4° Domenica d’Avvento 2014 (forma straordinaria)

(1Cor 4,1-5; Lc 3,1-6)

Belluno, chiesa di S. Stefano, 21 dicembre 2014

            Chi ricorderebbe più oggi Ponzio Pilato, Erode Antipa, suo fratello Filippo, il tetrarca dell’Abilene Lisania, i sommi sacerdoti Anna e Caifa, se sotto il loro dominio e al loro tempo non fosse accaduto che Giovanni Battista iniziasse a predicare e ad annunciare il Messia presente nel mondo? Solo qualche libro di storia, lasciato da parte senza grande interesse.

Poi, quando l’evangelista Luca racconta la nascita di Gesù, dice: “In quei giorni un decreto dell’imperatore Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra” (Lc 2,1); e Luca inserisce in quel censimento l’andata di Giuseppe e Maria a Betlemme e la nascita di Gesù. Chi ricorderebbe più oggi quel censimento, se all’interno di quel censimento non fosse nato il Salvatore del mondo? Non interesserebbe a molti, quel censimento…

Assistiamo a un fenomeno straordinario: l’evento Gesù, collocatosi e inserito nella storia, dà senso e valore alla storia. Ponzio Pilato, Erode Antipa, Filippo, Lisania, Anna e Caifa, l’imperatore di Roma e il suo censimento ricevono nome, fama, consistenza, valore dalla nascita di Gesù a Betlemme.

Un evento quasi insignificante agli occhi del mondo, la nascita di Gesù a Betlemme; accaduto in una piccola cittadina che poteva contare un migliaio di abitanti; in terra di Palestina, una delle tante provincie dell’impero romano e neanche tra le più importanti (la Palestina non poteva certo competere con la provincia della Macedonia, della Grecia, della Gallia…); eppure quell’evento, quella nascita cambiò il senso della storia. Ormai, il pianeta non è più lo stesso dopo Betlemme; la storia del mondo non è più la stessa dopo che è nato Gesù.

La storia dell’umanità ha in se il Salvatore, il Figlio di Dio, Colui che la aggancia e la unisce a Dio. Questa presenza, santa e salvifica, è dentro la storia di ogni uomo; “dentro la mia storia”, può dire ciascun uomo, ciascuna donna.

Gesù non disdegna nessuna storia. Forse è voluto nascere in una stalla, in quello che di una casa di allora era il luogo degli animali, proprio per dirci: “Non avere paura della tua storia; non ne ho paura io, non ne ho repulsione io. Io vengo volentieri nella tua storia, qualsiasi essa sia. Vengo a salvarla, vengo a redimerla, vengo a darle consistenza, valore, significato, bellezza… Accoglimi!”

Ecco il Natale, cui stiamo preparandoci: accogliere Dio, accogliere Cristo Gesù nella propria storia, colui che dà consistenza alla nostra storia.

“Chi sono io?”, ci possiamo domandare. Io sono debolezza, io sono precarietà, io sono desiderio di bene senza capacità di attuarlo, io sono peccato. “E chi sei tu, Bambino di Betlemme, che stai per nascere?” Tu sei il salvatore, il restauratore dell’uomo, la sua speranza, il suo futuro, il suo vero essere! Tu ci dici: “Io sono il perdono che chiedete, la pace che vi manca, la santità che cercate, la purezza che desiderate, la gioia che non trovate”. Tu sei il necessario alla storia, tu sei il necessario alla nostra, alla mia storia.

Il Natale è dono. Quale merito potevano accampare Ponzio Pilato, Erode Antipa, Filippo, Lisania, Anna e Caifa, l’imperatore di Roma, perché Gesù nascesse sotto il loro mandato, così che ancor oggi in tutto il mondo noi li ricordiamo? Nessuno!

E quale merito possiamo accampare noi perché Gesù salvatore venga nella nostra storia e nella nostra vita? Nessuno! È solo amore il suo!

Apriamoci all’amore, e in questi pochi giorni che ci separano dal Natale intensifichiamo lo sforzo e l’impegno a raddrizzare i sentieri del nostro cuore, come ci ha invitati a fare Giovanni Battista nel Vangelo, così che Gesù possa davvero venire nella nostra vita.

È stato scritto, e a ragione: “Duemila Natali sono accaduti da quando Gesù nacque a Betlemme, e moltissimi altri Natali accadranno, ma se non dovesse essere Natale nel nostro cuore, Natale, per noi, non sarebbe mai accaduto”.

Don Giovanni Unterberger

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