(Fil 4,4-7; Gv 1,19-28)
Belluno, chiesa di S. Stefano, 13 dicembre 2015
Domenica ‘Gaudete’, questa domenica, dalle prime parole dell’Introito: “Gaudete in Domino semper, iterum dico: gaudete”. Sono anche le parole dell’inizio dell’epistola: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti”.
E’ l’apostolo Paolo, che con forza, con due imperativi, ci comanda la gioia. Ma si può comandare la gioia? Anche a chi fosse nella tribolazione, nella prova, nella sofferenza? Paolo è deciso: “Non angustiatevi per nulla, non angustiatevi per nulla”. Ci dev’essere un motivo grande e forte per essere sempre lieti e per non angustiarsi di nulla, mai! Paolo lo dà subito il motivo; dice: “Il Signore è vicino”. E’ un motivo forte, questo, perché il Signore è Dio, è nientemeno che Dio; e ci è vicino. Dio ci è padre e vuole il nostro bene; e ci è vicino.
E’ grande difficoltà per noi credere a questa vicinanza, a questa presenza. Non era così per i primi uomini. I primi uomini furono creati da Dio in piena e perfetta comunione con lui. Tale piena e perfetta comunione dei primi uomini con Dio è espressa dal testo sacro con l’immagine di Dio che passeggiava nel paradiso terrestre, che parlava con Adamo ed Eva e si intratteneva con loro (Gn 3). I primi uomini sentivano Dio presente e vicino.
Ma intervenne il peccato. Il peccato ruppe quella comunione. In un istante, tragico istante, i primi uomini vennero a trovarsi lontani da Dio, distanti da lui. E lontano da Dio e distante da lui venne a trovarsi tutto il genere umano derivato da quei primi progenitori. Tutti noi siamo nati in una situazione di distanza da Dio, di non comunione piena con lui. E ogni uomo, poi, ha aggiunto il proprio peccato, la propria ribellione, la propria disobbedienza, e la distanza da Dio si è aggravata, è cresciuta ed aumentata. “Le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio”, dice Isaia (Is 59,2).
Dio, nella sua bontà e nella sua misericordia, ha colmato quell’abisso; l’ha colmato inviando suo Figlio Gesù nel mondo a riportare l’uomo a Dio, e a rimetterlo in comunione con lui. Gesù è il “Dio con noi” (Mt 1,23); Gesù è il viandante che cammina sulle strade dell’uomo, con ogni uomo (Lc 24,15); Gesù è il ‘presente’, il ‘vicino’. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, egli ha detto (Mt 28,20).
Gesù non è una realtà del passato; non è un qualcosa che è relegato a duemila anni fa, chiuso e rinchiuso nel tempo della sua vita terrena. Gesù è vivo; è morto, è risorto ed è il continuo presente. Non è solo memoria, Gesù, non è semplice ricordo; è presenza, vicinanza. Egli è qui. ‘Tu sei qui con me’, può dirgli ogni uomo, in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione, in qualsiasi frangente. ‘Tu sei qui con me’.
E’ opera della fede riscattare Gesù dal passato, da un’idea evanescente di lui, da ciò che tende a renderlo un’ombra, un fantasma, un essere senza consistenza. Gesù è vivo e presente. “Il Signore è vicino”, ci ha detto san Paolo. E Giovanni Battista nel Vangelo ci ha detto: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Gesù è in mezzo a noi; Gesù è con noi; Gesù è con ciascuno di noi. Egli è con me ora che sono in chiesa; è con me quando sono nel mio studio; è con me quando cammino per via; quando viaggio in automobile; quando mi corico, quando dormo, quando mi alzo; sempre… E’ con voi nella vostra casa, è con voi al lavoro; quando andate a fare la spesa; quando andate a trovare un malato; quando vi prendete un attimo di sollievo; sempre… Gesù è con noi.
Egli è speranza, egli è conforto, egli è luce, forza, consolazione; egli è perdono, fiducia, balsamo, difesa; egli è dimora, certezza di vita, gioia, salvezza; egli è tutto! “Siate lieti, dunque, nel Signore; ve lo ripeto ancora: siate lieti. Il Signore è vicino. Il Signore è con voi”.
don Giovanni Unterberger