Epifania del Signore 2016

(Is 60,1-6   ;   Ef 3,2-3a. 5-6   ;   Mt 2,1-12)

Belluno, duomo, 5 gennaio 2016

Belluno chiesa di s. Stefano, 6 gennaio 2016

I Vangeli hanno pagine meravigliose, pagine di altissima letteratura e insieme di altissima spiritualità. Una di queste pagine è quella che ci è stata proclamata ora. E’ solenne l’inizio di questa pagina: parla di magi venuti dall’oriente, persone colte (scrutavano il cielo, le stelle), persone facoltose (portano con sé doni preziosi: oro, incenso, mirra). L’inizio di questa pagina parla di re, il re Erode; di sacerdoti, esperti delle Sacre Scritture; di Gerusalemme, grande e rinomata città; e tutta questa solennità dell’inizio si scioglie in una deliziosa e dolcissima scena finale: un bambino in braccio a sua madre: Gesù in braccio a Maria. Altissima letteratura, e insieme altissima spiritualità! Questa pagina ci parla al cuore.

Una stella mosse i magi, un astro li spinse a partire. Dovette essere un astro speciale quell’astro, quella stella, se fu capace di far muovere quei tre importanti personaggi e far loro intraprendere un viaggio lungo e impegnativo. Essi si mossero, partirono, fecero un lungo viaggio; ma prima di loro ‘un Altro’ si era mosso, era partito e aveva fatto un lungo viaggio: era quel bambino che essi andarono ad adorare. Quel bambino era Dio disceso dal cielo; era Dio che aveva fatto un viaggio lunghissimo, dalle profondità dell’eternità fino a Betlemme nel tempo; dalla ricchezza di Dio alla povertà del presepio; dall’onnipotenza di Dio alla debolezza e alla fragilità di un bambino. Chi aveva fatto il viaggio più lungo? I magi, o Dio? Non abbiamo dubbi: l’aveva fatto Dio! E quella stella? quell’astro particolare, insolito, fuori dell’ordinario? Chi l’aveva fatto sorgere e splendere in cielo, così che i magi ne rimanessero colpiti e si sentissero chiamare? L’aveva fatto sorgere e splendere Dio!

Papa Francesco, come frase d’apertura al suo messaggio per la giornata mondiale della pace che abbiamo celebrato il primo di gennaio scorso, ha messo una frase stupenda: “Dio non è indifferente! A Dio importa dell’umanità, Dio non la abbandona!”. A Dio furono importanti quei magi, Dio volle i magi con sé, vicino a sé, a Betlemme, nella sua stalla. Quei magi erano persone sapienti, ma avevano bisogno di incontrare Gesù, la sapienza di Dio fatta carne; erano persone facoltose, ricche, ma avevano bisogno di incontrare Gesù, la ricchezza infinita di Dio che avrebbe potuto arricchire davvero la loro vita. E Dio li ha chiamati; li ha chiamati con una stella, un segno da essi riconoscibile, ad essi possibile da capire. “Dio non è indifferente! A Dio importa dell’umanità, Dio non la abbandona!”.

E’ il grande messaggio di questa pagina di Vangelo, che è un ‘Vangelo’ da sola, una buona notizia da sola, ‘la buona notizia’! Dio non è indifferente all’umanità, a noi, a ciascuno di noi: noi gli importiamo. Dio ci ama!

Allora noi vogliamo fare il nostro viaggio verso di lui; vogliamo partire, vogliamo andargli incontro, cercarlo, trovarlo. Qualcosa forse ancora ci trattiene, ci impedisce di muoverci, ma lui ci chiama, ci invita, ci fa splendere una stella dentro al cuore. Ci mette a fianco degli aiuti: i magi hanno trovato degli aiuti perfino in Erode e nei sacerdoti ebrei.

Siamo poveri, non abbiamo forse doni chissà che preziosi da offrirgli; ma Gesù non ha chiamato i magi per avere dei doni, ma piuttosto per fare loro dei doni, per donare loro se stesso. Così fa Gesù; Gesù chiama per donare se stesso, per dare all’uomo i doni di Dio, i doni che fanno vivere l’uomo, lo fanno sperare, gli danno forza e consolazione nella fatica del cammino della vita. Abbiamo bisogno di quei doni!

Ma anche noi gli facciamo un dono. Il nostro dono sia il desiderio di lui, l’amore che gli portiamo, il pentimento dei nostri peccati, la promessa di seguire lui, vera stella levatasi ormai sull’orizzonte della nostra anima e della nostra vita.

don Giovanni Unterberger

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