3° Domenica di Quaresima (forma ordinaria)

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3° Quaresima Ordinaria(Es 3,1-8a.13-15;   1Cor 10,1-6.10-12;   Lc 13,1-9)

Duomo di Belluno, sabato 27 febbraio 2016

Ero giovane seminarista; al mio paese viveva un uomo anziano, buono, mite di carattere; partecipava alla Messa tutte le domeniche ed era generoso e pronto ad aiutare là dove in paese vedeva qualche necessità. Lo ammiravo. Un giorno mi disse: “Sai, Giovanni, devo ancora convertirmi”. Mi sorpresero quelle sue parole; non mi sembrarono vere. “Se non è convertito lui –pensai – chi è convertito?”

In effetti non si può mai dire di essere convertiti del tutto. Anche dopo anni e anni di impegno cristiano e di sforzo di conversione, nell’uomo resta ancora qualcosa che può essere migliorato, che può essere reso di più secondo Dio; la perfezione resta sempre una meta davanti a noi. Il Vangelo di questa terza domenica di quaresima ci parla di conversione, ci invita a conversione.

Gesù prese lo spunto per invitare a conversione da due fatti di cronaca che la gente gli aveva riferito. Era accaduto che un gruppo di galilei, appartenenti al movimento degli Zeloti, nazionalisti avversi ai Romani, fossero venuti a Gerusalemme in occasione della Pasqua e si trovassero nel tempio ad offrire i sacrifici prescritti, e che Pilato avesse colto quell’occasione per ucciderli e sbarazzarsi di loro, mescolando il loro sangue con quello delle vittime che quei galilei stavano sacrificando. Ed era accaduto che una torre facente parte della cinta di mura di Gerusalemme nei pressi della piscina di Siloe, fosse crollata causando la morte di diciotto persone.

La gente aveva interpretato quei fatti come segno di una particolare colpevolezza da parte delle persone colpite. Vigeva allora l’idea che la malattia, un incidente, una disgrazia fossero sempre conseguenza e punizione di un peccato commesso, di una vita non buona. Gesù non si preoccupò quella volta di correggere tale modo di pensare, come invece avrebbe poi fatto in occasione della guarigione del cieco nato di cui ci racconta l’evangelista Giovanni (Gv 9,1-3), ma prese l’occasione per dire che siamo tutti peccatori, e non solo quegli uomini uccisi da Pilato o schiacciati dalla torre di Siloe. “Se non vi convertite – disse Gesù – perirete tutti allo stesso modo”. Abbiamo tutti bisogno di convertirci; il peccato è causa di rovina a tutti.

Dio è paziente e sa attendere la nostra conversione. “Egli è buono e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore”, dice un salmo (Sal 103,8); e la parabola del fico raccontata da Gesù ce lo conferma, ce lo assicura. “Dagli tempo, dà ancora tempo a questo fico – dice il vignaiolo al padrone del campo – io lo curerò, gli zapperò attorno, gli darò buon concime, chissà che dia frutto”. Dio ci dona tempo, ci dà modo e occasione di conversione. Dio è paziente, aspetta.

Ma la parabola del fico ci dice anche che il tempo di conversione non è infinito; finirà. Il vignaiolo conclude la sua richiesta di tempo per il fico con una parola severa: “Vedremo se porterà frutto – dice il vignaiolo al padrone del campo – se no lo taglierai”. Il libro del Siracide ammonisce: “Non dire:‘Ho peccato, e che cosa mi è successo?’ perché il Signore è paziente. Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato. Non dire:‘La sua misericordia è grande, mi perdonerà i molti peccati’, perché presso di lui ci sono misericordia e ira, il suo sdegno si riverserà sui peccatori. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno” (Sir 5,4-7). E il profeta Geremia dice: “Guai a te, Gerusalemme, perché non ti purifichi! Per quanto tempo ancora?” (Ger 13,27).

Il Signore Gesù, in questa domenica, ci mette davanti non solo la necessità di convertirci, ma anche l’urgenza della conversione. San Paolo nella lettera ai Romani scrive: “O uomo, ti prendi forse gioco della ricchezza della bontà di Dio, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?” (Rm 2,4). La pazienza di Dio non sia motivo di indolenza spirituale e di una conversione sempre procrastinata, ma la sua pazienza, gesto grande di misericordia e di amore verso di noi, ci sia stimolo e incentivo per una conversione pronta e decisa, segno del nostro amore per lui.

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