Domenica del Battesimo di Gesù (forma ordinaria)

(Is 40,1-5. 9-11  ;  Tt 2,11-14; 3,4-7  ;  Lc 3,15-16. 21-22)

Duomo di Belluno, sabato 9 gennaio 2016

Questa domenica, festa del battesimo di Gesù, corona e chiude il tempo di Natale. Tempo di contemplazione, il tempo di Natale; tempo di adorazione, di tenerezza e di affetti profondi; ma anche tempo di conversione e di rinnovamento spirituale. Il Natale deve averci cambiati nel cuore e nella vita. San Paolo, nella seconda lettura, ce lo ha detto esplicitamente: “E’ apparsa la grazia di Dio, è apparso Gesù, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”.

Che cosa significa “rinnegare l’empietà”? Chi è l’empio? L’empio è l’opposto del pio. ‘Pio’ è colui che riconosce sopra di sé Dio, colui che onora Dio, colui che tiene Dio quale punto di riferimento dei propri pensieri, delle proprie azioni, delle proprie scelte di vita. L’ ‘empio’ è colui che vive, invece, senza Dio.

In una certa forma di empietà possiamo cadere tutti noi; non in una forma di empietà teorica (noi crediamo in Dio), ma in una forma di empietà pratica. Siamo empi pratici quando agiamo senza consultare il Signore, senza chiederci se quello che stiamo per fare, le scelte che stiamo per operare, le decisioni che stiamo per prendere sono secondo il Signore, secondo la sua volontà, in linea con il Vangelo. E’ empietà fare le cose ‘senza’ Dio, in autonomia da lui.

San Paolo ci ha detto che è apparso Gesù ad insegnarci a rinnegare l’empietà.  Gesù ci insegna a rinnegare l’empietà con la sua ‘pietà’, cioè con la sua obbedienza e dipendenza dal Padre. Egli si è incarnato in obbedienza al Padre; ha accettato le circostanze di povertà, di precarietà, di nascondimento e di umiltà che il Padre aveva pensato e fissato per la sua nascita. Gesù sarà in tutta la sua vita obbediente al Padre; sarà il ‘pio’ che ci insegna a rinnegare ogni forma si autosufficienza e di empietà.

E a rinnegare i desideri mondani. San Paolo ci ha detto: “E’ apparsa la grazia di Dio, è apparso Gesù, che ci insegna a rinnegare i desideri mondani”. Quali sono i desideri mondani? E da dove vengono i desideri mondani? I desideri mondani vengono dal mondo. Da Gesù vengono desideri ben diversi da quelli del mondo.

I desideri del mondo sono desideri di orgoglio, di autoaffermazione di sé, di prevaricazione sul prossimo; da Gesù nato a Betlemme vengono insegnamenti di umiltà: Dio in una stalla. I desideri del mondo sono desideri di potenza, di potere, di dominio; da Gesù nato a Betlemme vengono insegnamenti di mitezza, di piccolezza: Dio fatto bambino, inerme e bisognoso di tutto. I desideri del mondo sono desideri di egoismo e di ricerca di sé, del proprio personale interesse e piacere; da Gesù nato a Betlemme vengono insegnamenti di amore e di donazione di se stessi: un Dio disceso dal cielo per la salvezza del mondo.

Il Natale ci deve cambiare, non può restare sentimento, emozione, commozione sterile. Il bambino di Betlemme è l’uomo nuovo, l’uomo santo, l’uomo secondo Dio; l’uomo che può fare nuovi e santi noi, strappandoci dall’empietà e dai desideri mondani. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”, esorta san Paolo in una delle sue lettere (Fil 2,5). E’ il programma, l’invito che il tempo di Natale ci mette davanti e ci lascia: imitare Gesù, assomigliare a lui nato a Betlemme.

I nostri presepi saranno tra poco dismessi, ma non si oscuri in noi l’evento che abbiamo celebrato. Esso continui nei nostri cuori, sia conservato nella nostra vita, a cambiamento e a rinnovamento di essa.

don Giovanni Unterberger

 

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