2° Domenica dopo l’Epifania

( Rm 12,6-16;   Gv 2,1-11)

Belluno, chiesa di S.Stefano, 18 gennaio 2015

L’evangelista Giovanni ha un modo suo particolare di scrivere il Vangelo; raccontando ciò che Gesù faceva, egli vuole dirci “chi” Gesù fosse. Raccontando di Gesù che guarì un cieco, egli vuole dirci che Gesù è la luce del mondo; raccontando di Gesù che moltiplicò i pani, egli vuole presentarci Gesù come il pane di vita, il pane dell’Eucaristia; raccontando di Gesù che risuscitò Lazzaro, Giovanni vuole dirci che Gesù è la risurrezione e la vita.

In questo brano di Vangelo Giovanni racconta di Gesù che prese parte al pranzo di nozze di due sposi, e con questo racconto vuole presentarci Gesù come lo sposo dell’umanità, lo sposo di ciascuno di noi.

Questo sottile intento appare chiaro dal modo con cui Giovanni racconta i fatti. Egli descrive il matrimonio dei due sposi di Cana in modo del tutto inusuale: la sposa non è mai nominata, quasi non ci fosse, strano matrimonio…; lo sposo è nominato una sola volta, e, per così dire, accidentalmente, solo a seguito dell’acqua cambiata in vino, quando colui che dirigeva il banchetto chiese allo sposo: “Come mai hai pensato di offrire il vino buono solo ora, alla fine del pranzo di nozze?”

Il vero protagonista di quella festa di nozze è Gesù. È lui che agisce, è lui che opera. Il vino nell’Antico Testamento è presentato come il simbolo dei beni che avrebbe portato il Messia, ed ora Gesù cambia l’acqua in vino: dona, cioè, da Messia, i beni della salvezza al mondo; e li dona da “sposo”; è lui, infatti, che dona il vino, non è lo sposo di Cana durante quel pranzo di nozze!

Gesù sposo dell’umanità dona la salvezza all’umanità sua sposa.

Questo tema di Gesù-sposo l’evangelista Giovanni lo aveva già fatto affiorare al capitolo primo del suo Vangelo (Gv 1,26-27), e lo ripropone di nuovo al capitolo terzo, là dove Giovanni Battista dice di Gesù: “E’ lui lo sposo a cui appartiene la sposa, l’umanità; io sono solo l’amico dello sposo” (Gv 3,29).

Anche l’evangelista Marco parla di Gesù sposo; Gesù dice: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze (Gesù si riferisce agli apostoli) quando lo sposo – che è lui – è con loro?” (Mc 2,19).

Gesù è lo sposo. Con questa immagine l’evangelista Giovanni riprende tutto un filone di pensiero dell’Antico Testamento, che a cominciare dal profeta Osea (Os 2) e continuando con i profeti Isaia (Is 1,21), Geremia (Ger 3,1), Deuteroisaia (Is 62,4-5), Ezechiele (Ez 16,1-14), presentava Jaweh sposo di Israele.

Abbiamo uno sposo! Gesù è il nostro sposo! Gesù è il primo sposo di tutti, anche di chi fosse sposato. Ogni anima ha Cristo come suo sposo.

Gesù vuole vivere con noi una relazione sponsale, una relazione in cui egli si dà tutto. E, infatti, nell’Eucaristia egli ci dà il suo Corpo; nella Sacra Scrittura ci dona la sua parola, ci parla, ci consiglia, ci illumina, ci conforta, ci corregge, ci tiene compagnia; nel Sacramento della Riconciliazione ci dà il suo perdono e ci riabbraccia sempre con infinito amore e con instancabile pazienza. Gesù è lo sposo fedele; lo sposo tenero e amorevole; lo sposo che non si separa mai da noi e che non ci ripudia mai, neppure qualora noi ci separassimo da lui, lo ripudiassimo, lo dimenticassimo, lo maltrattassimo, lo tradissimo. Egli ha dato la vita per noi sua sposa.

Il celebre, bellissimo e commovente inno alla Croce “Crux fidelis inter omnes”, che si canta nel tempo di Passione, in una delle sue strofe chiama la croce “talamo”, letto sponsale, letto di Cristo sposo: su quel duro, dolorosissimo letto Gesù ha consumato le sue nozze con noi! Gesù, sposo di sacrificio!

Noi vogliamo essere la sua sposa. Vogliamo rispondere con amore ad uno sposo così! Vogliamo essergli fedeli, non disgustarlo in nulla, ascoltarlo e seguirlo, dare risposta piena al suo cuore che ama.

Ci aiuti lui stesso; non permetta che vaghiamo lontano da lui, seguendo falsi amori. Lui sia il re e il centro del nostro cuore; allora ogni altra nostra relazione sarà sana, sarà santa, sarà buona.

Don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.