Domenica seconda dopo il Natale (forma ordinaria)

(Sir 24,1-2. 8-12;   Ef 1,3-6. 15-18;   Gv 1,1-18)

Duomo di Belluno, sabato 2 gennaio 2016

Ci può aiutare la fantasia, che solo fantasia forse non è. Vedendo l’umanità rovinata dal peccato, caduta in un baratro di male e di morte da cui l’umanità non sarebbe più riuscita a rialzarsi, la Santissima Trinità in cielo avrà tenuto consiglio. “Cosa facciamo?”, si saranno detto le Tre Persone divine. “Non possiamo lasciar andare perduta l’opera delle nostre mani”. Lo Spirito Santo, che è spirito d’amore, avrà detto: “Non posso dimenticarmi degli uomini; voglio loro troppo bene”. Il Padre avrà detto: “Provvedo io; andrò a salvarli”.  E il Figlio avrà detto: “No, Padre, non tu; tu sei il Padre; vado io, manda me”. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Dio, nella persona del Figlio, scese tra noi e si fece uomo, uno di noi.

Quale abissale distanza tra il consiglio tenuto in cielo dalla Santissima Trinità e il consiglio tenuto tra gli déi immaginato dagli antichi babilonesi! I babilonesi pensavano: All’inizio esistevano gli déi divisi in due gruppi, gli déi superiori e gli déi inferiori. Gli déi superiori banchettavano tutto il giorno e gli déi inferiori dovevano lavorare per mantenerli. Ma un giorno gli déi inferiori si ribellarono e non vollero più lavorare. Gli déi superiori, sentendosi minacciati, riunirono gli déi inferiori e tennero con essi consiglio. Il risultato dell’incontro fu la decisione di creare gli uomini: avrebbero lavorato gli uomini; e, offrendo sacrifici agli déi, avrebbero mantenuto sia gli déi superiori che gli déi inferiori. Non fu così il consiglio di Dio, la decisione della Santissima Trinità! “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

L’evangelista Giovanni per dire che il Verbo si fece ‘carne’ usa una parola particolare, la parola greca ‘sarx’ ( σάρξ ), che indica la nostra natura umana intesa in tutti i suoi limiti e nella debolezza propria della nostra natura. San Bernardo dice: “Il Verbo assunse la mia carne, proprio la mia, non la carne che Adamo ebbe prima della colpa”. E sant’Ippolito osserva: “Noi sappiamo che il Verbo si è fatto della nostra sostanza. Non volle essere diverso da noi: ha tollerato la fatica, ha voluto la fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte”“Noi non avremmo potuto avere parte alla vittoria gloriosa del Verbo -afferma papa san Leone Magno- se la vittoria fosse stata riportata fuori della nostra natura. Se il Verbo non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo”.

“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Quale abisso di abbassamento! Quale abisso di umiltà, di infinita carità! Il Verbo si è fatto uomo per riportare l’uomo a Dio. L’ ‘uomo vecchio’, corrotto dal peccato, è stato rinnovato e fatto ‘nuovo’ dal Verbo fatto carne. La santità del Verbo è offerta e donata al peccatore; la purità del Verbo è offerta e donata all’impuro; la salvezza del Verbo è offerta e donata al perduto.

“Il Verbo si è fatto carne”. “Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia!”, esclama sant’Agostino. Sì, c’è solo grazia alla radice e alla sorgente dell’Incarnazione; l’Incarnazione del Verbo ha la sua radice e la sua sorgente solo nel cuore di Dio, solo nel consiglio pietoso e misericordioso della Santissima Trinità verso di noi. Siamo stati amati, siamo amati!

Gioia e riconoscenza sono i sentimenti che devono pervadere il nostro cuore. Tempo di Natale, tempo di gioia e di riconoscenza! E tempo di risposta generosa al Verbo fatto carne, al Verbo che cerca ancora casa tra di noi, e che chiede di potersi incarnare in ciascuno di noi, nella nostra vita, nel nostro vissuto di ogni giorno. “Il Verbo si fece carne”; possa egli farsi nostra carne!

don Giovanni Unterberger

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