clicca QUI per scaricare l’omelia
(Gc 1,22-27; Gv 16,23-30)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 6 maggio 2018
Se si incontra una persona in cammino, una persona che fa viaggio, e si entra in conversazione con lei, le prime domande che viene spontaneo farle sono: “Lei, signore, signora, da dove viene? di dov’è?”; e l’altra domanda: “Lei, signore, signora, dove è diretta? dove va?”. Un cammino, un viaggio, è contenuto dentro un punto di partenza e un punto d’arrivo; e, non solo è ‘contenuto’ dentro un punto di partenza e un punto d’arrivo, ma è anche ‘connotato’ e ‘caratterizzato’ dal suo punto di partenza e dal suo punto d’arrivo. Anzi, addirittura ad essere connotato dal punto di partenza e dal punto d’arrivo di un viaggio è lo stesso viaggiatore. E’ diverso se la persona è partita da vicino o da molto lontano, e se la sua meta è andare in vacanza o andare ad aiutare, ad esempio, gente vittima di un terremoto.
Gesù nel Vangelo, ci ha parlato del suo viaggio; ci ha detto da dove è partito e dove era diretto, dove sarebbe arrivato: “Sono uscito da Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e torno al Padre”. Il ‘Padre’, il suo punto di partenza e il suo punto d’arrivo; il ‘mondo’, il luogo del viaggio, del percorso.
Gesù, lungo il percorso, non ha mai dimenticato da dove proveniva e verso dove andava. Disse: “Da Dio sono uscito; non sono venuto da me stesso, ma il Padre mi ha mandato” (Gv 8,42); “Ora vado al Padre” (Gv 16,9). Lungo il percorso egli ha avuto sempre e costantemente presente il Padre: “Io dico al mondo le cose che ho udito dal Padre” (Gv 8,26); “In verità, in verità vi dico: il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa” (Gv 5,19); “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 4,34). Gesù aveva il Padre sempre davanti a sé; era, e viveva, continuamente e costantemente ‘relativo’ al Padre.
E’ l’indicazione per noi, la nostra ‘bussola’. Da dove veniamo noi? da Dio. Dove siamo diretti noi? a Dio. Dio il punto di partenza; Dio il punto d’arrivo della nostra vita, del nostro esistere, del nostro percorso. Dicevamo che il punto di partenza e d’arrivo, e il percorso, connotano e caratterizzano lo stesso viaggiatore: noi siamo ‘da Dio’ e siamo ‘verso Dio’, costitutivamente. Non possiamo dimenticare, lungo il percorso, lungo la vita, questa nostra realtà, che ci compenetra fin nel più profondo di noi, fino nelle ultime fibre del nostro essere; ogni nostra cellula, anche del corpo, ‘sa’ di Dio, della sua origine e della sua destinazione.
Vivere, allora, ‘relativi’ a Dio è la ‘verità’ di noi; è ciò che corrisponde a quello che siamo; è dare ragione compiuta al nostro essere e al nostro vivere. Vivere per Dio, vivere con Dio, vivere secondo Dio, vivere con Dio all’orizzonte delle giornate, di tutto ciò che facciamo, fa sì che noi viviamo bene, che noi viviamo come Dio vuole e desidera; fa sì che noi viviamo di fede e d’amore, come è vissuto Gesù, che è vissuto per la gloria del Padre e per il bene degli uomini. Di lui la gente diceva: “Ha fatto bene ogni cosa” (Mc 7,37); e l’apostolo Pietro disse di Gesù: “E’ passato tra noi beneficando e risanando tutti” (At 10,38). Chi vive con Dio vive bene, vive dando a Dio l’onore e l’ossequio a lui dovuto, e vive amando il prossimo, andando incontro al fratello, alla sorella. E’ questo anche l’unico modo, in fondo, per essere felici, perché da Dio veniamo e a Dio andiamo.
don Giovanni Unterberger