23° Domenica dopo Pentecoste

(Fil 3,17-21;  Mt 9,18-26)

 

16 novembre 2014

La vita non è la stessa con Gesù o senza Gesù. Non lo fu duemila anni fa. Se l’emorroissa non avesse toccato il mantello di Gesù, sarebbe rimasta col suo flusso di sangue inarrestabile; se Gesù non avesse preso la mano della ragazza morta, quella ragazza sarebbe rimasta morta per sempre. Cafarnao fu diversa, quel giorno, grazie all’arrivo di Gesù. Ci fu guarigione, risurrezione, gioia e festa, quel giorno, a Cafarnao! Gesù cambia la vita.

Il Vangelo ci ha presentato due “tocchi”. L’emorroissa disse: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello…”: tentativo di toccare Gesù. Gesù tese la mano e toccò la mano della fanciulla morta: tocco di Gesù. Un tocco verso Gesù, e un tocco da parte di Gesù. Due tocchi che cambiarono le cose. “Da lui usciva una forza che sanava tutti”, dice l’evangelista Luca (Lc 6,19). Da Gesù esce ancora oggi una forza che è capace di trasformare e di cambiare la realtà, le situazioni, i cuori.

E’ necessario “toccare” Gesù. Gesù lo si tocca cercandolo, lo si “tocca” desiderandolo. Chi desidera Gesù già lo “tocca”, già lo ha, già lo possiede. Gesù, a chi lo desidera, si concede, si dà, si dona. Il Vangelo ci dice che “accorreva a lui gente dalla Galilea, dalla Giudea, da Gerusalemme, dall’Idumea, dalla Transgiordania, dalle parti di Tiro e di Sidone”: tutti lo cercavano, tutti lo desideravano (Mc 3,7-8). “Tutti ti cercano”, disse Pietro a Gesù, dopo averlo trovato in luogo solitario ove Gesù si era ritirato a pregare (Mc 1,35-37).

Cercare Gesù, desiderare Gesù, ecco il segreto per “toccarlo” e per avere da lui salvezza. Ci domandiamo: verso dove è rivolto il nostro desiderio? Che cosa cerchiamo nelle nostre giornate? Cerchiamo cose umane? cose terrene? cose che ci accontentano e che ci fanno stare bene al momento? O cerchiamo lui, Gesù? desideriamo Gesù? desideriamo la sua grazia, la sua amicizia, la sua presenza, la sua compagnia? Desideriamo lui, la sua persona? Se non desideriamo Gesù, non riusciremo a “toccarlo”, e non potremo avere quella pace, quella serenità, quella fiducia, quella forza nelle avversità, quella speranza, quella gioia che lui solo può e sa dare. L’emorroissa toccò Gesù, toccò il suo mantello, e fu guarita.

Ma non solo noi dobbiamo cercare di “toccare” Gesù; anche Gesù vuole “toccare” noi, così come toccò la mano della ragazza morta. Il suo tocco è vita. Gesù ci ha “toccato” più volte nella vita, e in modo altamente salutare. Ci ha “toccati” con l’acqua del Battesimo, e ci ha resi figli di Dio. Ci ha “toccati” col sacramento della Confermazione, e ci ha donato lo Spirito Santo; ci “tocca” di continuo nella Confessione, e ci sana, ci guarisce dalle colpe. Ci “tocca” nell’Eucaristia, nutrendoci col suo Corpo e col suo Sangue e comunicandoci la sua carità. Ci “tocca” con la sua Parola, che illumina, che sostiene, che riscalda il cuore.

Sono continui i suoi “tocchi”, di lui che “è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20); di lui che cammina sulle nostre strade quale compagno di viaggio invisibile ma reale, così come camminò a fianco dei due discepoli di Emmaus (Lc 24,15). Gesù ci “tocca” ogni volta che per mezzo dello Spirito Santo ci suggerisce un pensiero di bontà di benevolenza; ogni volta che ci spinge alla pazienza, alla sopportazione, al perdono; ogni volta che ci dà il coraggio della verità e la forza di correggere il fratello, la sorella, senza astio e senza condanna. Gesù ci “tocca” quando ci chiama a un “di più”, ad una generosità che non abbiamo mai avuto fino ad ora nella vita; quando ci invita ad una preghiera più frequente e più fervorosa. Gesù ci “tocca” con le consolazioni che ci dona; col sostegno nelle fatiche e nelle tribolazioni; col pensiero del paradiso che ci infonde speranza. Gesù ci “tocca” in mille modi; sono innumerevoli e continui i suoi “tocchi”! E’ troppo buono il suo cuore per non venirci incontro, per non raggiungerci, per non prenderci per mano!

Occorre che ai “tocchi” di Gesù noi rispondiamo; occorre che noi li lasciamo operare in noi. Potremmo, purtroppo, anche renderli inutili, inefficaci…

“Toccare” Gesù, essere “toccati” da lui, è vita, è salvezza, è forza, è gioia! I Santi, persone che hanno “toccato” Gesù e si sono lasciate “toccare” da lui, ce lo assicurano e ce lo confermano.

Ecco allora il proposito: cercare e coltivare il contatto con il Signore; accogliere ogni suo “tocco” di bontà.

 Don Giovanni Unterberger

 

 

 

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