2a Domenica di Quaresima (forma ordinaria)

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(Gn 12,1-4a;   2Tim 1,8b-10;   Mt 17,1-9)

Duomo di Belluno, sabato 11 marzo 2017

Il diavolo, di cui abbiamo parlato sabato scorso, ci vuole brutti. Ci insidia e ci tenta al fine di corrompere e rovinare la bella immagine in cui fummo creati. “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, disse Dio nel creare l’uomo (Gn 1,26). Dio creò l’uomo come il capolavoro della creazione: “Vide che era cosa molto buona” (Gn 1,31). Ma Satana, quell’immagine, riuscì a corromperla nei nostri progenitori, e ancor oggi tenta e si adopera per rovinarla ulteriormente in ogni uomo. Al contrario, Dio è all’opera per rifare nell’uomo la propria immagine, l’immagine primitiva in cui egli creò l’uomo, rendendolo somigliante a sé.

Oggi la Liturgia ci mette davanti la scena della Trasfigurazione di Gesù. Gesù si trasfigurò sul Monte Tabor alla presenza di tre dei suoi apostoli; si fece vedere nello splendore e nella bellezza piena della sua persona. L’umanità di Gesù era tutta attraversata dalla luce di Dio, dalla brillantezza di Dio, dalla luminosità e santità di Dio.

A quel modo di esistere siamo chiamati anche noi. Anche la nostra persona è chiamata ad essere trasfigurata e a vivere al modo dell’umanità trasfigurata di Gesù. “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”, disse quel giorno sul Tabor, e dice oggi a noi, la voce del Padre. Ascoltare Gesù, osservare i suoi comandamenti, imitare la sua vita, ci trasfigura.

Era trasfigurata in Dio la Venerabile Marta Robin, francese, nata nel 1918 e morta nel 1981, che, in seguito all’influenza spagnola, a 18 anni contrasse una malattia nervosa che la paralizzò totalmente per 45 anni, fino alla morte. Chi l’andava a trovare ne restava edificato per la fede e la pazienza con cui Marta offriva tutto a Gesù, in unione alla sua Passione.

Era trasfigurato in Dio il Venerabile Vittorio Trancanelli, nato a Spello nel 1944 e morto nel 1998, medico, detto ‘il santo della sala operatoria’, che, pur ammalato, insieme alla moglie accolse in casa come figli, accanto al loro proprio figlio, altri sette ragazzi, alcuni dei quali disabili. In lui e in sua moglie Rosalìa la gente vedeva due persone trasfigurate dalla carità di Gesù.

Mostrò di essere trasfigurata in Dio, anche senza saperlo, perché era musulmana, la donna che a Teheran nell’aprile del 2014 si avvicinò al luogo dell’esecuzione ove l’omicida di suo figlio stava per essere impiccato, e gli sfilò il cappio che già quell’uomo aveva al collo, perdonandolo. Fu capace di perdonare come Gesù perdonò.

Persone trasfigurate, persone in cui la presenza di Dio era forte e visibile! Il Signore ci vuole trasfigurare già in questa vita; desidera che la luce del Tabor arrivi ed entri nelle nostre famiglie, nei posti di lavoro, nei luoghi ove si concludono gli affari, ove si amministra la giustizia, ove si fanno le leggi, negli ospedali ove si soffre.

La luce del Tabor è affidata a noi cristiani. Alcune domeniche fa Gesù ci ha detto: “Voi siete il sale della terra; voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14). La nostra vocazione è essere luce di Cristo; è essere riflesso e riverbero di lui tra la gente. Ci lasceremo illuminare dal Signore; staremo a  contatto con lui che è la luce vera, e porteremo luce con la nostra fede, con la nostra speranza, con la nostra carità, col nostro vivere ‘cristiano’. Satana ci vuole deturpare e abbruttìre, Cristo ci vuole trasfigurare; e, attraverso noi, vuole trasfigurare il mondo attorno a noi. Attingiamo alla sua luce, alla luce del Tabor.

don Giovanni Unterberger

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