clicca QUI per scaricare l’omelia
Es 17,3-7; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42
Duomo di Belluno, sabato 18 marzo 2017
Incontro mirabile, quello di Gesù con la samaritana! Mirabile perché per nulla scontato. Non era conveniente, secondo la legge, che un rabbì, qual era Gesù, si intrattenesse in pubblico luogo a parlare con una donna. Gli apostoli infatti si meravigliarono di ciò. Non era solito e normale che un giudeo, qual era Gesù, si intrattenesse a parlare con una samaritana; i samaritani erano decaduti dalla retta fede giudaica, e samaritani e giudei si odiavano tra di loro: la samaritana lo fece notare espressamente. Non era edificante che Gesù si intrattenesse a colloquiare con una donna ‘poco di buono’ secondo l’opinione comune; quella donna aveva avuto cinque mariti e l’uomo con cui ora viveva non era suo legittimo marito, e Gesù lo sapeva; nella sua straordinaria conoscenza lo sapeva.
E tuttavia Gesù si fermò a parlare con quella donna. Cominciò lui a parlare; prese lui l’iniziativa. E’ sempre Dio a prendere l’iniziativa con l’uomo; è sempre lui a iniziare. L’uomo non esisteva, e Dio prese l’iniziativa: lo creò. L’uomo si ribellò a Dio e si allontanò da lui, e Dio riprese a parlargli, gli disse nel paradiso terrestre: “Adamo, dove sei?” (Gn 3,9). Israele fu infinite volte infedele all’alleanza con Dio, e Dio gli rinnovò e ripropose l’alleanza sempre di nuovo e sempre di continuo. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”, disse Gesù agli apostoli, smontando ogni loro moto di superbia e di presunzione nei confronti del loro seguire Gesù (Gv 15,16). E l’evangelista Giovanni, nella sua prima lettera, codifica tutto ciò dicendo: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che per primo ha amato noi” (1Gv 4,10).
Gesù prese, dunque, a parlare alla samaritana; le disse: “Dammi da bere”. Il colloquio si attestò intorno all’acqua; attorno all’acqua materiale, quella del pozzo di Giacobbe, e attorno ad un’acqua spirituale, quella che Gesù possedeva e poteva dare. L’acqua del pozzo di Giacobbe era necessaria per la vita di quaggiù, l’acqua di Gesù era necessaria per la vita eterna, era “acqua che zampilla per la vita eterna”.
“Dammi quest’acqua”, disse al fine la donna. Ella intuì che di quell’acqua aveva bisogno. Non le bastava l’acqua del pozzo, e nemmeno l’acqua dei suoi cinque mariti. Il suo cuore era più grande di cinque mariti, era più grande di tutto, di ogni realtà creata. Il cuore di quella donna, e il cuore di ogni uomo e donna al mondo, è più grande di tutto. “C’è un bisogno di infinito nell’uomo -dice Maurice Blondel- e tale bisogno fa sì che l’uomo trovi ogni cosa più corta del suo desiderio”. “Qualunque cosa che tu dica o faccia c’è un grido dentro: non è per questo, non è per questo”, scrive Clemente Rebora. Il cuore dell’uomo è fatto per l’immenso, è fatto per l’acqua di Cristo.
Questo brano di Vangelo vuole risuscitare in noi tutta l’ampiezza, l’altezza e la profondità del nostro cuore. Il nostro cuore non è piccolo; a voler farcelo credere piccolo è l’inganno del mondo, è una certa cultura, è la pubblicità, sono certe proposte di vita che vorrebbero farci dire: ‘il mio cuore è piccolo; lo posso riempire e soddisfare con le cose, con le ricchezze, con gli affetti, con gli onori’. No, il nostro cuore è più grande di tutto ciò.
“Signore, dammi la tua acqua, perché io non abbia più sete”, disse la samaritana a Gesù; e Gesù le diede l’acqua che “zampilla per la vita eterna”; le diede se stesso. “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo”, disse la donna; e Gesù a lei: “Sono io, che parlo con te”. Ecc l’acqua! ecco la vera acqua che disseta il cuore! è Gesù; è la sua persona; è la sua parola; è la sua presenza; è il suo amore. Gesù è l’acqua del cuore! “Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno”, egli ci dice; e noi gli diciamo: ‘Gesù, non cercheremo altre acque all’infuori di te; tu sei l’acqua. L’acqua sei tu!’.
don Giovanni Unterberger