13a domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

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(2Re,4,8-11. 14-16a;   Rm 6,3-4. 8-11;   Mt 10.37-43)

 

Duomo di Belluno, sabato 1 luglio 2017

Lascia sorpresi e stupiti la profondità teologica con cui san Paolo scriveva alle prime comunità cristiane. Quei cristiani erano diventati cristiani da poco tempo, avevano avuto l’apostolo in mezzo a loro solo a tratti; da alcune comunità, come la comunità di Tessalonica e di Filippi, san Paolo era dovuto fuggire perché perseguitato, e non aveva avuto modo di approfondire il messaggio cristiano, di istruire quelle comunità come avrebbe desiderato, facendo loro conoscere il mistero di Dio in pienezza. Eppure a quei cristiani egli osa scrivere cose altissime, e per di più col suo stile spesso difficile e quasi ermetico, come vediamo nel brano della seconda Lettura che ci è stata proclamata.

Paolo scrive ai cristiani di Roma, cristiani che, oltretutto, egli non conosceva, perché a Roma non era ancora mai arrivato, e ad essi presenta una delle verità più grandi della nostra fede, una verità che ci cambia l’esistenza.

  “Voi siete stati battezzati in Cristo”, dice Paolo. Battezzare, in greco ‘baptìzein’, significa ‘immergere’. “Col battesimo voi siete stati immersi in Cristo, siete stati innestati in lui”. Ma in quale Cristo siamo stati immersi, innestati? Paolo dice: “Nel Cristo morto e risorto. Siete stati innestati nella sua morte e nella sua risurrezione. Voi ormai non esistete più radicati ed esistenti solo in voi stessi, ma siete dentro il destino di morte e di risurrezione di Cristo.

Cosa significa ciò? Gesù, morendo in croce, ha vinto il peccato, l’ha distrutto; il suo ‘sì’ a Dio ha cancellato ogni ‘no’ ed ogni disobbedienza dell’uomo a Dio. Essere dentro, innestati, nella morte di Gesù significa partecipare di quella vittoria sul peccato, essere liberati, in forza di quella morte e in forza di quel ‘sì’, da ogni colpa. Gesù poi è risorto. Risorgendo egli ha iniziato a vivere la vita eterna, la vita di piena comunione con Dio. E noi, innestati nella risurrezione di Gesù, viviamo già fin d’ora la vita dei risorti, la vita che Gesù vive in cielo.

Questo è il senso delle parole di Paolo: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui. Egli morì per il peccato e ora vive per Dio.  Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”. ‘Morti al peccato’, nel senso che siamo liberi da esso; e ‘viventi per Dio’, nel senso che abbiamo la vita di Dio in noi. E questo ‘in Cristo Gesù’, dice Paolo; grazie cioè all’innesto in lui operato dal battesimo. Davvero il battesimo è un Sacramento grande e importante, è un Sacramento che ci cambia l’esistenza!

La nuova situazione dell’uomo battezzato chiede di essere custodita e conservata. Il peccato è sempre in agguato, tenta di continuo di staccarci da Cristo; il battesimo va continuamente tenuto vivo e continuamente rinnovato nel cuore. L’innesto in Cristo, qualora si fosse perduto, viene rifatto dal Sacramento della Confessione e viene rafforzato dal Sacramento dell’Eucaristia. I Sacramenti si danno una mano, si aiutano tra di loro per farci partecipi della vita divina, partecipi della salvezza.

Li vivremo bene; ad essi ci accosteremo con fede e con frequenza, con animo sommamente grato al Signore che ce li ha donati.

don Giovanni Unterberger

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