Domenica della Sacra Famiglia

(Col 3,12-17; Lc 2,42-52)

Belluno, chiesa di S. Stefano, 11 gennaio 2015

Festa della santa famiglia di Nazareth.

La santa famiglia di Nazareth è di gran lunga la famiglia che eccelle fra tutte le famiglie del mondo e della storia. Essa era formata da Giuseppe, pio ebreo, da Maria la semprevergine, da Gesù, il Figlio di Dio. Eppure di questa eccezionale famiglia si dice così poco! Le testimonianze dell’epoca, i Vangeli, sono tanto asciutti nel raccontare di quella famiglia! Sono pochissimi i momenti di vita famigliare che di essa ci vengono offerti.

Al di là dei momenti trepidi di Maria all’atto di accogliere la gravidanza ad opera dello Spirito Santo; al di là dei momenti, anch’essi molto trepidi, di Giuseppe, che non sapeva se credere o non credere alla gravidanza soprannaturale di Maria; al di là del racconto del Natale, della presentazione di Gesù al tempio, della fuga in Egitto e del ritorno a Nazareth; al di là della perdita e del ritrovamento di Gesù dodicenne al tempio di Gerusalemme…, dei trenta e più anni che Gesù passò in famiglia, non si dice altro.

Eppure furono un tempo considerevole: trent’anni! In quel tempo Gesù crebbe, diventò adolescente, giovane, uomo maturo. In quel tempo Giuseppe e Maria si conobbero sempre di più. In quel tempo Giuseppe esercitò la sua professione di falegname; probabilmente lavorò, oltre che a Nazareth, nella vicina città di Sefforis, sede del re della Galilea, Erode Antipa, che la ingrandì; e forse anche a Tiberiade, la nuova residenza che Erode Antipa si costruì sulle rive del lago di Genezareth. Giuseppe avrà portato con sé Gesù a lavorare con lui. E avranno faticato, avranno assolto agli ordini loro richiesti; si guadagnarono da vivere col sudore della fronte.

A casa, Maria, intenta ai lavori quotidiani, generosa nelle occupazioni domestiche proprie di ogni mamma di famiglia; forse sola per tanti giorni, quando Giuseppe e Gesù erano via per lavoro; perché il piccolo villaggio di Nazareth non era certo sufficiente ad offrire lavoro bastevole a Giuseppe e Gesù.

E in quegli anni la santa famiglia può avere avuto, accanto a momenti lieti, momenti tristi, momenti faticosi, momenti dolorosi. In quegli anni, quasi certamente, morì Giuseppe; infatti i Vangeli non lo nominano più quando raccontano la vita pubblica di Gesù, mentre invece nominano Maria. Sul Calvario, sotto la croce Giuseppe non c’era; c’era Maria; e Gesù non potè affidare Maria a Giuseppe; la affidò all’apostolo Giovanni.

La santa famiglia dunque sofferse anche il lutto; e lo avrà vissuto di certo nella fede e nell’accettazione della volontà di Dio. Gesù sarà diventato allora l’unico sostegno, anche materiale, economico, per Maria.

Non sappiamo quale considerazione abbia goduto la santa famiglia presso la gente di Nazareth. Da un lato il comportamento buono, generoso, pio, di Giuseppe, Maria e Gesù, deve avere attirato loro stima, simpatia e anche affetto; ma d’altra parte non si saranno spenti del tutto i giudizi e i sospetti circa la gravidanza di Maria. Quella gravidanza ella l’aveva avuta prima di andare a vivere con Giuseppe; e non da lui; era quindi una gravidanza adulterina, secondo il pensiero della gente. Sappiamo quanto, nei piccoli paesi, siano lenti a morire i pregiudizi e i sospetti, e come tendano piuttosto a protrarsi nel tempo. E poi, quel Gesù? Come mai non si sposava? Aveva venti, venticinque anni e ancora non era sposato, come invece, se non proprio la legge di Mosè, ma le consuetudini civili e religiose di Israele chiedevano ed esigevano.

Tanto comune alla vita di ogni famiglia dev’essere stata la vita della santa famiglia di Nazareth; fino al momento, poi, della vita pubblica di Gesù, e alla sua passione, morte e risurrezione.

Questo ci dice come dev’essere preziosa agli occhi di Dio la vita di ogni famiglia. Il Figlio di Dio, che poteva scendere dal Cielo già adulto e uomo perfettamente formato, per nulla bisognoso di un padre e di una madre umani e di vivere lui da figlio, ha voluto invece incarnarsi e vivere in una famiglia. La famiglia è importante, è preziosa, per Dio. La famiglia è vocazione per l’uomo, per la donna, per i figli. Le nostre famiglie fanno certo più fatica a vivere bene, nella concordia e nella pace di quanto può avere fatto la santa famiglia di Nazareth, perché noi siamo difettosi, siamo limitati nel bene, siamo peccatori.

E la santa famiglia lo sa; ella conosce le fatiche delle nostre famiglie. Per cui ella vuole sostenere le nostre famiglie, vuole confortarle, vuole rafforzarle, vuole consolarle, vuole farle perseverare.

Le nostre famiglie possono ricorrere con fiducia a quella famiglia; riceveranno benedizione e aiuto.

don Giovanni Unterberger

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