensieri mi metto fuori della verità di quel povero; quel povero è  presenza di Gesù; la sua verità vera e piena è questa! “Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Ciò che avrete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”, ci ha detto Gesù.

Penso a me stesso; mi valuto in base a quello che ho fatto, in base a quello che non ho fatto; mi esalto per qualche successo ottenuto, mi butto giù per qualche sbaglio commesso. Ci tengo tanto a come gli altri mi giudicano, se mi stimano o se non mi stimano, se hanno un buon concetto di me o se non mi apprezzano affatto. Con questo metro di giudizio io non entro nella verità vera di me stesso. La verità vera e completa di me stesso è che io sono amato da Dio (Gr 31,3), che gli sono prezioso (Is 43,4), che egli ha lasciato il cielo per me, che egli mi tiene disegnato sul palmo della sua mano per non dimenticarsi mai di me (Is 49,16), che egli mi vuole con sé in paradiso (Gv 14,3), che egli farà di tutto perché io non vada perduto (Gv 10,28).

Mi succede un contrattempo, mi capita un malanno, mi sopravviene un disturbo, un’infermità…che fatica a non considerare queste cose come degli ostacoli, come dei ‘nemici’, e coglierne invece la verità vera, e vederle, queste cose, come occasioni di offerta a Dio, come circostanze con cui il Signore mi educa e mi vuole far crescere, secondo quanto dice l’apostolo Paolo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

La fatica, alle volte, di vivere la propria vocazione, sacerdotale, matrimoniale, può obnubilare la nostra mente, e farci considerare la nostra condizione di vita come un peso insopportabile, mentre invece la verità vera della nostra condizione è l’opportunità pensata da Dio per noi per la nostra salvezza e per la nostra santificazione.

Abbiamo bisogno che Dio, con la sua luce, ci tenga dentro la vera verità. Abbiamo bisogno che Cristo, che è la verità (Gv 14,6) , ci insegni la verità. Nella verità si sta bene; fuori della verità si sta male. Abbiamo bisogno che lo Spirito Santo rafforzi in noi il dono dell’intelletto, il dono dell’ ‘intus-légere’, del saper leggere “dentro” nelle cose, nei fatti, negli avvenimenti, nelle persone, per cogliere  ciò che esse veramente e compiutamente sono.

Il salmista ci fa pregare così: “O Signore, che io cammini nella tua verità” (Sal 86,11); “O Signore, fammi conoscere i tuoi sentieri, guidami nella tua verità e istruiscimi” (Sal 25,4-5). Abbiamo tanto bisogno di essere istruiti da Dio!

Don Giovanni Unterberger

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