Domenica di Settuagesima (forma straordinaria)

( 1 Cor 9,24-27; 10,1-5;   Mt 20,1-16)

Belluno, chiesa di S. Stefano 24 gennaio 2016

A che ora della vita siamo stati chiamati dal Signore ad amarlo, a seguirlo, e a lavorare nella sua vigna per costruire il suo regno? Ciascuno di noi ha in cuore la propria risposta. Può essere che abbiamo avvertito la sua chiamata all’alba della vita, o nell’età dell’adolescenza, o in età matura. Una persona può essersi messa a servire il Signore già fin da fanciullo, un’altra da uomo, donna adulta e già in età.

Non ci dobbiamo affliggere troppo se ci fossimo messi a servire il Signore non alla prima ora del nostro giorno di vita, ma alle nove del mattino, o a mezzogiorno o alle tre del pomeriggio della vita. Anche gli operai delle cinque del pomeriggio, ci ha detto la parabola, hanno avuto la ricompensa dal padrone della vigna, e piena ricompensa! Dio non ragiona da freddo ‘ragioniere’, ma da padre buono che ama, e ci dà tutto se stesso a qualsiasi ora della vita noi ci fossimo decisi per lui.  Non dimentichiamo mai il buon ladrone che ricevette il paradiso all’ultimo istante della sua esistenza (Lc 23,42-43). Così grande è la liberalità e la generosità di Dio!

Piuttosto mettiamo a frutto il tempo che ora abbiamo nelle mai e che Dio ci dona. Sia esso messo a frutto nella misura maggiore possibile e con la generosità più grande di cui siamo capaci. Il tempo può essere vissuto in modo stanco, svogliato, oppure può essere vissuto in modo intenso e impegnato. Il tempo può essere vissuto a costruire cose di poco valore e che in se stesse hanno scarsa consistenza, oppure può essere vissuto per costruire il proprio paradiso, la propria gloria nell’eternità. Il tempo può essere vissuto in modo egoistico e con al centro se stessi, il proprio soddisfacimento e il proprio unico personale interesse, oppure può essere speso al servizio e per il bene dei fratelli. Il tempo è nelle nostre mani; è affidato alle nostre mani.

Immaginiamo l’impegno con cui avranno lavorato gli operai della parabola evangelica che abbiamo ascoltato! Immaginiamo la lena, l’intensità con cui avranno lavorato! Specialmente gli operai dell’ultima ora! Costoro si saranno detti: “Abbiamo poco tempo; lo vogliamo vivere al massimo!”

Tutti, in una certa misura, abbiamo perso del tempo nel corso della vita; anche coloro che si fossero messi al servizio di Dio fin da giovani ne avranno sciupato almeno un po’. “Decuplicate lo zelo”, esorta il profeta Baruc (Baruc 4,28), decuplicate il vostro impegno, a rimedio di quanto avreste potuto fare e non avete fatto nel tempo che avevate in dono…

Ad una vita fortemente impegnata ci esorta anche l’apostolo Paolo, che nell’epistola ci ha detto: “Correte, in modo da conquistare il premio”. Ci ha detto ‘correte’, non solo ‘camminate’, ma ‘correte’! Ci ha detto: “Fate il pugilato” contro le vostre passioni. Non solo ‘date qualche strattone ogni tanto’ alle vostre passioni, ma ‘fate il pugilato’ contro di esse, sferrate colpi decisi e ben assestati di continuo contro di esse.

L’invito della Parola di Dio di oggi è ad accelerare il passo, se ce ne fosse bisogno; a mettere a buon frutto il tempo; a dare alle giornate profondità e intensità. Dio merita di essere servito con generosità. Egli non ha lesinato il suo amore per noi, non ci ha dato solo ‘qualcosa’ di sé, solo ‘un pò’ di se stesso; ma ci ha dato tutto di sé, ci ha dato la sua vita. Non sia pigro, lento e sbiadito il nostro vivere, ma sia invece il vivere generoso di chi si è sentito chiamare da un grande amore e vuole rispondere a quella chiamata d’amore con tutto il proprio amore.

don Giovanni Unterberger

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