Ascensione di Gesù al cielo (forma ordinaria)

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(At 1,1-11;   Ef 1,17-23;   Mt 28,16-20)

Duomo di Belluno e chiesa di s.Stefano, 28 maggio 2017

“Essi (gli apostoli) stavano fissando il cielo mentre egli (Gesù) se ne andava”, ci ha detto la prima lettura. Poveri apostoli: un secondo lutto, una seconda separazione! Una prima separazione l’avevano patita il Venerdì santo, quando Gesù era stato messo in croce ed era stato loro tolto. Ora egli non veniva messo in croce, entrava nella gloria del cielo, ma comunque veniva loro tolto di nuovo, ed essi vivevano una specie di secondo Venerdì santo. Di nuovo soli, di nuovo senza Gesù. Ma in realtà non era così.

Prima di morire Gesù aveva detto agli apostoli: “Vi rivedrò di nuovo” (Gv16,22), e infatti dopo la risurrezione egli era loro apparso e si era fatto loro vedere. Ora due uomini in bianche vesti dicono agli apostoli: “Quel Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà di nuovo alla stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. E Gesù stesso dice: “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20); “non vi lascerò orfani” (Gv 14,18).  Gesù. ascendendo al cielo, non si è separato dagli uomini. Ascendendo al cielo Gesù è diventato un’àncora per noi. La lettera agli Ebrei ci descrive Gesù in cielo così, come un’àncora (Ebr 6,19-10).

A quell’àncora noi possiamo aggrapparci. Gesù in cielo è in continua preghiera per noi; “sempre vivo a intercedere a nostro favore”, dice la Bibbia (Ebr 7,25); sempre in atto di presentare al Padre il suo sacrificio della croce a nostra salvezza. Gesù ci è vicino, ci è presente. Ci soccorre. Noi siamo nel mare della vita, e alle volte veniamo raggiunti da onde violente, da tempeste che ci fanno tremare il cuore e ci fanno temere, ma noi possiamo tenerci stretti a quell’àncora; essa ci salva e ci fa raggiungere il porto.

Ascensione di Gesù, e ascensione anche nostra. Noi possiamo, con Gesù, vivere questa vita già in qualche modo da ‘ascesi al cielo’; possiamo vivere la ‘terra’ con dentro il ‘cielo’. Nella bella preghiera della Chiesa, le litanie dei Santi, la Chiesa ci fa chiedere cose importanti, cose che forse noi normalmente non chiediamo. Ci fa chiedere, ad esempio: “Signore, portaci a vera conversione; Signore, preserva noi e i nostri cari dalla dannazione eterna; Signore, conservaci nel tuo santo servizio”. E ci fa dire: “Innalza le nostre menti a pensieri di cielo”, che è come dire: “Facci vivere le cose di quaggiù, la quotidianità della vita, da ‘ascesi al cielo’; con, dentro le cose, il cielo”.

Si vivono le cose di quaggiù con dentro il ‘cielo’ quando le si vive alla presenza del Signore; in compagnia degli angeli; nella consapevolezza che ogni azione compiuta secondo la volontà di Dio ha valore eterno; che ogni sofferenza accolta e offerta ci introduce più profondamente nel mistero della redenzione. Si vivono le cose di quaggiù con dentro il ‘cielo’ quando si vede nel volto del fratello il volto del Signore; quando si porta pace e fraternità; quando si è spalla e cuore per chi è nel dolore; quando si fa la volontà di Dio. Nelle cose di quaggiù ci può essere il ‘cielo’. E se noi, con la grazia del Signore, nelle cose di quaggiù mettiamo ‘cielo’, incontriamo allora il Signore, perché il Signore è là dove c’è ‘cielo’.

“Io sarò con voi tutti i giorni”, ha detto Gesù: lo sperimenteremo; sperimenteremo che ciò è vero. “Non vi lascerò orfani”, egli ha detto: avvertiremo la sua presenza, sentiremo la sua mano che tiene la nostra mano. Sperimenteremo il Signore asceso al cielo presente a noi; e noi saremo ‘ascesi al cielo’con lui.

don Giovanni Unterberger

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