27° Domenica del Tempo ordinario

(Is 5, 1-7;   Fil 4,6-9;   Mt 21,33-43)

Duomo, sabato 4ottobre 2014

Mi ha molto colpito una frase del Vangelo, là dove il padrone della vigna, dopo aver inviato a più riprese i suoi servi a ritirare dai contadini i frutti della vigna, nell’atto di inviare, come ultimo tentativo, il proprio figlio, disse: “Avranno rispetto per mio figlio!”. I servi inviati erano stati bastonati, lapidati, uccisi; ora il padrone della vigna tenta il tutto per tutto: non invia altri servi (avrebbero fatto facilmente la stessa fine); invia invece il figlio, e dice in cuor suo, sperando oltre ogni speranza: “Avranno rispetto per mio figlio! Lo accoglieranno, e mi daranno i frutti che devono darmi!”

Mi hanno fatto impressione queste parole perchè, fuori di parabola, sono messe da Gesù sulle labbra di Dio Padre. Il padrone della vigna è Dio Padre; i contadini sono gli uomini, siamo noi; i servi inviati da Dio sono i profeti e tutti coloro che ci invitano a portare frutti per il Signore; il figlio del padrone della vigna è Gesù, il Figlio di Dio. Dio Padre, dopo avere inviato nel mondo i profeti, inviò nel mondo suo Figlio Gesù, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”.

Ho riflettuto su queste parole, e le ho sentite come il grido del cuore di Dio: “Invio nel mondo mio Figlio per aiutare il mondo, per salvare il mondo; lo accoglieranno, lo ascolteranno, lo seguiranno! Avranno rispetto per mio Figlio…!”. Dio Padre sapeva che gli uomini non avrebbero avuto rispetto per suo Figlio, ed anzi lo avrebbero messo in croce; e ciononostante lo inviò ugualmente , sopportando e accettando in anticipo il dolore di vedere suo Figlio crudelmente messo a morte come un malfattore, come un peccatore.

Queste parole di Dio: “Avranno rispetto per mio Figlio!”, nella piena consapevolezza che   suo Figlio non sarebbe stato rispettato, mi sono sembrate dare tutta la misura straordinaria ed infinita dell’amore di Dio per l’umanità. “Dio ha tanto amato il mondo dare il suo Figlio unigenito”, dice l’evangelista Giovanni (Gv 3,16); fino a darlo in croce.

Tempo fa suonarono alla porta del Seminario alcune persone chiedendo di poter visitare la annessa chiesa di San Pietro, perché -dissero- “dalla guida abbiamo visto che essa conserva cose preziose”. Li condussi in chiesa e, dopo aver fatto la genuflessione al Santissimo Sacramento, dissi a quelle persone: “La cosa più
preziosa che conserviamo in questa chiesa è lì dentro quel tabernacolo, sull’altare; lì dentro noi abbiamo Dio, il Figlio di Dio, Gesù stesso in persona. Poi, in questa chiesa conserviamo anche due pale lignee di Andrea Brustolon, una bella “Annunciazione” e due dipinti raffiguranti gli apostoli Pietro e Paolo dello Schiavone; la pala dell’altare è opera di Sebastiano Ricci…; ma la realtà più preziosa è lì, dentro quel tabernacolo”.

Noi abbiamo, vero, rispetto per l’Eucaristia, per il Signore presente nel tabernacolo, quando veniamo in chiesa? Abbiamo coscienza della presenza davanti alla quale stiamo? Gli ebrei quando vanno a pregare al Muro del pianto, e poi se ne allontanano, i primi passi li muovono a ritroso, per non voltare le spalle a quel muro, che per loro è sacro. Noi abbiamo rispetto sufficiente per il Dio presente nelle nostre chiese?

Noi ascoltiamo con frequenza la Parola di Dio, la prendiamo in mano quando leggiamo la Sacra Scrittura, quando recitiamo i salmi. Abbiamo rispetto per quella Parola? la pronunciano bene? la ascoltiamo con attenzione? la conserviamo a lungo nella mente e nel cuore, o ce ne dimentichiamo presto? In questo caso non ne avremmo il necessario rispetto…

Tutti noi, grazie al Battesimo e alla Cresima, abbiamo in noi lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è Dio, è una delle tre Persone della Santissima Trinità. Come lo trattiamo? teniamo compagnia a questo Ospite di eccezione? lo preghiamo? gli parliamo? lo ascoltiamo? ci lasciamo guidare da lui? lo trattiamo bene, con il rispetto che gli è dovuto?

In ogni fratello, in ogni sorella, si nasconde misteriosamente Gesù: “Qualunque cosa avrete fatto agli altri l’avete fatta a me”, egli ci ha detto (Mt 25,40). Trattiamo con rispetto, con onore, il Gesù presente nel nostro prossimo?

Ogni peccato, anche il più piccolo, offende il Signore, gli arreca dolore, ed è causa della passione di Gesù. Trattiamo bene Gesù, o lo maltrattiamo con la nostra vita, con i nostri comportamenti, con le scelte che compiamo?

“Avranno rispetto per mio Figlio!” pensò e desiderò Dio Padre inviando Gesù nel mondo. Noi vogliamo rispettare Gesù, il Figlio di Dio. Lo vogliamo onorare.

don Giovanni Unterberger

 

 

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