clicca QUI per scaricare l’omelia
(Ef 5,15-21; Gv 4, 46-53)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 22 ottobre 20167
Il funzionario del re che da Cafarnao salì a Cana di Galilea, ove si trovava Gesù, per chiedergli la guarigione del figlio, non poteva impiegare in modo migliore quella giornata. Fu una giornata di cammino; ore e ore di cammino, un tempo lungo di cammino; ma fu il modo migliore di impiegare quel tempo. Andò da Gesù a chiedere la guarigione del figlio e l’ottenne. Tempo benissimo speso!
San Paolo nell’epistola ci ha detto: “Fratelli, vigilate attentamente sulla vostra condotta (esaminate bene come state vivendo), comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi (siate saggi!), approfittando del tempo presente (facendo buon uso del tempo che avete nelle mani)”. E’ un invito a impiegare il tempo in modo utile e buono. In particolare le ultime parole dell’apostolo sono significative: “approfittando del tempo presente”.
Il testo greco dice: “exagorazòmenoi tòn kairòn” (ἐξαγοραξόμενοι τὸν καιρόν). E’ un’espressione molto pregnante quella che usa qui l’apostolo Paolo. Il verbo ‘exagoràzo’ significa letteralmente andare nell’ ‘agorà’, nella pubblica piazza, là dove si comperano e vendono le cose al mercato, e ‘comperare’, comperare qualcosa. Nel nostro caso comperare che cosa? Comperare ‘tòn kairòn’, dice l’apostolo. Il ‘kairòs’ è il tempo favorevole, il tempo che contiene un qualcosa di utile, un’occasione; è il tempo che permette un guadagno. Ecco: è questo ‘tempo favorevole’ che l’apostolo invita a saper acquistare.
Il tempo della vita, le giornate, sono il ‘kairòs’, contengono in sé un’opportunità, l’opportunità di guadagnarci cose importanti, il paradiso, un’eternità felice, senso e compimento al nostro essere e al nostro vivere. Ma il ‘tempo-kairòs’ è lì, è lì sul mercato delle nostre mani: attende e ha bisogno che noi lo ‘compriamo’, cioè che noi lo facciamo nostro, lo investiamo, lo riscattiamo dal grigiore in cui potrebbe rimanere. Il tempo favorevole potrebbe anche andare sciupato, andare sprecato, e non venire utilizzato al meglio; ha bisogno di essere preso in mano.
Lo si prende in mano riempiendolo di opere buone, desiderando di continuo di fare la volontà di Dio, punteggiandolo di frequenti pensieri rivolti al Signore. Il tempo ha bisogno di non essere lasciato trascorre in anonimato, senza volto, senza forma, senza significato. E’ proprio questo modo scadente di viverlo che ci lascia alle volte in cuore un senso di vuoto e d’insoddisfazione, la sensazione di non avere combinato nulla e di aver ‘perso tempo’, benché magari ci siamo affannati in tante cose.
‘Compriamo’ il tempo; viviamolo con il massimo della consapevolezza, per tesorizzarlo nella misura più alta. Il tempo non è infinito, vale la pena essere ‘vivi’, presenti nel tempo che abbiamo e che ci viene dato. “Non comportatevi da stolti, ma da uomini saggi”, ci esorta san Paolo. Facciamo come ha fatto il funzionario del re di cui ci ha detto il Vangelo, che mise a frutto al meglio il ‘kairòs’, l’opportunità del tempo di quel giorno.
don Giovanni Unterberger