2° Domenica d’Avvento (forma straordinaria)

(Rm 15,4-13;    Mt 11,2-10)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 6 dicembre 20115

Giovanni Battista, quel giorno, ricevette un elogio straordinario; e lo ricevette da Gesù, la verità in persona; fu quindi un elogio autentico e vero. Giovanni si trovava in prigione nella fortezza del Macheronte, sulla riva orientale del mar Morto. Ad imprigionarlo era stato Erode Antipa, arrabbiato con lui perché Giovanni nella sua predicazione aveva criticato e condannato la scelta del re di tenere con sé la moglie di suo fratello Filippo; “Erode è un adultero”, diceva Giovanni; e ciò disturbava molto Erode, e disturbava la donna che egli teneva con sé, tanto che questa riuscì a strappare al re la decisione di far decapitare Giovanni.

Gesù quel giorno disse alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re. Giovanni è un profeta. Anzi, vi dico: è più che un profeta”.

La gente a cui Gesù parlava conosceva Giovanni, sapeva che Giovanni era un uomo straordinario. Giovanni aveva lasciato villaggio, famiglia, casa, e si era ritirato in solitudine nel deserto di Giuda a pregare e a fare penitenza. Egli aveva sentito in cuore una vocazione speciale e l’aveva seguita. Quella vocazione l’aveva chiamato a prendere le distanze dal vivere comune della gente, e perfino dagli ambienti di culto di Gerusalemme. Giovanni era di stirpe sacerdotale, apparteneva alla tribù di Levi, e in quanto tale avrebbe dovuto officiare al tempio come sacerdote; ma Giovanni sentiva che il culto al tempio di Gerusalemme non veniva celebrato in modo gradito a Dio, e lo contestò; lo contestò rifiutandosi di celebrarvi i sacrifici, ritirandosi nel deserto, e dando vita ad un movimento religioso che prescindeva dal tempio.

Giovanni era severo, severo con se stesso, esigente con la gente; chiedeva conversione di vita. E non era, come alle volte accade, forte con i deboli e debole con i forti; ma, come già detto, aveva avuto il coraggio e l’audacia di denunciare pubblicamente il comportamento adulterino del re, fino a pagarne le conseguenze, fino a rimetterci la testa. Giovanni era un uomo robusto, dalla schiena dritta, dalle idee chiare e dalla volontà forte e inflessibile. L’esatto opposto dell’uomo opportunista, pronto e aperto ad ogni compromesso, disposto a cedere anche su cose importanti per non creare tensioni, per non turbare il quieto vivere. Giovanni non era di questa pasta. E di questa pasta non può essere il discepolo di Cristo.

C’è una parola di Gesù nel libro dell’Apocalisse, che fa molto pensare e scuote. Alla comunità cristiana di Laodicea Gesù dice: “Conosco le tue opere. Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 315-16). A Gesù non piacciono le persone che vivono a metà, che spiritualmente vivacchiano, che non si impegnano veramente e vivono nella mediocrità, nella tiepidezza. Gesù, queste persone, sembra non saperle sopportare; o, meglio, Gesù non riesce a sopportare questo modo di vivere.

Non è che Gesù pretenda che non si sbagli mai, che non si pecchi mai; egli conosce bene la nostra infermità e debolezza, ed è sempre pronto a perdonare e a rialzare l’uomo che fosse caduto pur dopo aver fatto mille propositi ed essersi impegnato. Ma ciò che Gesù non vuole è che il suo discepolo viva nel grigiore, nel disimpegno, nel tirare avanti la vita, nel fare pace con i propri difetti e con i propri peccati, nell’accettarli, nel non continuamente combatterli e cercare di vincerli.

Giovanni Battista, elogiato da Gesù, ci chiama e ci invita ad usare la volontà. Invita la nostra volontà a essere desta, a essere sempre viva e in atto, a essere al comando di tutto il mondo interiore della persona. Una volontà forte riscatta dalla mediocrità e, con la grazia di Dio, conquista vette eccelse di virtù. In tal modo il discepolo di Gesù si costruisce santamente e diviene anche capace di una testimonianza netta e coraggiosa nel mondo; testimonianza che può essere contestata, contraddetta e fatta oggetto di avversione e di persecuzione, ma che è tanto necessaria e preziosa per il mondo. Gesù ha affidato questa testimonianza ai suoi discepoli.

Abbiamo mosso i primi passi d’Avvento incontro a Gesù che nasce; rendiamoli decisi e sicuri con una volontà rinnovata e rinvigorita.

don Giovanni Unterberger

 

 

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