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(Ez 34,11-12. 15-17; 1Cor 15,20-26. 28; Mt 25,31-46)
Duomo di Belluno, sabato 25 novembre 2017
Sei giorni prima della Pasqua di morte e risurrezione del Signore, a Betania si tenne una cena, a cui era invitato anche Gesù (cfr Gv 12,1-8). Nel corso di essa, Maria di Betania unse i piedi di Gesù con un unguento costosissimo, del valore di trecento denari. Giuda ebbe a criticare quel gesto: “meglio sarebbe stato devolvere quella somma ai poveri”, disse. Gesù prese le difese di Maria, e osservò: “Maria ha fatto una cosa buona verso di me, che sono prossimo a morire; i poveri li avrete sempre con voi”. Realtà vera; verità di sempre! I poveri li avremo sempre tra noi.
La società ebraica prima di Cristo era fortemente segnata dalla povertà: le vedove, gli orfani, i forestieri, i pellegrini erano fasce sociali deboli, facilmente oggetto di soprusi e di ingiustizie. Si dava anche il caso di debitori insolventi che venivano privati di ogni loro bene e fatti schiavi dai creditori. E’ commovente l’invito del libro de Levitico: “Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero” (Lv 19,9-10)
Anche al tempo di Gesù i poveri non mancavano; nel brano di Vangelo che abbiamo ascoltato egli ce ne ha offerto un elenco preciso: affamati, assetati, nudi, forestieri, malati, carcerati. E oggi? Anche oggi il mondo è profondamente segnato dalla povertà. Da vecchie povertà, e da nuove povertà.
La Bibbia è molto attenta a questa realtà. “Non essere insensibile -ella dice- allo sguardo dei bisognosi” (Sir 4,1); “Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere il farlo. Non dire al tuo prossimo: ‘Va’, ripassa, te lo darò domani, se tu hai ciò che ti chiede” (Pr 3,27-28); “Non evitare coloro che piangono, e con gli afflitti mostrati afflitto. Non indugiare a visitare un malato” (Sir 7,35).
La Bibbia ci offre delle motivazioni precise e alte per essere generosi nell’andare incontro ai poveri e ai bisognosi: “Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione” (Pr 19,17); “Dei tuoi beni fa elemosina. Non distogliere lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio” (Tb 4,7). E ancora: “L’elemosina purifica da ogni peccato” (Tb 12,9); “Sconta i tuoi peccati con l’elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti” (Dn 4,24); “E’ meglio praticare l’elemosina che mettere a parte oro” (Tb 12,8).
La Bibbia è anche molto saggia, non chiede e non spinge ad una carità che sia al di sopra delle proprie forze e possibilità; dice: “La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco” (Tb 4,8). Anche san Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi, nel mentre che invita i corinzi a prendere parte con generosità alla colletta in favore della comunità povera di Gerusalemme, aggiunge: “Ciascuno dia secondo quello che possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza” (2Cor 8,12-13).
Oggi è la festa di Cristo Re. Il Vangelo ci ha presentato Gesù in trono, che nel suo potere regale giudica il mondo. Tutta l’umanità, e ogni singolo uomo, verrà a trovarsi davanti a quel trono; trono d’amore. Su quel trono siede l’Amore, siede Colui che ha tanto amato il mondo fino a dare la vita per il mondo, e che chiede che si stabilisca nel mondo il suo regno, regno d’amore, di fratellanza, di solidarietà, di bontà, di benevolenza, di aiuto, di comunione. Saremo giudicati sull’amore. Chiediamo un supplemento, quindi, di amore, in questa Eucaristia, nel mentre che faremo Comunione con Gesù.
don Giovanni Unterberger