(1Cor 4,1-5; Lc 3,1-6)
Belluno, chiesa di S. Stefano, 20 dicembre 2015
L’evangelista Luca è uno storiografo serio, serio e affidabile; egli ama inquadrare con esattezza e con coordinate precise i grandi eventi cristiani. Quando racconta la nascita di Gesù a Betlemme, dice che Gesù nacque mentre a Roma regnava l’imperatore Cesare Augusto, e in Siria era governatore un certo Quirinio; e che Gesù nacque nel corso di un censimento che interessò e riguardò tutto l’impero romano (Lc 2, 1-2). Queste informazioni ci permettono di risalire agli anni 7/6 a.C. come data della nascita di Gesù.
Anche quando racconta la vocazione di Giovanni Battista e l’inizio della sua missione, Luca è preciso e circostanziato. Abbiamo sentito: “Nell’anno decimo quinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”. Il quadro è precisissimo, pienamente concorde con la storia extrabiblica. In base a questi dati noi riusciamo ad individuare l’anno della vocazione e dell’inizio della missione del Battista nell’anno 27 d.C.
“Giovanni – dice Luca – cominciò a percorrere tutta la regione del Giordano predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Era la grande offerta di salvezza che Dio donava al suo popolo con l’opera, ormai imminente, del Messia. Un’offerta di salvezza e di misericordia dentro la storia.
In questi giorni una grazia straordinaria di misericordia e di salvezza è stata offerta al popolo di Dio: l’‘anno della misericordia’. Fra cinquant’anni, fra cento, duecento anni, si dirà: “Nell’anno 2015 dell’Era volgare, nell’anno terzo del pontificato di Francesco, vescovo di Roma, papa della Chiesa cattolica, mentre il mondo era turbato da forti venti di violenza e di guerra, e l’umanità soffriva di profondi squilibri e ingiustizie sociali, un anno speciale di misericordia fu indetto per il perdono dei peccati e per la remissione delle colpe. Un anno di misericordia vòlto a portare pace e riconciliazioni degli uomini con Dio, pace e riconciliazione degli uomini tra di loro”.
Il Vangelo dice che da Gerusalemme e da tutta la Giudea la gente accorreva a Giovanni per farsi battezzare e per avere il perdono dei peccati. La gente avvertiva il dono di grazia e di salvezza che le veniva messo davanti.
Papa Francesco lo scorso 8 dicembre, festa di Maria immacolata, ha aperto la ‘porta santa’ nella basilica di san Pietro a Roma, indicendo l’‘anno della misericordia’ per tutta la Chiesa; e domenica scorsa in ogni diocesi del mondo, anche nella nostra diocesi, è stata aperta la ‘porta santa’ nella chiesa cattedrale. Attraversando quella porta noi entriamo in una grazia speciale, grazia di misericordia e di perdono speciale. Quella porta, che non è se non il segno della porta della misericordia di Dio, resterà sempre aperta tutto l’anno, aperta per una misericordia piena e totale, per una riconciliazione piena e totale dei cuori.
Abbiamo bisogno di questa grazia. Abbiamo tanto peccato, tanto peccato nella vita; abbiamo ancora tanto da cambiare e da sanare dentro di noi. Abbiamo infinito bisogno della grazia dell’anno della misericordia; abbiamo infinito bisogno di immergerci in essa per ottenere il perdono di ogni colpa.
L’anno della misericordia, con la sua porta aperta, ci dice che è aperta e spalancata davanti a noi la porta della misericordia di Dio; che quella porta – porta viva – ci invita ad entrare; ci dice per bocca del profeta Geremia: “Ritorna, Israele ribelle, non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso, dice il Signore. Non conserverò l’ira per sempre. Su, riconosci la tua colpa; io risanerò le tue ribellioni” (Ger 3,12-13. 22). E per mezzo del salmista ci dice: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe”(Sal 103,8-10).
Entriamo per quella porta. Troveremo un Dio a braccia aperte che da sempre ci aspettava; che con il Sacramento della Riconciliazione ci stringerà a sé in comunione piena e perfetta; che ci darà doni di vera conversione; e ci renderà capaci di riconciliazione anche tra di noi.
don Giovanni Unterberegr